Toscana

Rapporto Confartigianato: per l’edilizia toscana è crisi profonda, settore allo stremo

È un quadro costellato da segni negativi quello che emerge per l’ultimo anno dal rapporto Confartigianato sullo stato dell’edilizia artigiana in Toscana e a Firenze.

Dal 3° trimestre 2011, al 3° 2012, in Toscana, il comparto artigiano dell’edilizia ha perso 1. 488 imprese, centrando una diminuzione del3,7%, superiore di quasi 2 punti al dato medio nazionale (-1,9%), che fanno registrare alla regione la 3° peggiore performance d’Italia, preceduta solo da Abruzzo (-4%) e Veneto (-3,8%).

Dati ancor più preoccupanti considerando che nel settore la matrice artigiana è fortemente maggioritaria: 38.381 imprese, pari al 69,8% del totale del comparto, costituite all’84,2% da imprese individuali, all’11,8% da società di persone e al 3,6% da società di capitali.

Tutte le province evidenziano perdite, con Arezzo (-7,2%), Siena (-6,3%) e Lucca (-5,3%) che superano la soglia del 5% registrando, con Vicenza (-9,1%), Lodi (-6,8%), Teramo (-6,6%) e Vibo Valentia (-5,1%), i dati peggiori d’Italia. Firenze, con 9.965 imprese artigiane, ovvero il 70,7% dell’intero comparto (per l’85,8% individuali, il 10,5% società di persone e il 3,6% società di capitali) registra una perdita dell’1,9%, in linea con il valore medio nazionale.

«Il settore è allo stremo – commenta Jacopo Ferretti, direttore servizi per Confartigianato Imprese Firenze – Occorre, con un urgenza che il Palazzo sembra ignorare, un mix di interventi prioritari che oltrepassano di gran lunga il recente provvedimento sui debiti della PA. Servono un allentamento del patto di stabilità per rimettere in moto gli investimenti e pagare i debiti, semplificazione di adempimenti ed oneri burocratici, credito più accessibile per imprese e famiglie (a gennaio 2013 il tasso medio d’interesse sui prestiti alle famiglie italiane per acquistare un’abitazione si attestava al 3,70%, vale a dire 59 punti base in più rispetto alla media del 3,11% dell’area Euro e addirittura 91 punti base in più rispetto al tasso del 2,79% sui mutui casa pagati in Germania), rendere strutturali le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, eliminare l’Imu sull’invenduto».