Vita Chiesa

Piovanelli, novant’anni di amore per Dio

La Sala del trono in Arcivescovado a Firenze è gremita, quando un emozionato monsignor Silvano Piovanelli, vescovo di Tubune in Mauritania, comunica che Papa Giovanni Paolo II lo ha spostato alla Chiesa di Firenze. Sono le dodici e quindici minuti di martedì 22 marzo 1983: inizia l’episcopato di Piovanelli a Firenze. La notizia, attesa e sperata, si diffonde immediatamente in tutta la diocesi. La Chiesa fiorentina ha il suo nuovo Arcivescovo che succede al cardinale Giovanni Benelli, giunto a Firenze da Roma, pochi anni prima e prematuramente scomparso il 26 ottobre del 1982. Piovanelli è un prete della Chiesa fiorentina, tutti lo conoscono e lui conosce tutte le comunità, le parrocchie, i suoi preti e i laici che la compongono.

Piovanelli è nato a Ronta, nel Mugello, il 21 febbraio 1924, e quindi compie novant’anni. Fisico asciutto e allenato, battuta pronta, sempre attento nell’ascoltare chi ha davanti, grande lettore e, dopo le sue dimissioni da arcivescovo di Firenze, anche grande conoscitore e utilizzatore di ogni strumento informatico. Ma questo lo vedremo dopo.

Piovanelli nasce a Ronta e frequenta il Seminario a Firenze, fra i suoi compagni di classe anche Lorenzo Milani. Viene ordinato prete nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore il 13 luglio 1947, dal cardinale Elia Dalla Costa, dal quale impara l’amore per la Bibbia, il rigore nello studio e nella preparazione di ogni discorso e omelia. Dopo l’ordinazione viene mandato nella Pieve di Rifredi come cooperatore di mons. Giulio Facibeni. Un’altra figura che lo aiuterà nella formazione, nell’attenzione quotidiana ai problemi e ai bisogni di ogni persona che incontra. Un anno dopo lo troviamo come vice rettore del Seminario minore di Firenze, accanto a mons. Enrico Bartoletti, prete e poi vescovo che guiderà la nascita della Conferenza Episcopale Italiana. Poi parroco a Castelfiorentino, paese lontano da Firenze (quasi ai confini della Diocesi), fino a quando Benelli, giunto da poco a Firenze lo incontra, lo chiama, lo vuole accanto a sé nella guida della Diocesi. «Io desidero che tu diventi mio collaboratore», gli dice. «Me lo propone, oppure me lo dice come vescovo? Perché allora non ho bisogno neanche di uscire da questa stanza, dico di sì e basta». In queste poche parole, ricordate da Piovanelli molti anni dopo, c’è il suo essere prete, c’è il suo essere pronto a dire «sì» a Dio che ti chiama, a partire.

Benelli ha in mente la «visita pastorale» e l’aiuto di Piovanelli è fondamentale. Ogni venerdì mattina, nella chiesa di San Salvatore, Benelli celebra le lodi e la Messa. Ci sono alcuni giovani, c’è Pino Arpioni. È Piovanelli che prepara la liturgia, aiutando quel gruppo di giovani nella celebrazione. Finita la Messa tutti salgono le scale, perché nella sala del trono, al primo piano, Benelli vuole fare colazione con tutti.

Dio chiama a sé Benelli in una mattina di ottobre del 1982. Nessuno pensava, visto come guidava la Diocesi senza risparmiarsi, che Benelli fosse ammalato. Toccherà a Piovanelli, dal giugno di quell’anno diventato Vescovo ausiliare, celebrare l’ultima Messa nella piccola camera da letto di Benelli in Arcivescovado, dove il cardinale fu riportato la mattina presto di quel 26 ottobre. Benelli morirà durante la celebrazione. Piovanelli, come vicario generale guida la Diocesi fiorentina, da ottobre 1982 al marzo 1983, in attesa che il Papa nomini il successore.

