Associazioni e movimenti

Proteggere il concepito contro la cultura dello scarto

«Un viaggio nella bellezza. Dalle origini all’avvenire, in missione per la vita» è il titolo del 43º convegno nazionale «Carlo Casini» che si svolge a Firenze. Intervista a Marina Casini Bandini


«Un viaggio nella bellezza. Dalle origini all’avvenire, in missione per la vita» è il titolo del 43º convegno nazionale «Carlo Casini» che si svolge dal 3 al 5 novembre a Firenze presso il Grand Hotel Mediterraneo (Lungarno del Tempio, 44) e che coinvolge tutti i Centri d’aiuto alla vita d’Italia, i Movimenti locali, le Case di accoglienza, i servizi Sos-Vita e Progetto Gemma. Abbiamo intervistato Marina Casini Bandini, presidente nazionale del Movimento per la vita.

Perché avete scelto questo tema?

«Perché vogliamo lanciare un messaggio positivo, una promessa di speranza, uno slancio di fiducia. Vogliamo condividere, come ci ha insegnato Carlo Casini a cui è dedicato il convegno dal 2020, lo stupore gioioso che nasce dalla contemplazione del valore positivo della vita umana e scoprirne la forza trasformatrice che non ci chiude nella difensiva, ma fornisce le motivazioni del coraggio e illumina di fiducia l’avvenire e proporre una progettualità nuova che vuole porre l’uomo al centro e che quindi privilegia il povero, l’emarginato. Il concepito simboleggia, in forma ultima, ogni persona che non conta, ogni uomo che non ha voce. Ernesto Olivero, presidente del Sermig fraternità della pace-arsenale della speranza ha colto bene il senso del convegno nel messaggio che ci ha inviato: “La Bellezza che abbiamo dentro di noi è la nostra capacità di amare: amare la vita, amare noi stessi, amare le persone che abbiamo vicino, risvegliare in chi avviciniamo la speranza. Amore non è una parola, non è un bel sorriso, è un fatto. Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore. Ma l’amore è dare da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, accogliere lo straniero. Aggiungo: difendere la vita indifesa. È difficile e faticoso, ma questo è l’amore. E il vostro impegno ce lo ricorda. Quanto bene si può fare, quanto bene possiamo fare insieme!”».

Il convegno nazionale che tipo di occasione rappresenta per il Movimento per la vita?

«È un momento di ritrovo e comunione, ma anche l’occasione per far crescere un volontariato sempre più coinvolgente, costruttivo, propositivo ed efficace, capace di portare la cultura della vita nella società e, al tempo stesso, in grado di essere all’altezza delle sfide di questo nostro complesso e difficile tempo. Non posso non ricordare che nel corso del convegno verrà consegnato il premio giornalistico “Pirovano Liverani” a Domenico Mugnaini, direttore del settimanale Toscana Oggi che, insieme al suo staff, non ha perso una battuta sul tema del diritto a nascere, della reale tutela della maternità, della tutela dei più fragili, poveri e degli ultimi».

Perché avete scelto Firenze?

«Per l’evocazione della bellezza. Firenze: città dalle molte ricchezze culturali, artistiche e spirituali. Firenze parla anche della bellezza della maternità: basti pensare al Santuario mariano della SS. Annunziata e all’Ospedale degli Innocenti. Non solo: a Firenze è nato il primo Centro di Aiuto alla vita d’Italia nel 1975, visitato da San Giovanni Paolo II nel 1986; all’Hotel Mediterraneo, luogo dove si svolge il convegno, il 5 novembre 1977, giorno in cui Giorgio La Pira nacque al Cielo, veniva lanciata la proposta di legge di iniziativa popolare “Accoglienza della vita e tutela sociale della maternità”, che voleva essere l’alternativa alla iniqua legge 194 allora in discussione; a Firenze lo stesso giorno dell’attentato a san Giovanni Paolo II, si chiudeva al teatro Verdi, nel 1981, la campagna referendaria sull’aborto con la partecipazione di santa Teresa di Calcutta evento che perciò fu trasformato in una veglia di preghiera; nel 1986 al palazzo dello Sport, in occasione della manifestazione “Firenze, Europa, cultura: prima di tutto la vita”, Madre Teresa insieme a Chiara Lubich sottoscrissero l’appello all’Europa; nel 2015 nel contesto del 5° convegno ecclesiale fu realizzata nel chiostro della SS. Annunziata una bella mostra “Uno di noi: il volto umano dell’embrione”».

