Opinioni & Commenti

Referendum, una risposta prevedibile

Fallisce il referendum elettorale, come peraltro era largamente prevedibile. Alla fine, tranne qualche professorino e qualche irriducibile referendario, non aveva più padri. Questa strada di politiche istituzionali, che aveva avuto successo nel 1991 e nel 1993, peraltro per motivi estrinseci al merito della questione elettorale, sembra definitivamente abbandonata. Certo riformare questa legge elettorale che non piace a nessuno, ma giova a molti, resta una priorità, ma per la via propria, che pure è difficilissima, quella parlamentare.

I risultati dei ballottaggi alle comunali ed alle provinciali, che pure hanno visto una discreta partecipazione elettorale, rispettivamente intorno al 45 e più del 60%, contro il 23% del referendum meno votato di tutta la storia, confermano i risultati del primo turno e in sostanza delle stesse europee. Vince il centro-destra e il centro-sinistra perde e non tracolla, come pure aveva seriamente temuto. I risultati complessivi per le provinciali sono molto significativi: il centro destra passa dall’abisso di 9 a 50 a 32 contro 30, invertendo in modo molto netto le proporzioni. Conquista oltre 20 amministrazioni, ritoccando così significativamente la mappa del potere locale.

La prova di appello è fissata tra un anno, per gran parte delle elezioni regionali. Nel frattempo resta la constatazione di una sostanziale, anche se ambivalente stabilità: le amministrative e le europee confermano i risultati delle politiche dello scorso anno e gli equilibri del governo.

Diranno le prossime settimane dello stato di salute dei diversi attori politici: dal Partito Democratico, chiamato a scegliere il segretario e a disegnare una strategia non più di sopravvivenza, ma di alleanze e di iniziativa, allo stesso presidente del Consiglio, che nelle prossime settimane, di qui al G8, si gioca un importante passaggio, sotto i riflettori internazionali, anche alla luce di quelle vicende personali che hanno segnato la campagna elettorale, insieme peraltro all’andamento del calciomercato.

Di riflesso ai maggiori attori si collocano le prospettive di Idv e Udc, i cui successi ovviamente dipendono, così come quelli, sia pure in misura diversa, della Lega, dallo stato di salute e dalle evoluzioni delle maggiori forze politiche oggi protagoniste del bipolarismo all’italiana. Che questo possa continuare a contare su una sinistra cosiddetta radicale è un’altra delle questioni su cui si attendono risposte.

Di più comunque ai cittadini, tanto gli elettori, quanto i non pochi astenuti consapevoli e attivi, interessano le risposte in termini di politiche pubbliche, di investimenti in infrastrutture e in coesione sociale, che la crisi e il suo supermento continuano a reclamare, sui diversi piani, quello locale, quello nazionale e quello europeo che la recente tornata elettorale ha dimostrato così strettamente connessi.

Sir