Durante il suo lungo episcopato, dal 22 marzo 1983 al 21 marzo 2001, ha proseguito e concluso la «visita pastorale», ha realizzato il Sinodo diocesano, 34° della storia della Chiesa fiorentina, il primo dopo il Concilio, ha scritto dieci lettere pastorali, è stato presidente della Conferenza Episcopale Toscana e vice presidente della CEI, è stato punto di riferimento per la Chiesa italiana e non solo. Ha valorizzato i giovani, sia i preti che i laici, è intervenuto sempre in difesa dei poveri, per la pace, per il lavoro, ha sviluppato la Caritas, ha stimolato la politica a mettersi a fianco dei bisogni reali delle persone, ha aiutato Toscana Oggi nella sua crescita, ha voluto una radio regionale, Radio Toscana, ha seguito tutte le vicende dei ventisette comuni della Diocesi con amore e attenzione paterna.

Certamente il Sinodo diocesano, aperto il 21 maggio 1988 e chiuso l’11 ottobre 1992, fu per Piovanelli un grande impegno, a conclusione della visita pastorale. Le tre fasi, vedere, giudicare e agire, coinvolsero tutte le componenti della Chiesa fiorentina e della società civile. La commissione centrale, nella quale chiamò preti, religiosi e laici, fu il vero «motore» dell’intero percorso. Vennero anche realizzate indagini sociologiche e statistiche (alcune mai realizzate prima in una diocesi, come l’identikit del praticante fatto con tutti coloro che partecipavano alle Messe domenicali). Scelse, per guidare il Sinodo, un prete salesiano, don Vincenzo Savio. Scelta felice, perché venendo da fuori (aveva guidato anche il Sinodo di Livorno, del vescovo Ablondi) venne accolto da tutti.

Le sue lettere pastorali e il loro stile sono state indispensabili per una intera generazione. Piovanelli chiedeva che si rispondesse alle sue indicazioni, in modo da camminare tutti insieme. Anche oggi, a distanza, si scoprono i temi cari a Papa Francesco.

E oggi Piovanelli risiede (poco, visto che tutti lo chiamano a predicare in giro per l’Italia) a Cercina. Antica Pieve, ai confini fra la città e il suo Mugello. I suoi ritmi non sono cambiati, corre come ha sempre fatto. L’unica variante riguarda il metodo di lavoro. Fino a quando non è andato in pensione, utilizzava per le omelie e i discorsi, fogli scritti a mano in bella calligrafia, con poche e rare correzioni. Oggi utilizza solo il computer, in tutte le sue declinazioni più moderne. Dal 13 luglio 2012 è su Facebook, scrive mail e quando deve parlare si porta dietro proiettore e pc. Strumenti che lo aiutano nella predicazione della Parola di Dio, il suo grande amore (l’ultimo suo libro lo testimonia). Perché il suo amore per la Bibbia, per la Parola di Dio, è veramente la costante della sua vita. Alla quale si può aggiungere l’amore per i suoi preti, e proprio con uno di essi trascorrerà il suo 90° compleanno, mons. Gualtiero Bassetti che il 22 febbraio riceverà la berretta cardinalizia.

Già, perché siamo sinceri, al cardinale Piovanelli non piace festeggiare il suo compleanno. Quando era vescovo, una volta improvvisammo una festa al termine di una riunione sinodale a Santo Stefano al Ponte. Non gli piaceva e non gli piace stare alla scrivania a ricevere le telefonate di auguri, così come siamo sicuri che poco gli piaceranno queste righe. O forse sì. Perché hanno parlato della sua Chiesa, dei suoi preti e dei suoi laici.

Auguri don Silvano.

Dottorato «ad honorem». Nato a Ronta, in Mugello, nel 1924, è stato ordinato prete nel 1947 dal cardinale Dalla Costa, insieme  a don Milani. Vicerettore del seminario a fianco di Bartoletti, poi vescovo ausiliare di Benelli, dal 1982 al 2001 è stato arcivescovo di Firenze. Oggi gira per l’Italia a tenere incontri di spiritualità ovunque lo chiamano.

La Facoltà teologica dell’Italia centrale ha deciso di conferire al cardinale Silvano Piovanelli il Dottorato «ad honorem»: un modo per esprimere la sua gratitudine e per sottolineare l’instancabile attività dell’arcivescovo emerito di Firenze nella promozione dello studio e della lettura della Bibbia. La cerimonia si svolgerà venerdì 28 febbraio alle 16 nell’aula magna del Seminario di Firenze (Lungarno Soderini 19). Per informazioni: www.teofir.it