Firenze

Renzi e Pistelli, due cattolici alle primarie del Pd

Firenze inizia a guardare alle elezioni della prossima primavera (si parla del 7 giugno come data possibile). La scadenza è lontana ma intanto è già partita la corsa per le primarie del Partito Democratico (fissate per il 1° febbraio). Tra i candidati «scesi in campo» spicca la presenza di due politici che arrivano dal mondo cattolico, Lapo Pistelli e Matteo Renzi. Li abbiamo invitati in redazione per un confronto sulla loro idea di città. Per preparare l’intervista, abbiamo raccolto le sollecitazioni di alcune realtà cattoliche impegnate in campo sociale: Acli e Mcl, le Misericordie, la Compagnia delle Opere, la Cisl.

Prima di affrontare i temi della vita cittadina, una domanda più «alta» che ci è stata proposta dalla Compagnia delle Opere. Cos’è per voi la politica?

PISTELLI: «Politica significa uscire insieme dai problemi, motivati da valori e al servizio della comunità in cui si vive».

RENZI: «Ricercare il bene comune. Che nel caso specifico delle elezioni per Firenze significa ridare un’anima a questa città».

Uno dei temi che tutte le associazioni hanno toccato è quello della mobilità e delle infrastrutture. Tutti vogliono sapere, prima di tutto, quando finiranno i lavori per la tramvia e se passerà da piazza Duomo.

RENZI: «Penso che il problema della tramvia sia stato impostato in modo non corretto. Ad oggi la preoccupazione principale è il passaggio da piazza Duomo: io invece ritengo che questo debba essere l’ultimo problema da affrontare. Prima dobbiamo risolvere alcune grandi questioni. La prima: giudico negativo l’atteggiamento che ha avuto il Comune di Firenze sulla gestione dei cantieri. Non vorrei che sembrasse un attacco personale contro Matulli. Oggi però la gente chiede soprattutto di terminare i lavori entro i tempi stabiliti: se questo finora non è avvenuto, non va bene e io ne attribuisco la responsabilità a chi doveva fare in modo che avvenisse. Seconda questione: sulla seconda e terza linea c’è un grande problema che il nuovo sindaco dovrà affrontare, ed è l’operatività del contratto di project finanging. Ho l’impressione che le stime fatte sulla bigliettazione necessaria per arrivare al punto di pareggio siano state ottimistiche: e voi sapete che se il gestore della tramvia non raggiunge il pareggio sarà il Comune a dover ripianare i costi. Su piazza Duomo, infine, serve ragionevolezza. Oggi è un disastro, con 1600 autobus al giorno: se il tram può risolvere questa situazione, per me non è un tabù. Se poi ci sono soluzioni alternative, vengano fuori, parliamone. Intanto però non si possono fermare i cantieri».

PISTELLI: «Credo che sarà molto utile vedere alla metà di marzo la prima linea funzionante, anche se non ancora in esercizio commerciale. Quando partecipo ai dibattiti per rispondere alle critiche faccio vedere le foto della tramvia di Bilbao e mi dicono: però, se viene così è bella. I fiorentini la tramvia la devono vedere: allora tante delle discussioni di questi anni si sgonfieranno. C’è un problema di scarsa informazione che ha segnato negativamente tutta questa partita fin dall’inizio. Detto questo, aggiungo che il sistema della mobilità va realizzato tutto. E il sistema comprende le tre linee di tramvia, i parcheggi scambiatori, la riorganizzazione delle linee degli autobus, la liberazione di spazi di superficie sulle linee ferroviarie. A quel punto avremo una rete di trasporti pubblici tale da poter chiedere ai fiorentini di lasciare la macchina a casa. Piazza Duomo? Oggi gli autobus passano più vicini al Duomo e inquinano di più. Sul progetto per la metropolitana nel centro c’è un problema di costi: un miliardo di euro. Chi li mette? Ma c’è anche un’altra questione che affrontammo vent’anni fa scegliendo la tramvia: la metropolitana ha fermate molto distanti, non è il mezzo adatto a un centro piccolissimo come quello di Firenze».

Il nuovo stadio?

PISTELLI: «Mi va bene. Il tema però, lo ha detto lo stesso Della Valle, non è il nuovo stadio che da solo non funzionerebbe economicamente. Il nuovo stadio è il 20% di un progetto che comprende vetrina commerciale del Made in Italy, alberghi, museo, parco tematico… Allora il progetto regge. L’unica cosa su cui rinuncerei è il museo di arte contemporanea, perché sarebbe a tre km da uno che c’è già. Tutto il resto va posto in un’idea complessiva di sviluppo a nord ovest dove rientrano anche il potenziamento dell’aeroporto, un bel parco, il termovalorizzatore, una viabilità efficiente… Un progetto che va visto nella logica non solo di Firenze, ma dell’area metropolitana e dello sviluppo della Piana: è l’occasione storica per completare un progetto di riordino partito vent’anni fa»

RENZI: «Io di fare un nuovo stadio ne avevo già parlato anni fa, ma fui preso per pazzo. Oggi siamo di fronte a un progetto importante che può ridisegnare un pezzo di città. Aggiungo però una cosa. Della Valle, rispondendo a un giornalista, ha messo un punto fermo: deve essere nel territorio del Comune di Firenze. Questo circoscriverebbe l’unica possibilità all’area di Castello. Io invece ho in mente almeno tre aree subito fuori dai confini comunali che potrebbero prestarsi altrettanto bene, secondo me varrebbe la pena pensarci. Per me fare lo stadio ha anche un altro valore: darebbe il segno di poter tornare a credere che anche a Firenze si possono fare le cose. Monaco lo stadio nuovo lo ha fatto in 28 mesi».

