Lettere in redazione

Quei politici in piazza San Giovanni

Caro Direttore, ho letto il suo articolo di fondo sul numero del 20 maggio 2007 in merito alla grande manifestazione della famiglia in Piazza S. Giovanni a Roma. Sono sostanzialmente d’accordo su quanto lei scrive circa l’attenzione che le istituzioni ed in primo luogo chi governa il Paese deve avere verso i bisogni della famiglia, specialmente oggi dove la cultura corrente, tipica della nostra società occidentale, fa di tutto per snaturare e modificare il concetto di famiglia che abbiamo noi cattolici. È un discorso che ci porterebbe lontano nel tempo perché, da sempre, il legislatore di turno ha praticamente disatteso le richieste di interventi a tutela ed a difesa della famiglia con politiche capaci veramente di venire incontro ai problemi che la famiglia si trova, molte volte da sola, ad affrontare.

Quello che non condivido del suo articolo è quando afferma che non sono giustificate alcune assenze politiche. Io penso esattamente il contrario perché il tema della famiglia non è un problema partitico ma appartiene a tutta la società. La presenza di politici si presta troppo bene alla strumentalizzazione e chi ci perde è proprio la famiglia che non ha bisogno di essere strumentalizzata. Ed era prevedibile che accadesse proprio questo e la presenza di alcune personalità politiche ha, in qualche modo, prestata l’occasione ad una rozza strumentalizzazione da parte di chi, fra l’altro, non è certamente esempio di famiglia come la intendiamo noi cattolici.

Renato Tozzi S. Piero a Ponti (FI)

Le tante famiglie che hanno dato vita al Family Day rappresentano – non credo sia possibile negarlo – una parte significativa della società civile «tanto numericamente massiccia quanto poco rappresentata nei Tg e sui giornali».

Sono uomini e donne che con i loro figli testimoniano, anche quando il cammino è in salita, la bellezza e il valore della famiglia fondata sul matrimonio, ma che si scontrano quotidianamente con quelle tante difficoltà ben emerse nelle testimonianza di piazza S. Giovanni. Di qui la richiesta, composta ma pressante, al Parlamento, al Governo, ma anche agli Enti locali, di politiche «audaci e impegnative» che la sostengano non solo sul piano economico: oggi infatti è importante promuoverla anche sul piano culturale e valoriale, evidenziandone e salvaguardandone le peculiarità e l’unicità.

Queste richieste erano rivolte a tutte le forze politiche e non ad alcune in particolare, nella convinzione che «ciò che è bene per la famiglia è bene per il Paese».

C’era il rischio che di questa presenza così numerosa se ne potesse appropriare una sola parte politica? Certamente sì, ma gli organizzatori lo hanno evitato, fissando dei paletti ben precisi sia con la scelta dei portavoce (Savino Pezzotta e Eugenia Roccella) sia col dare voce dal palco esclusivamente (e volutamente) alle testimonianze delle famiglie e agli interventi dei responsabili di alcune associazioni promotrici dell’incontro.

I politici, a cui era riservato uno spazio nella piazza, in piedi come tutti – con la sola eccezione per Andreotti in virtù dei suoi quasi novant’anni – erano presenti – e non invitati – come ascoltatori, crediamo e speriamo attenti alle richieste di un così alto numero di famiglie italiane, come del resto avviene in occasione di manifestazioni di altri segmenti della società.

In quest’ottica, caro Tozzi, io continuo a credere che «certe assenze non hanno giustificazione» sia perché sono – o appaiono – come una presa di distanza, sia perché facilitano – o addirittura determinano – l’appropriazione e la strumentalizzazione di un valore grande come la famiglia che – come lei ben dice – «non è problema politico ma appartiene a tutta la società» e che quindi dovrebbe stare a cuore a tutte le parti politiche.