Toscana

Progetto cittadinanza: l’Europa delle fedi e la «casa comune»

Questi ultimi anni e mesi appaiono profondamente segnato da una crisi politica che attraversa sia gli stati che dell’Unione Europea fanno parte sia le dinamiche delle istituzioni europee. La Brexit e il crescente consenso di forze politiche che programmaticamente mettono in discussione l’esistenza del progetto europeo, sono percepiti come la linea di un orizzonte che si fa sempre più vicino e che porta con sé la fine di un cammino iniziato con la conclusione del secondo conflitto mondiale e sancito dai trattati di Roma siglati appena sessant’anni fa. Il quadro è quello di una frantumazione progressiva che dalle strutture sociali e politiche dei singoli paesi arriva fino ai palazzi di Bruxelles.

Paradossalmente, se l’Europa politica vede messa in discussione la propria esistenza, l’Europa delle fedi conosce una stagione di ripresa del dialogo e del confronto. Se è vero che le diverse comunità religiose europee non sono estranee alle tensioni profonde che attraversano il continente, è anche vero che esse riescono ad esprimere una capacità di ascolto e collaborazione che appare spesso controcorrente. Significativo l’esempio di un ecumenismo fra le Chiese cristiane che si è reinterpretato come esercizio condiviso di carità che porta tutti i battezzati a scoprire che quella radice comune che impegna ogni cristiano ad un esercizio di prossimità verso chi ha fame e necessita di essere sfamato, chi ha sete e necessita di essere dissetato, chi è straniero e chiede accoglienza, chi è nudo e ha bisogno di vesti, chi è malato e chiede la prossimità e il conforto, chi è in carcere e chiede misericordia.

L’edizione 2017 del «Progetto Cittadinanza», organizzato a Pistoia il 19 marzo dalla delegazione regionale di Azione cattolica con la partecipazione della Fuci e del Meic, intende prendere le mosse da queste considerazioni per riflettere su «L’Europa e le fedi. Quale contributo alla costruzione della casa comune» con il contributo di Alberto Melloni, Paolo Branca e Giorgio Tonini. Il punto di partenza di questa ricerca di percorsi possibile sono l’immagine del vescovo di Roma che assieme al patriarca di Costantinopoli e all’arcivescovo di Atene si fanno prossimi dei profughi di Lesbo, o quelle degli incontri di L’Avana con fra Francesco e Kirill e della celebrazione ecumenica di Lund. Sono le esemplificazioni di questo «ecumenismo della carità» le cui ricadute sociali e politiche, seppure sottotraccia, sono destinate a pesare anche sul futuro dell’Unione. Perché quello che emerge è un metodo di dialogo che passa per l’esperienza e per la maturazione della coscienza collettiva di appartenere ad una stessa storia religiosa. Un approccio che si allarga, dalle chiese cristiane, alle comunità ebraiche e musulmane e che è maturato nel corso di lunghi decenni proprio in quel contesto sociale e politico che è l’Unione Europea. L’esistenza di uno spazio in cui le differenze nazionali hanno cessato di essere la ragione di conflitti ha contribuito a disinnescare l’uso e l’abuso delle fedi in chiave politica e spinto i credenti a rileggere una storia secolare, fatta di scontri e incontri, come memoria condivisa, come l’orizzonte storico a cui tutti gli europei appartengono.

L’incontro si tiene il 19 marzo nella Sala Maggiore del Palazzo comunale di Pistoia, con inizio alle 9. Dopo le introduzioni di Giovanni Pieroni (Ac), Riccardo Saccenti (Meic) e Rossana Russo e Francesco Foto (Fuci), tavola rotonda con Alberto Melloni, Paolo Branca, Giorgio Tonini. Nel pomeriggio, il dibattito e alle 16,30 la Messa presieduta dal vescovo Fausto Tardelli. Prenotazioni: ac.toscana@yahoo.it 055.2280266