Prato
Prato, mille persone in centro storico per la messa e la processione del Corpus Domini
Il vescovo Giovanni Nerbini: «Non laviamoci le mani di fronte ai drammi del mondo, diamo noi stessi da mangiare»

Un migliaio di persone ha partecipato alla solenne processione del Corpus Domini per le strade del centro di Prato. La tradizionale festa, che ricorda la presenza di Cristo nell’Eucarestia, è iniziata con una messa presieduta dal vescovo Giovanni Nerbini e concelebrata dal clero diocesano in piazza Duomo. Presenti le varie realtà della comunità ecclesiale pratese: dall’Azione Cattolica all’Unitalsi, dagli scout Agesci ai terziari carmelitani e francescani, dai Cavalieri del Santo Sepolcro ai confratelli e alle consorelle della Misericordia, che hanno preso parte all’evento indossando la tradizionale veste nera. Hanno partecipato le autorità cittadine: il Comune di Prato con la sindaca Ilaria Bugetti e il vice sindaco Simone Faggi, accompagnati dal gonfalone e dai valletti comunali, il presidente della Provincia Simone Calamai, il prefetto Michela La Iacona, il vice sindaco di Vaiano Davide Puccianti, il consigliere regionale Marco Martini e i rappresentanti delle forze dell’ordine. Ha animato la celebrazione il coro interparrocchiale della diocesi.
La processione, con il Santissimo Sacramento recato dal vescovo Nerbini sotto al baldacchino, si è svolta lungo questo itinerario: piazza Duomo, via Garibaldi, via Pugliesi, piazza Santa Maria delle Carceri, via San Bonaventura, via Ricasoli, piazza del Comune, via Cesare Guasti, via Luigi Muzzi, quindi rientro in piazza Duomo.
Le parole del Vescovo. Arrivato in cattedrale monsignor Nerbini è salito sul pulpito di Donatello dove dall’alto ha impartito la benedizione eucaristica sui presenti. Prima ha pronunciato una omelia nella quale ha ricordato il recente pellegrinaggio in Terra Santa compiuto insieme ai vescovi della Toscana, il cui ritorno in Italia è stato reso complicato dall’attacco di Israele all’Iran. «Ho visto con i miei occhi la settimana scorsa la guerra che dovrebbe risolvere i problemi di convivenza e che ogni giorno per la follia di protagonisti ciechi spinge un po’ di più il mondo sul ciglio del baratro di un vero e proprio conclamato conflitto nucleare – ha detto il Vescovo –. E quante sono le guerre accese! Ed intorno a noi, al sicuro dalla guerra, violenza, insicurezza, diffidenza, divisioni, solitudini sono in crescita. Lo stesso cosiddetto benessere a volte diventa un malessere comunitario e personale, pieno di paure e diffidenze». In questi giorni monsignor Nerbini sta visitando i grest parrocchiali, partecipati da moltissimi bambini e bambine: «è stato bellissimo ieri mattina sentire un bimbo affermare con tutto il candore e la convinzione dell’innocenza dei piccoli: “Noi possiamo cambiare il mondo!” Sì, è una verità indiscutibile, ma relativa. Possiamo, ma non da soli. L’uomo da solo resta il malato di sempre nell’anima e nel cuore, nei desideri, e nella volontà. C’è bisogno di un salto di qualità, il passaggio dalla natura umana ferita dal peccato al mondo della grazia di Dio».
Prendendo a prestito le invocazioni pronunciate durante la messa, nella colletta iniziale, monsignor Nerbini ha invitato i presenti a utilizzare nella propria vita due verbi: imparare e condividere. «Non laviamoci le mani di fronte ai tanti drammi del mondo, ma diamo noi stessi da mangiare: impariamo da Lui a condividere con gli altri».
Infine: «torniamo a casa stasera con questa intima certezza: Dio è con noi. Se nell’Eucarestia rimaniamo in Lui, viviamo di Lui possiamo imparare a condividere con forza e coraggio e nonostante le prove a volte davvero dure, coltivare la speranza cristiana che con Gesù, come diceva quel bambino possiamo cambiare il mondo».



