Opinioni & Commenti

Per la  Francigena servirebbe una legge

di Marco Lapi

Presentato in pompa magna nei giorni scorsi a Roma alla presenza del ministro Michela Vittoria Brambilla, il Masterplan della via Francigena in Toscana – in attesa di poterlo esaminare meglio, quando finalmente ci sarà messo a disposizione – appare al momento solo un’opportunità tra le tante per la valorizzazione dell’antica strada di pellegrinaggio più che come la chiave di volta per il suo definitivo decollo.

E l’impressione ci è stata confermata dall’illustrazione che mercoledì 2 dicembre ne ha fatto Daniela Menchelli, del Settore politiche di sviluppo e di promozione del turismo della Regione, nel corso del convegno «La Via Francigena tra arti, culture e futuro» svoltosi presso la sede del Consiglio regionale nell’ambito della Festa della Toscana.

Al termine del video sui 400 chilometri di Toscana interessati dal percorso, si resta infatti con l’idea – pur di fronte alle rassicurazioni sulla priorità dell’aspetto spirituale dell’itinerario – che il percorso automobilistico finisca per avere il sopravvento su quello pedonale, ufficialmente definito su iniziativa ministeriale ma ancora piuttosto inadeguato soprattutto per la presenza di troppi tratti su strade asfaltate (talune anche a traffico sostenuto) e per la carenza di luoghi di «accoglienza povera» veramente adeguati al contesto.

Né si può pensare che gli interventi a macchia di leopardo previsti dal piano nell’arco dei prossimi 18 mesi (per un investimento totale di quattro milioni da parte della Regione, cui andranno aggiunti i fondi stanziati dai comuni) possano bastare a colmare il gap che separa questa nostra via di pellegrinaggio dal conosciutissimo Camino di Santiago.

Al di là delle enunciazioni di principio, dunque, la preoccupazione di promuovere turisticamente l’itinerario medievale rivolgendosi a un pubblico vasto rispetto alla «nicchia» dei pellegrini può finire per lasciare in secondo piano il percorso loro dedicato, soprattutto se il Masterplan, in questo tempo di fine legislatura, verrà visto come un punto di arrivo più che come un testimone da lasciare alla nuova amministrazione, assieme al compito di reperire altre risorse per la messa a punto definitiva della via e la sistemazione di «posti tappa» veramente legati al suo spirito (come le canoniche delle pievi o di altre chiese antiche) rispetto a anonimi ostelli o asili riciclati allo scopo.

Ma lo strumento in questo senso probabilmente più adeguato, e inspiegabilmente non concretizzato dalla Toscana nella sua qualità di Regione capofila del progetto nazionale, sarebbe una legge regionale sull’esempio di quella del Lazio, capace anche di evitare che le miriadi di soggetti e iniziative in materia finiscano più per disperdere risorse che per concentrarle verso un comune obiettivo.

Il prossimo convegno in programma a Chianciano Terme da giovedì 10 a sabato 12 – organizzato assieme all’Opera Romana Pellegrinaggi – potrà forse far registrare qualche passo avanti nella giusta direzione, affinché il «prodotto Francigena» – termine putroppo adottato per definire il progetto, ma che farà rabbrividire gli aspiranti pellegrini – non finisca per privilegiare ancora una volta l’automobile e magari per valorizzare anzitutto, com’è di moda, l’enogastronomia locale, ovviamente «povera». Il che equivarrebbe a barattare la cultura con un piatto di fagioli, dato che le lenticchie dalle nostre parti non sono troppo in voga.