Quanto è ancora a rischio oggi la nascita di una nuova vita?

«Tutta la vita umana è sempre sottoposta a rischio e minacciata, purtroppo. Però, rispetto alle offese, pur gravissime e diffuse, riguardanti altre fasi della vita umana, quelle che si dispiegano nell’area della vita nascente presentano una caratteristica peculiare: l’attacco ha come obiettivo quello di cambiare il modo di pensare dei popoli, cioè di cambiare i criteri del giudizio morale e giuridico. Questa mentalità chiamata “cultura dello scarto”, espone a particolare rischio la nascita di una vita perché debilita le ragioni dell’accoglienza, della condivisione, della solidarietà nel caso di una gravidanza difficile o non attesa. Come non sussultare di fronte allo sconfinato numero di bambini cui viene impedito di nascere? Per questo è importante un cambio di rotta che facendo leva sul riconoscimento del concepito come uno di noi che costruisca un umanesimo nuovo. È bello sapere che dal 1975 a oggi grazie ai Centri di Aiuto alla vita sono nati, con la gioia delle loro mamme, 265.000 bambini che erano esposti al rischio di non nascere».

Quali sono oggi le nuove sfide per la difesa della vita, nascente e non solo?

«Le sfide sono molte, l’elenco sarebbe lungo, riguardano momenti e circostanze diverse, implicano diverse tipologie di intervento: bisogna, poi, fare i conti con ciò che ostacola anche la semplice consapevolezza che ci sono delle sfide da affrontare: pigrizia, trascuratezza, egoismi, chiusure…ma c’è un collegamento che accomuna tutte le sfide, perché in gioco c’è sempre la questione della dignità della vita, cioè del suo valore. La dignità è uguale per tutti? È presente con la stessa forza e la stessa intensità in ogni esistenza umana dal concepimento alla morte? La richiesta di legalizzare il suicidio assistito e l’eutanasia è figlia della cultura che ha reso legale l’aborto e che oggi lo vuole rendere sempre più nascosto e precoce. La sfida è altissima perché si pone sul piano culturale e su quello operativo, come dimostra la collaudata esperienza del Movimento per la vita. E, pensando, per esempio ai temi di “fine vita”, non basta affermare che la vita è sempre un valore anche quando è afflitta dalla malattia e dalla disabilità, bisogna agire di conseguenza e attivare tutto ciò che è necessario per garantire cure, prossimità, assistenza sanitaria, affettiva, psicologica, spirituale. Insomma, l’amore verso la vita si manifesta in primo luogo con la solidarietà concreta verso le persone. È indispensabile anche la parola che salva e che moltiplica la solidarietà, ma, a sua volta, la parola è resa credibile dalla solidarietà concreta».

Come invertire la tendenza dell’inverno demografico?

«Anche qui è necessario, urgente direi, tornare a parlare della costruzione di una nuova cultura della vita. Il tema della natalità ci offre questa preziosa occasione. Sicurissimamente sono importanti i sussidi economici, le politiche occupazionali e abitative, per agevolare le famiglie e predisporre le nascite. Ma abbiamo bisogno anche di iniezioni di fiducia e di speranza, di una visione positiva della vita. Penso che in questo contesto debbano essere considerati anche gli aiuti alle maternità durante la gravidanza e quindi possibili collaborazioni tra istituzioni e strutture pubbliche (penso per esempio ai consultori) con il volontariato per la vita nascente. Non possiamo ignorare la moltitudine di bambini cui viene impedito di nascere. Le cifre, seppure calate rispetto al passato, sono ancora alte e crescono esponenzialmente i numeri delle confezioni di pillole dei 5 giorni dopo e del giorno dopo: dalla recente relazione del ministro della Salute la somma fa questa cifra: 616.358 (331.982 confezioni vendute di Ellaone nel 2021 e 284.376 di Norlevo). Certo, non si tratta automaticamente di micro-aborti, ma se il concepimento è avvenuto quel piccolissimo essere umano viene distrutto. Siamo di fronte a una nuova clandestinità ed è chiaro che la prima è più importante prevenzione è la consapevolezza che il concepito è un figlio, uno di noi. Mai come adesso risuonano le parole di madre Teresa di Calcutta: l’aborto socialmente approvato e sostenuto è il più grande distruttore della pace. Penso che queste considerazioni debbano farci riflettere quando si parla della questione della natalità».

Il programma completo del convegno su www.mpv.org