Opinioni & Commenti

Primarie, l’ultimo briciolo di scelta rimasto

di Claudio Turrini

Le amministrative del 21 e 22 marzo 2010 sono ancora lontane, ma da lunedì 14 dicembre una ventina di politici del Pd potranno già scrivere «consigliere regionale» sui biglietti da visita. La loro campagna elettorale si svolge tutta in questi giorni ed è fatta soprattutto di email di «amici» e di cene, anche se qua e là sono spuntati anche dei manifesti. L’obiettivo è ottenere il massimo di preferenze alle primarie del 13 dicembre. Più ne avranno e più in alto saranno collocati nelle liste provinciali del Pd. E siccome la legge elettorale toscana ha abolito le preferenze (già dal 2005), si seguirà l’ordine di lista per proclamare gli eletti.

Nel caso di Firenze, la provincia con la lista più numerosa, si dovranno scegliere tra 18 nomi delle primarie i14 candidati. Di quei 14, poi, ben sette – i primi sette – dovrebbero essere gli eletti. Con il sistema elettorale toscano, voluto nel 2004 da An, Forza Italia e Ds e «riaggiustato» pochi mesi fa con un accordo blindato tra Pd e Pdl, i risultati sono infatti ampiamente prevedibili. La coalizione che vince – e in Toscana il «sorpasso» del Pdl sul Pd sembra ancora poco probabile, nonostante i proclami di Denis Verdini – ottiene con il premio di maggioranza un certo numero di consiglieri (da 29 a 32 a seconda che il presidente eletto abbia superato o meno la soglia del 45% dei voti).

Da una proiezione fatta sulla base del voto più recente, quello delle Europee, complice anche l’introduzione di uno sbarramento unico al 4%, che ridistribuirà ai partiti maggiori i seggi «persi» da chi non supera la «soglia», al Pd dovrebbero andare 28 consiglieri (più il presidente della giunta, già indicato in Enrico Rossi), al Pdl 15, più il suo candidato presidente, ancora da individuare, all’Idv 4 consiglieri, a Rifondazione 2 e altri 2 a testa a Lega Nord e a Udc. Le possibili oscillazioni riguardano soprattutto le formazioni più piccole che ovviamente non devono scendere sotto il 4%, pena l’esclusione dal Consiglio. Il Pd ha stretto poi un accordo con il Ps per mettere un suo esponente nel «listino» regionale dei cinque. E anche qui passaggio già garantito con mesi di anticipo. Gli altri quattro «super garantiti», saranno due Pd di provenienza Ds, come il segretario regionale Andrea Manciulli e l’ex assessore fiorentino Daniela Lastri e due di provenienza Ppi: Caterina Bini e il capogruppo uscente, Alberto Monaci.

Ovviamente anche per tutti gli altri partiti i «giochi» si chiuderanno ben prima delle elezioni. Nel loro caso però saranno gli organi di partito a decidere le liste e quindi chi sarà eletto. Al cittadino, come si vede, rimane ben poco, se non ratificare con il suo voto quanto già deciso dagli apparati di partito. L’unica piccola possibilità di incidere sui nomi (ma solo su una parte politica) è data proprio da queste «primarie» dimezzate. Anche chi alle elezioni vere non voterà Pd può cercare di far prevalere i candidati migliori, almeno tra quelli in lista. È vero, è ben poco. Ma in attesa del referendum sul ripristino delle preferenze è l’unica chance che ci rimane.