Toscana

Povertà, aumentano famiglie a rischio per caro-affitti

La maggior parte dei cittadini in regione è costretta a rinunce sempre maggiori per arrivare a fine mese: 92 mila nuclei familiari lottano con l’emergenza abitativa, le spese sanitarie e la difficoltà di accesso ai sussidi

Dal lunedì al venerdì, il centro Caritas di Firenze in via Faentina non smette di ascoltare i bisogni dei più poveri. Molti sono in crisi abitativa e tanti altri cercano un lavoro (alcuni ancora disoccupati dall’emergenza Covid). Ma i più fragili sono i genitori che faticano ogni giorno a mettere il cibo sulle tavole dei propri figli: migranti, giovani italiani e anche parecchi anziani, che in attesa della pensione sono rimasti senza sovvenzioni. A beneficiare delle nuove misure di contrasto alla povertà – assegno di inclusione in testa – sarà infatti solo la metà della platea dei percettori dell’ormai dismesso reddito di cittadinanza. Per chi è rimasto senza sussidio, invece, si apre la tragica strada dell’esclusione sociale.
La povertà assoluta (l’impossibilità, cioè, di soddisfare uno o più bisogni fondamentali) è, a dire il vero, in leggero calo in Toscana: erano 92mila le famiglie indigenti nel 2022 contro le circa 100mila del 2021. Eppure, la maggior parte dei cittadini in Regione è costretta a rinunce sempre maggiori per arrivare a fine mese: il 37% ha abbandonato del tutto viaggi e gite, il 33% ha azzerato le spese per ristorazione e tempo libero, il 35% non acquista più mobili o articoli per la casa, il 31% ha ridotto le uscite per i libri scolastici e il 9% ha tagliato le spese per la salute. Più di un toscano su due, infine, dichiara di aver contratto nell’ultimo anno i consumi di luce e gas.

Il quadro è drammatico. A dipingerlo, è il settimo rapporto «Povertà e inclusione sociale in Toscana», redatto dall’Osservatorio sociale regionale in collaborazione con Anci, Caritas, Università e Istituto regionale di programmazione economica (Irpet). I numeri sono stati raccolti su un campione di 1.500 famiglie, messe in ginocchio – chi più chi meno – dall’aumento dell’inflazione. E, naturalmente, dallo stop al reddito di cittadinanza: «In ogni stato europeo – denuncia il report – chiunque versi in condizioni d’indigenza è titolato a ricevere con continuità nel tempo un contributo monetario che gli permetta uno standard di vita minimamente accettabile. Tranne che in Italia».

Critiche anche le Caritas toscane che parlano del nuovo assegno di inclusione come di una misura «troppo complicata cui accedere» e lanciano l’allarme del ritorno di molte famiglie ai centri di ascolto: «Alcune persone – spiega don Emanuele Morelli, delegato Caritas regionale – che avevamo consegnato a loro stesse, anche grazie al reddito, oggi si stanno ripresentando ai nostri sportelli. È una sconfitta, per loro, economica e psicologica». Per le 92mila famiglie toscane in povertà assoluta, però, l’accesso ai sussidi non è l’unico ostacolo verso l’emancipazione: la maggior parte lotta ancora con l’emergenza abitativa e fatica a godere dei servizi medici indispensabili. «Le spese sanitarie – continua don Morelli – sono le prime che tagliano. Le famiglie che incontriamo noi non ci pensano nemmeno a cultura, istruzione e sport». Con un forte impatto sulle opportunità economiche e sociali dei più piccoli: «Molti – denuncia il delegato – non vanno in gita scolastica senza la colletta di altre famiglie. Non invitano amici a casa, non vanno ai compleanni e non fanno sport. È un circolo vizioso».

Al centro di questa spirale fatta di povertà ed esclusione sociale, stanno uomini e donne, italiani e stranieri. Non tutti, però, colpiti allo stesso modo. «A subire le conseguenze maggiori – spiega la ricercatrice Irpet Letizia Ravagli, delegata alla distribuzione del reddito e al welfare – sono gli stranieri e le famiglie con figli. Se parliamo di povertà legate all’abitazione, alle condizioni di salute e non solo di condizioni monetarie, vediamo in crisi anche gli anziani». Il motivo alla base è prettamente economico: con uno sbalzo inflattivo di oltre 6 punti dal 2021 al 2022, sono stati soprattutto i toscani con un reddito basso a essere morsi dalla crisi economica. La dimostrazione viene dal carrello della spesa: nel 2023 i beni alimentari sono aumentati del 9,5%, contro il 6,7% dei prodotti ad alta frequenza di acquisto. In altre parole, i rincari più gravi li hanno subiti le merci di prima necessità. Con buona pace delle famiglie meno abbienti. «L’inflazione – ragiona Ravagli – pesa di più sul bilancio di una famiglia povera. Molto, nel leggero calo della povertà assoluta, dipende dalla ripresa occupazionale e dalle politiche di contrasto al rincaro dei prezzi. Ma in futuro tutto dipenderà dall’inflazione».

Povertà, però, non è solo sinonimo di reddito o accesso ai beni essenziali, ma anche di disoccupazione ed emergenza abitativa. Quattro elementi – definiti dalla ricerca le «dimensioni del benessere» – che camminano spesso a braccetto. Tanto che in Toscana – denuncia il report – oltre una famiglia su dieci vive simultaneamente condizioni svantaggiate in ciascuno di questi campi, soffrendo quello che viene definito «svantaggio cumulato». O, in altre parole, la grave mancanza di risorse e di reti familiari in grado di garantire un tetto o una retta scolastica per i più piccoli. «Quando si parla di deprivazione cumulata – spiega Ravagli – si parla di difficoltà a trovare una casa, a comprare un libro al proprio figlio, a pagare un dottore. Non solo di soldi». Così, il 14,3% delle famiglie non rischia solo la povertà, ma anche l’esclusione sociale. Con pericoli maggiori per le categorie più deboli: secondo lo studio, la percentuale di immigrati a rischio deprivazione è più che doppia rispetto ai nati in Italia. E, pur con percentuali minori, anche le donne sono più vulnerabili – e prede della povertà – degli uomini.