Prato

Preti nativi, quando il parroco è… parrocchiano

Diventare parroci nella parrocchia in cui si è nati. Per alcuni questa circostanza è realtà. Sabato 8 novembre don Gino Calamai, nato a Coiano nel 1965, fa ufficialmente ingresso nella sua parrocchia. La celebrazione si tiene alle 18,30 ed è presieduta dal vescovo Agostinelli. Don Gino è stato uno degli ultimi bambini di Coiano a nascere in casa, nel 1965. È cresciuto a Coiano e da un anno è viceparroco. «Tutto ciò lo vivo come una grazia di Dio, – racconta – conosco ogni angolo, persino i cognomi della gente. Forse questa cosa aiuta, ma è anche un impegno maggiore, una responsabilità in più, perché i parrocchiani ti sentono parte di loro». Da sabato inizia per lui una nuova avventura e se pensa a come sarà la giornata dice: «Sono molto emozionato, quando entro in chiesa rivedo la mia storia, rivedo me bambino seduto sulle panche, sono come dei fotogrammi all’indietro».Oltre a don Gino, a Prato anche altri parroci svolgono la loro missione nel paese in cui sono nati. Don Luca Rosati è nato a Galciana nel 1959 e la sua famiglia è galcianese da generazioni. In parrocchia è cresciuto, ha fatto per anni il chirichetto. A Galciana conosce davvero tutti. «Con i miei parrocchiani ho un’estrema confidenza; – afferma don Luca – ritengo che il vantaggio principale sia la conoscenza più approfondita della realtà e delle persone, con molti andavamo addirittura a scuola insieme. Ovviamente – ci tiene a precisare il sacerdote – questa maggiore conoscenza per me è uno stimolo a non deludere le aspettative». Aspetti negativi, a suo parere, non ce ne sono; forse il momento della confessione, a cui però ha trovato un rimedio. «Fortunatamente ho l’ausilio di due viceparroci – confessa – e spesso mi aiutano loro».Anche a Grignano troviamo la stessa situazione di Galciana. Don Alessio Santini, 37 anni, è grignanese e dal 20 ottobre 2013 è parroco nel suo paese. La sua formazione è avvenuta in maniera graduale all’interno della parrocchia, come catechista e animatore all’oratorio. «Questo fatto comporta meno fatica nell’inserirsi, perché è una realtà che si conosce già, – sostiene don Alessio – io la vedo come una continuità». Il legame con i parrocchiani si dimostra molto solido. «È un rapporto di vera corresponsabilità e compartecipazione, – afferma ancora don Alessio – di costruzione di un progetto comune, soprattutto per quanto riguarda il consiglio pastorale». Il fatto di conoscersi implica di guardarsi gli uni gli altri con occhi diversi. «Ciò che mi ha sempre fatto più effetto – racconta – è il passaggio che ho vissuto: da figlio della comunità a padre».Don Serafino Romeo è nato in Germania, ma è come se fosse venuto al mondo a Chiesanuova; vi è arrivato a un anno di età e non è più andato via. Nella sua comunità ha iniziato nel 2003 come vice parroco e poi come parroco. «Quando me lo proposero rimasi perplesso, imbarazzato, – afferma – perché le persone che ero chiamato a guidare mi avevano visto crescere. Oggi abbiamo un rapporto di rispetto e fiducia reciproca. L’unico svantaggio è il dover fare delle scelte e dover a volte prendere una posizione». Da 59 anni don Guido Razzoli è parroco a Filettole, dove nel 1926 è nato. Di eventi e persone ne ha viste passare. «Anche se non è stato facile, mi sono sempre trovato bene; forse avrebbero potuto esserci aspetti negativi, ma io non ne ho vissuti».