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Pistoia. Restaurato il Palazzo vescovile

Conclusi i lavori di recupero dell'originaria integrità dei prospetti del Palazzo Vescovile di Pistoia, uno dei pochi edifici tardo settecenteschi della città.

L’intervento è stato realizzato al 70% da fondi CEI mentre il rimanente 30% è stato co-finanziato dalla Fondazione Caript grazie ai contributi assegnati al progetto all’interno dell’edizione 2020 del bando Restauro patrimonio artistico. 

I lavori sono stati presentati questo pomeriggio dal Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, dal Presidente della Fondazione Caript, Lorenzo Zogheri, e dal direttore dei lavori, arch. Alessandro Suppressa.

“Un restauro importante – afferma il Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli – che fa seguito a quello precedente su via Puccini. Con questa opera si dà valore ad un palazzo originale, costruito interamente alla fine del ‘700, con caratteristiche molto particolari. L’intervento è stato possibile grazie all’importante contributo dell’8×1000 della Chiesa Cattolica, oltre ovviamente all’attenzione della Fondazione Caript, sempre molto attenta nel sostegno al recupero di questi monumenti così significativi”.
“Con questo bando – sottolinea il presidente di Fondazione Caript Lorenzo Zogheri – abbiamo sostenuto il restauro di alcuni dei più importanti edifici del nostro territorio, come la Basilica della Madonna dell’Umiltà, la chiesa di San Salvatore, Villa Bellavista a Borgo a Buggiano, solo per citarne alcuni. Per importanza, i lavori nel Palazzo Vescovile rientrano in questo nutrito elenco di interventi per preservare immobili identitari della storia pistoiese. Naturalmente, dunque, siamo molto soddisfatti di avere reso possibile anche questo recupero e di vederne adesso gli esiti”.

“Grazie all’impegno di tutti – ha sottolineato il Direttore dei lavori, arch. Alessandro Suppressa – abbiamo recuperato l’aspetto originale del Palazzo, in particolare un grazie va alle maestranze artigiane in grado di andare ad intervenire all’interno di un cantiere lungo e complesso, per dimensioni e problematiche, durato circa 18 mesi”.

LAVORI. I lavori hanno interessato principalmente la facciata sud che si affaccia sul giardino con l’altana e la terrazza, oltre al prospetto est con le grandi vetrate centinate. La gran parte dell’apparato decorativo della facciata in pietra arenaria era infatti interessata da vistosi fenomeni di disgregazione, polverizzazione che avevano anche provocato la perdita di parti del modellato in particolare nelle cornici e specchiature delle finestre. Alcune porzioni del bugnato risultavano mancanti e a causa di distacchi di intonaco in ampie zone era esposta alle intemperie la muratura.

L’intento è stato quello di sottrarre al degrado le due facciate (sud e est) che rimanevano da restaurare dopo il recupero del fronte nord (via Puccini) e ovest realizzato nel 2017-2018.

I lavori hanno comportato interventi di preconsolidamento, di rimozione delle croste più tenaci, di pulitura della superficie lapidea, ma anche interventi di realizzazione di piccoli ponti in resina e microcuciture per il consolidamento e reintegro delle superfici lapidee degradate.

Esecuzione di stuccatura e imbibizione di materiale lapideo ed esecuzione di protezione e fissaggio delle stesse.

Per le porzioni di copertura, altana e terrazza, oggetto anch’essi del restauro, si sono compiute operazioni di ripassamento del manto di copertura, e il restauro degli elementi lapidei della gronda, del terrazzo e dell’altana oltre alla regimazione delle acque meteoriche.

STORIA DEL PALAZZO. Il Palazzo vescovile è uno dei pochi esempi di architettura tardo settecentesca della città di Pistoia, fu fatto edificare da Mons. Scipione de’ Ricci che nel 1784 si affidò per la progettazione all’architetto Stefano Ciardi.

Considerando il palazzo di piazza del Duomo molto scomodo e pressoché inabitabile, già da 1781 il vescovo Ricci interpellò l’arch. Bernardo Fallani, perché fornisse una relazione delle spese necessarie per riadattarlo e migliorarne gli spazi, ma l’ipotesi tramontò visti gli alti costi e l’incerta riuscita delle migliorie, dato “che il vecchio episcopio non era assolutamente riconducibile ad una comoda abitazione con gravissima spesa”. Si fa avanti quindi l’idea di avere un nuovo palazzo vescovile in un’altra area cittadina.

Appare ottimale il riutilizzo degli ambienti del soppresso Spedale di San Gregorio, autorizzato dal Granduca il 13 settembre 1784, data l’estrema “vicinanza di questa fabbrica al nuovo Seminario e all’Accademia Ecclesiastica”.

L’Arch. Ciardi, dopo essere stato incaricato di uno studio per la trasformazione dell’edificio esistente in episcopio, ha mandato di progettare un nuovo episcopio nell’area dell’orto di San Gregorio, lungo la via di Porta Lucchese.

Il progetto è approvato: “la pianta è ben spartita” e “ vi si trovano tutti i comodi con decenza ed economia” e nel 1787 si dà il via alla costruzione.

Ebbe così realizzazione un edificio compatto, di impianto rettangolare con gli ambienti disposti in maniera pressoché simmetrica rispetto all’ampio atrio d’ingresso dal piano nobile, caratterizzato dalla copertura a cupola con lacunari.