Cultura & Società

Presentati gli eventi organizzati per i trent’anni della Fortezza, la compagnia che porta il teatro nel carcere di Volterra

«Questa è una tappa importante per una progetto che rispecchia in pieno le politiche culturali della nostra regione. Siamo orgogliosi di poter ospitare una conferenza per questa Compagnia che dobbiamo ringraziare per la sperimentazione e innovazione quotidiana che porta e che ha come obiettivo l’accesso alla cultura per chi non ne ha la possibilità. Stiamo lavorando per portare una sistemazione stabile per la compagnia con la costruzione di un teatro all’interno del carcere di Volterra» ha detto Monica Barni.

Per il Comune di Volterra ha partecipato l’assessore esterno con delega a Culture Dario Danti, che sul progetto di un teatro stabile all’interno del penitenziario ha aggiunto che «la nuova amministrazione comunale di Volterra ha nel suo programma di mandato la realizzazione del teatro stabile in carcere. C’è un progetto originale e originario, per il quale però serve l’impegno politico che deve trasformare questa idea in fattibilità tecnica».

C’è anche un forte legame che unisce la Compagnia e la Cassa di Risparmio di Volterra. A rappresentanza di quest’ultima alla conferenza stampa c’era il consigliere Lilia Silvi, che ha detto: «L’attività della Compagnia si potrebbe riassumere nel tentativo di immaginare un mondo diverso, non solo esterno ma a partire dall’interiorità di ogni singolo individuo. Credo che nel puzzle della candidatura di Volterra a Città della cultura, la Compagnia della Fortezza possa essere un importante e grande pezzo». A farle eco Giorgio Righetti, direttore generale dell’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio SPA: «Il progetto cerca di coinvolgere tante fondazioni di varia natura. Bisogna dare merito a una realtà che ha un approccio diverso rispetto a molte altri progetti che usano la cultura come strumento. Qui invece parliamo di un uso della cultura per far cultura. Il detenuto è visto come uomo e non come prigioniero».

Su questo punto è intervenuto anche il Garante dei diritti dei detenuti ragione Toscana Franco Corleone, che ha insistito sulla contraddizione di una libertà portata all’interno di un luogo come il carcere. «In posti come i penitenziari i temi della cultura, della lettura, sono importantissimi. Vado in controtendenza rispetto a chi dice che problema vero è il lavoro. Il carcere ha bisogno di responsabilità e libertà e ciò si costruisce con i valori culturali. Se non esistesse il teatro avrei seri dubbi sul mantenimento del carcere. Non è un vezzo volere una struttura più comoda, si vuole rendere un’esperienza duratura e continua nel tempo. Dobbiamo far vivere la contraddizione della libertà in luogo di non libertà portata attraverso l’arte e per farlo dobbiamo fare passi concreti».

Infine le parole di Armando Punzo, il direttore artistico della Compagnia della Fortezza: «Lavoro a un idea non completamente mia, ma che viene da prima di me e che spero vada oltre me. In queste cose non basta decidere e avere volontà, bisogna essere abitati da idee più importanti». Punzo ha poi presentato il nuovo lavoro della Compagnia «Naturae-ouverture», del quale ha detto: «L’idea è quella di rimettere in moto gli uomini e far capire che la realtà è solo una delle tante possibilità. Se non pensassi questo io non potrei entrare in carcere. Sapendo di stare in un penitenziario, io credo di poter far nascere idee e realtà completamente diverse da quello che si pensa ci sia dentro. Non potevo chiedere a un ragazzo di interpretare un personaggio, perché bisogna trovare altro dentro di noi. Sono quindi emerse qualità che dovevamo mettere in scena ed è nata la consapevolezza che non potevamo avere un autore di riferimento. Il vero autore di riferimento è l’uomo che storicamente si allontana da se che appartiene da sempre a tutte le società». «Naturae-ouverture» andrà in scena dal 30 luglio al 3 agosto, nella fortezza medicea e casa di reclusione di Volterra. Quella di Volterra è un’esperienza unica, sia in Italia che all’estero, con una valenza culturale ma anche sociale, per portare l’attenzione sui temi della detenzione carceraria.