Cultura & Società

Radio Vaticana: presentata «La voce dei Papi», l’archivio sonoro digitale

Da Pio XI in poi, «i papi rimangono presenti tra noi innanzitutto spiritualmente ma anche con la loro voce», ha detto padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana. «Conservazione e fruibilità sono le condizioni da perseguire», ha spiegato l‘ingegnere Sandro Piervenanzi, direttore tecnico dell’emittente della Santa Sede, spiegando i processi di digitalizzazione. «La conservazione nei moderni sistemi di archiviazione digitale – ha proseguito Piervenanzi – è legata non soltanto al ciclo di vita del supporto hardware, come in passato, ma anche alla tecnologia utilizzata a livello software». Dal momento che questi fattori oggi sono in continua e rapida evoluzione, un archivio, una volta realizzato, «non può solo essere aggiornato ma va costantemente mantenuto e migrato per essere allineato con nuovi formati e piattaforme». Quanto alla digitalizzazione, ha richiesto «una lunga fase di ingestion» nell’archivio digitale, cioè di immissione delle registrazioni audio possedute.

A proposito della fruibilità online, il sistema utilizza un database, ha spiegato l’ingegnere Pervenanzi, «che correla i file audio e quelli di testo consentendo la documentazione degli avvenimenti rispetto al pontefice, alla cronologia, al luogo e a contenuti descrittivi più ampi definiti dall’utente». La digitalizzazione dell’archivio sonoro si rivelerà particolarmente utile soprattutto in vista della canonizzazione di Giovanni XXII e Giovanni Paolo II: stretto collaboratore di quest’ultimo, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, ne ha ricordato la «profondità di pensiero, la capacità di parlare alle folle, la propensione alle lingue ma soprattutto l’intensità della sua preghiera». Normalmente, ha aggiunto, «non decideva mai su due piedi, ma pregava sempre tanto prima, era un mistico coi piedi sulla terra». Un vivido ricordo di Papa Giovanni XXIII è stato tracciato da Guido Gusso, suo aiutante di camera: «Teneva sempre il Vangelo in mano. Da poco eletto Papa, vide una sera piazza San Pietro al buio, e ci rimase male perché quando era patriarca a Venezia lì era tutto illuminato».

I vaticanisti, ha proseguito Gusso, «sostenevano che dovevo inginocchiarmi davanti a lui ogni volta. Lui mi disse: ‘Facciamo un patto, ti inginocchi la mattina e la sera’. Poi, camminando, si avvicinò alla cappelletta e aggiunse: ‘Se proprio vuoi inginocchiarti, fallo davanti al Santissimo’». Ogni tanto «voleva uscire dal Vaticano, volle andare al cimitero di Albano, si stancò presto di girare per i giardini: ‘Il giro è sempre uguale’, mi diceva, ‘portami al Gianicolo, a Villa Borghese». Prima di morire, dopo aver visto i suoi parenti «volle parlare con me, mi raccomandò di praticare di più i sacramenti e di non attaccarmi ai denari».

Alcuni aneddoti sono stati narrati dal vaticanista Gian Franco Svidercoschi: «Ricordo Giovanni XXIII che pronunciava le parole ‘luna’,’carezza’, ‘piangere’… la Chiesa non le diceva da secoli. E penso a Giovanni Paolo II, che si è fatto vedere sofferente con naturalezza, perché, diceva ‘la vita ha diverse stagioni’». Presto, ha annunciato padre Lombardi a margine della conferenza, verrà dato alle stampe un volume, curato dalla vaticanista Angela Ambrogetti, sui discorsi a tavola di Giovanni Paolo II.