Italia

POVERTÀ: ACLI, UN PIANO TRIENNALE PER LA NUOVA SOCIAL CARD

“La più grande riforma mai realizzata per i poveri in Italia”, un mix di soldi e servizi da destinare a tutte le famiglie che vivono in condizione di povertà ‘assoluta’, che non dispongono cioè – secondo la definizione dell’Istat – dei ‘beni e servizi necessari a raggiungere un livello di vita minimamente accettabile’”. E’ il piano triennale presentato dalle Acli ieri a Roma con il convegno “La Povertà oltre la crisi” alla presenza del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Un progetto elaborato in collaborazione con un gruppo di ricercatori coordinati da Cristiano Gori dell’Università Cattolica di Milano. “Si parte dall’infrastruttura esistente della Carta acquisti – introdotta dal governo nel 2008 – correggendola e potenziandola fino da trasformarla nella Nuova social card – spiega una nota delle Acli diffusa oggi alla stampa -. Alla conclusione del triennio, l’utenza della nuova Carta sarà costituita da tutte le famiglie che vivono in povertà assoluta (il 5,1% del totale, circa tre milioni di persone), comprese le famiglie di immigrati stabilmente residenti. Aboliti i limiti di età che oggi consentono di accedere alla Social Card solo alle persone con più di 65 anni o meno di 3 anni. L’importo medio, prosegue la nota, “passerà da 40 a 129 euro mensili, ma sarà più elevato per le famiglie in condizioni di maggiore povertà”.“L’importo e la soglia di accesso – spiegano ancora le Acli – varieranno in base al costo della vita nel territorio di residenza. Al trasferimento monetario si accompagneranno i servizi alla persona, con la regia dei Comuni”. Per ogni famiglia “un operatore compirà una valutazione del caso e la indirizzerà – quando necessario – ai servizi utili (formazione, inserimento professionale, cura)”. Secondo le Acli “il Terzo settore avrà un ruolo centrale nella rete dei servizi così costruita. La nuova Social Card costituirà il primo livello essenziale sociale introdotto in Italia e sarà oggetto di un’intensa attività di monitoraggio e valutazione, che interagirà strettamente con la gestione del piano”. Per finanziarlo “servono 787 milioni di euro addizionali in ognuno dei tre anni: a regime si arriva a 2,36 miliardi annui. Gli stanziamenti saranno trovati recuperando risorse da altre voci del bilancio pubblico”. Le Acli sottolineano che “l’Italia è l’unico Paese dell’Europa a 15, con la Grecia, a non avere una misura generalizzata di contrasto alla povertà”; il Piano “costituirebbe la più incisiva riforma a favore delle famiglie in povertà della nostra storia, con un incremento di reddito del 18% e la possibilità di ricevere servizi alla persona”.Sir