Toscana

Poste, chiusura Uffici in Toscana. Il Consiglio regionale approva mozione all’unanimità

Con questo atto il Consiglio invita il presidente Rossi «a proseguire ancora più incisivamente, attivandosi nelle opportune sedi istituzionali, nei confronti del Governo e di Poste Italiane S.p.A. e coinvolgendo anche i parlamentari toscani, nell’azione di contrasto del piano di razionalizzazione riproposto dall’azienda al fine di evitare che importanti aree marginali, montane e rurali, vengano private di un servizio pubblico essenziale e affinché si valuti ogni ipotesi di razionalizzazione degli uffici postali sul territorio regionale con il necessario coinvolgimento delle istituzioni interessate, con i cittadini e con gli utenti tutti».

«Un piano che Poste Italiana chiama di razionalizzazione, ma che di razionale ha soltanto i benefici economici per la società – ha commentato Leonardo Marras, che ha sottolineato anche la convergenza sulla mozione di tutti i gruppi – Gli uffici postali nei piccoli comuni e nelle frazioni sono presidi fondamentali, spazi a servizio dei cittadini che rendono una collettività viva. Chiuderli è indebolire una comunità, costringere chi ci vive ad allontanarsi per necessità essenziali. Oggi, viviamo la crisi dell’intero sistema dei servizi pubblici: costi di gestione alti e risorse sempre più scarse mettono in ginocchio una rete di presìdi indispensabili per il territorio e chi ne paga, principalmente, le conseguenze sono i cittadini. É urgente trovare delle soluzioni concrete e ha fatto bene il presidente Rossi, insieme ad Anci e Uncem Toscana, ad intensificare gli sforzi per cercare di far tornare sui suoi passi Poste Italiane, cosa che può avere più forza con l’approvazione di questa mozione».

«Spesso gli uffici postali, in questi comuni, costituiscono l’ultima e unica presenza dello Stato – ha detto il consigliere Marco Niccolai (Pd) nel presentare in Aula la mozione – Sono i cittadini anziani, in maggior parte ad essere colpiti da questi tagli e ciò significa penalizzare persone già particolarmente svantaggiate. Oltre al fatto che zone già periferiche rischiano di essere ancora di più marginali. Anche per questo è importante far retrocedere Poste Italiane dall’attuazione di questo piano».

Nel testo della mozione si ripercorrono le ultime tappe della vicenda, dall’allarme dei sindacati rispetto al piano di Poste Italiane, secondo il quale sarebbe imminente la chiusura di 59 uffici in Toscana ed al ridimensionamento di ulteriori 37.

«Rispetto al piano presentato nel mese di febbraio scorso sospeso in seguito alle forti preoccupazioni espresse dai cittadini, dalle organizzazioni sindacali e dalle istituzioni – si ricorda nella mozione –   vengono esclusi dalla preannunciata chiusura soltanto 6 uffici (Settignano; Contea; Pieve di Compito; Ponte Ginori; San Baronto; Monti) rimanendo inalterata la decisione di procedere alla cessazione del servizio in tutti gli altri casi. Pertanto, nel territorio toscano, gli uffici postali che secondo il piano di Poste Italiane S.p.A. dovrebbero chiudere sarebbero articolati nel modo seguente: 6 in provincia di Siena (Monticchiello, Pievescola, San Gusmè, Gracciano, Montisi e Serre di Rapolano); 10 in provincia di Grosseto (Pereta, Santa Caterina, Selva, Montorgiali, Ravi, Torniella, Borgo Carige, Buriano, Monticello dell’Amiata e Talamone); 6 in provincia di Firenze (Pomino, Marcialla, Romola, San Donato in Poggio, San Martino alla Palma e Castelnuovo d’Elsa); 4 in provincia di Arezzo (Campogialli, Pieve a Presciano, Meleto e Mercatale); 8 in provincia di Lucca (Mologno, Castelvecchio Pascoli, San Ginese, Lappato, Vorno, San Colombano, Valpromaro e Tereglio); 10 in provincia di Pisa (Corazzano, Ghizzano di Peccioli, Legoli, Luciana, Marti, Soiana, Treggiaia, Uliveto Terme, San Giovanni alla Vena e Castelmaggiore); 8 in provincia di Pistoia(Calamecca, Cireglio, Grazie, Pracchia, San Mommè, Villa Baggio, Montemagno di Quarrata e Tobbiana); 1 in provincia di Prato (Bacchereto); 6 in provincia di Massa Carrara (Montedivalli, Vinca, Caprigliola, Serricciolo, Filetto e Canevara)».