Lettere in redazione

«Radio Maria» e l’enigma del dolore

Caro Direttore«Radio Maria» compie un’opera certamente meritoria in tanti momenti della giornata e della nottata – preghiere varie, messa, collegamenti con persone sole, interventi ed interviste di alto livello – ma si resta un po’ perplessi a sentire lo scolopio con ben tre lauree che la mattina verso le nove intrattiene gli ascoltatori e commenta i giornali e gli avvenimenti con espressioni di questo tipo: «La preghiera è il viagra dell’anima»; «I sacerdoti sono più vicini a Dio dei laici»; «La teologia della liberazione in sud America è opera del demonio, ha fatto perdere alla Chiesa milioni di fedeli»; «Rosy Bindi e Prodi sono la testa del serpente demoniaco in Europa»; «Non per nulla la Madonna è apparsa soprattutto in Europa, patria della testa del serpente, patria della testa dell’anticristo»; «Purtroppo quegli sciagurati della banda Bindi trovano appoggi e consensi anche nella Chiesa, anche in tanti preti e personaggi del cattolicesimo più in vista»; «Il celibato dei preti è di origine teologica, è stato istituito da Cristo che non per niente non era sposato e per discepoli aveva scelto persone non sposate, eccetto Pietro»; «Cari amici, fate offerte generose a Radio Maria, la Madonna vi renderà il centuplo». Si può rimanere perplessi anche quando nel leggere le «lettere al direttore» si constata che nel fervido popolo di Radio Maria ci sono persone  miracolate perché «….colpite da disgrazie o da malattie…tornano a casa serene e piene di fede in Dio, accettando la Sua volontà, anzi ringraziandoLo anche per le malattie».

Non si possono banalizzare il dolore, la sofferenza, la morte, l’ingiustizia, come doni di Dio; Dio è onnipotente cioè illimitato nell’Amore e pertanto la Sua volontà non può essere il male dell’uomo, e allora chi va a Medjugorje o a Lourdes o a Fatima forse è meglio che invochi e apprezzi la Sua tenerezza, la Sua partecipazione al dolore, accettando la Sua impotenza, né più né meno che come fa appunto un figlio con un genitore, un genitore che non ha certamente la volontà di dare al figlio dolore, sofferenza, ingiustizia, ma lo accompagna con tutto il suo amore, che è infinito e illimitato, nelle difficoltà della vita, nella malattia fino alla morte, in tutti drammi che rimangono comunque un mistero, un mistero doloroso e non liquidabile con una oppiacea «Volontà di Dio». Anzi, non potrebbe essere un’offesa – involontaria certamente – attribuire a Lui, Amore per definizione, una volontà evidente di «non Amore»?

Quanto ai religiosi «alla Zanotelli» o ai «cattolici appiattiti» sulla sinistra, forse sono espressioni e giudizi poco rispettosi, che alimentano davvero la divisione poiché contrastano con un atteggiamento di disponibilità fraterna ad accettare anche la bellezza di un pluralismo che, se interpretato positivamente, può far crescere il popolo di Dio (cioè la Chiesa quella vera) assai più che un’obbedienza passiva e ottusa ad un genitore/gerarca. D’altronde il popolo dei «non appiattiti» sulla sinistra non appare guidato da modelli «canonici» di vita cristiana.

Tanti anni fa un illuminato presidente degli industriali di Firenze ironizzava sui cattolici «alla La Pira». Ora pare che questo La Pira lo proclamino santo.  Come la mettiamo? Chi aveva ragione?Dai! Cerchiamo davvero con serietà e umiltà ciò che unisce e così automaticamente non perderemo il filo conduttore prioritario dell’amore e del rispetto verso tutti, senza volersi delegittimare a vicenda: non siamo e non possiamo e non dobbiamo essere tutti omologati, tutti uguali, le strade percorribili sono tante, possono essere tracciate dai legionari di Cristo e dall’Opus Dei come da Teresa di Calcutta e Francesco d’Assisi, l’importante è che nessuno ritenga di avere l’esclusiva della Verità ed il telepass per il Paradiso! Luigi CaselliFirenze

La tua lettera, caro Luigi, manifesta su alcune prese di posizione di «Radio Maria», perplessità e pone interrogativi, a cui non mi sottraggo. Con una premessa, però, che del resto anche tu fai. Nessun giudizio negativo sul numeroso popolo di «Radio Maria» né sul fatto che è quotidianamente seguito, aiutato e accompagnato nella preghiera e sostenuto in quella che è per molti una condizione di solitudine o di malattia. Questo è un fatto che va sottolineato e apprezzato e che è merito grande di questa emittente radiofonica.

Le perplessità, anche forti, nascono quando si addentra in valutazioni squisitamente politiche che sono, sia ben chiaro, lecite, ma che una Radio cattolica deve, a mio parere, affrontare sempre con modalità e linguaggio consoni alla sua identità. Si può cioè – e spesso si deve – criticare anche fortemente la politica di un partito o di un governo e gli uomini che la attuano, ma sempre col massimo rispetto per le persone. Certe espressioni stonano, feriscono e dividono e sotto questo aspetto «Radio Maria» – o meglio il suo direttore – ci va giù pesante. E poi – diciamolo con chiarezza – non è così facile individuare chi «sono le teste del serpente demoniaco in Europa»… anche perché il Diavolo gioca certamente su più tavoli!

Lascia poi perplessi – tu dici – come «Radio Maria» spesso affronta «il problema del dolore e della sofferenza in genere, che non si possono banalizzare né semplicisticamente chiamare doni di Dio». L’enigma del dolore – ce lo ricorda il Concilio –  è stato «illuminato» da Cristo che, assumendolo, gli ha dato un valore redentivo. Non è quindi maledizione o castigo, come ci ricordano le parole di Gesù che guarisce il cieco nato. Ma il dolore resta pur sempre un mistero, che ci attanaglia, soprattutto quando – ed è vicenda di questi giorni – colpisce i bambini.

Per questo la nostra vicinanza a chi soffre deve essere ricca d’affetto e parca di parole. Quando vogliamo tutto spiegare o tutto addolcire rischiamo di assomigliare agli amici di Giobbe.

Il dibattito su Laici cristiani e fede