Italia

Reddito di cittadinanza: tutti i dubbi dell’Alleanza contro la povertà

«Si delinea il pericolo di rendere il Reddito di cittadinanza un ibrido: una politica contro la povertà per quanto riguarda i beneficiari (tutti i poveri assoluti), ma un politica contro la disoccupazione rispetto agli interventi messi in campo». La povertà, però, è una realtà molto più complessa della mancanza di lavoro e «una simile scelta priverebbe i poveri di quell’insieme di risposte di cui l’inclusione lavorativa, seppur cruciale, è solo una parte». Lo afferma il documento «Non perdiamo questa occasione. I dubbi dell’Alleanza contro la povertà in Italia sul Reddito di cittadinanza», presentato questa mattina a Roma.

L’occasione «storica» da non perdere è «l’annunciata introduzione di una misura destinata all’intera popolazione in povertà assoluta», cioè il Reddito di cittadinanza (Rdc), con uno stanziamento adeguato all’impresa. Ma attenzione, avverte l’Alleanza, «se il Rdc fosse costruito in modo sbagliato se ne pagherebbero le conseguenze per generazioni», con la conseguenza ulteriore di «delegittimare la lotta alla povertà». Inoltre, far partire da aprile il Rdc «disegnato in totale discontinuità rispetto al Rei (Reddito d’inclusione) adesso vigente», a livello locale «porterebbe al caos: non solo si azzererebbe il lavoro faticosamente svolto finora – con la sperimentazione del Sia prima e con l’introduzione del Rei dopo – ma si assegnerebbero ai Centri per l’impiego compiti di cui oggi non sono in grado di farsi carico». «A livello locale – sottolinea il documento – gli unici attori a detenere le competenze necessarie per affrontare la multidimensionalità della povertà sono i servizi sociali comunali». E’ ad essi che va assegnata «la regia della misura» nella valorizzazione di tutti i soggetti che sul territorio possono fornire « le molteplici risposte di cui i poveri hanno necessità».

«Abbiamo reiterato tre volte la richiesta di un colloquio con il ministro Di Maio ma non ci è stato possibile incontrarlo». Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà (e presidente delle Acli), ha espresso il suo rammarico per la mancata interlocuzione con il governo sul Reddito di cittadinanza (Rdc), presentando a Roma il documento. Rossini ha ricordato come nel caso dell’attuale Rei, il Reddito d’inclusione, «il dialogo con la società civile abbia aiutato a disegnare la misura nel modo più adeguato alla complessità della situazione reale». «La povertà non è un problema semplice – ha osservato il portavoce dell’Alleanza – e non si può abolire per decreto». Il documento indica infatti il rischio che il Rdc si riveli un ibrido inefficace, destinato ai poveri assoluti ma tutto concentrato sul problema occupazionale, che della povertà è soltanto un aspetto, pur cruciale. «Il nostro timore è che si finisca anche per delegittimare la lotta alla povertà», dopo che l’Alleanza, un cartello di decine di organizzazioni della società civile, è faticosamente riuscita a portarla dentro l’agenda politica. Una delle richieste dell’Alleanza è che il governo continui ad alimentare il Fondo povertà che rischia di essere svuotato per dar corso alla nuova misura.

Il problema è anche evitare il «caos» a livello locale perché – ha sottolineato ancora Rossini – «i meccanismi sui territori sono partiti» con l’attuazione del Rei che ha superato il giro di boa del primo anno. «Possiamo anche chiamarlo in un altro modo, ma è necessario non stravolgere l’impianto strutturale del Rei». Ben venga «una riflessione sui Centri per l’impiego», ma essi devono poter fare meglio il loro mestiere, mentre la lotta alla povertà deve far leva sui servizi sociali dei comuni, che «sono 8 mila e non soltanto 500 come i Centri»