Un altro tema che diverse associazioni ci hanno sottoposto è quello della situazione economica. Come aiutare il tessuto economico fiorentino, fatto essenzialmente di artigianato e piccole imprese? E come rilanciare il turismo, che vive momenti difficili?

PISTELLI: «La prima considerazione è che andremo al voto in un momento in cui la crisi economica morderà molto forte, perché le ricadute sull’economia reale sono sempre più numerose. Ci sono aziende sane che si trovano in difficoltà perché le banche chiedono di rientrare. Tra le prime cose da fare allora c’è un patto per il credito: il sistema di credito locale deve mostrarsi disponibile ad aiutare il sistema produttivo. Non è accettabile che l’artigiano e l’imprenditore paghino la crisi allo stesso modo di chi in questi anni è andato a speculare sulle borse. Questa crisi poi vedrà probabilmente una ulteriore diminuzione dei trasferimenti agli enti locali, con cui il prossimo sindaco dovrà fare i conti L’amministrazione comunale può aiutare l’economia in due modi: le infrastrutture materiali (strade, aeroporto…) e le infrastrutture immateriali, ossia il sapere, le competenze, di cui Firenze è ricca. Questa città ha la fortuna di poter puntare sulla qualità invece che sulla quantità. Questo vale ad esempio per il turismo: oggi molti visitatori consumano la città senza lasciare niente. Avere presenze più lunghe e più distribuite sul territorio, invece di intasare solo Uffizi e Davide, sarebbe fondamentale».

RENZI: «Sono abbastanza pessimista sulla situazione economica. Chi sostiene, oggi, che la crisi finanziaria non avrà effetti sull’economia reale vede un’altra realtà. E la preoccupazione non è solo su cosa le banche faranno, ma su come le banche reggeranno, in un panorama che ha visto profondi cambiamenti tra le istituzioni bancarie locali. Devo anche aggiungere che l’amministrazione comunale non potrà far fronte alla crisi economica con strumenti economici, perché non ha le risorse: non potrà fare il sindaco quello che non fa il Ministro del Tesoro. Credo che ci salverà solo un grande investimento in comunicazione. Dove per comunicazione intendo da un lato le vie di comunicazione: non fare all’aeroporto la pista parallela all’autostrada ad esempio mi sembra una follia. Ma intendo anche comunicare cosa è Firenze nel mondo. Firenze continua ad avere un grande appeal, ma non riesce a rendere questo appeal anche un patrimonio per la contemporaneità. Promuovere il nostro artigianato, le piccole e medie aziende, immaginare un Made in Florence diverso da quello che abbiamo avuto negli ultimi vent’anni. Sul turismo sono d’accordo con Lapo, dico una cosa sola: il nostro obiettivo non è una persona in più, ma una notte in più. Questo significa anche rendere più vivibile la notte a Firenze, aumentare l’offerta, portare le persone a visitare destinazioni considerate minori offrendo pacchetti e mezzi di trasporto».

Può servire una «tassa di scopo» sul turismo?

RENZI: «Sono d’accordo che la fiscalità debba essere ripensata. La tassa di scopo così come è stata pensata però è un dito nell’occhio agli albergatori. Bisogna pensare a qualcosa che riesca a fare in modo che contribuiscano tutti quelli che usufruiscono di questa città, e non solo chi dorme in albergo».

PISTELLI: «Il problema è che c’è anche metà di questa città che non vive di turismo ma lo subisce. C’è bisogno quindi di uno strumento che restituisca in servizi ciò che il turismo costa a questa città. Non credo che un euro in più sul costo di una camera possano spaventare nessuno. Se cinque milioni di turisti l’anno portassero cinque milioni di euro da investire in servizi, ne verrebbe un grande beneficio per tutti. Poi le modalità si possono discutere, alla luce anche di esperienze di altre città».

La questione della sicurezza, del degrado, che tocca sia il centro storico che le periferie. L’Mcl, ad esempio, chiede cosa si può fare per rendere la città più vivibile.

PISTELLI: «Firenze ha indici di insicurezza reale, ossia di reati commessi, molto bassi. Per cui troverei sbagliato se chi si candida a governare la città ne cavalcasse le paure, quando queste paure sono più percepite che reali. Il tema del degrado è più legato a un discorso di qualità urbana: piazze e strade, del centro o della periferia, con marciapiedi più larghi e puliti, con migliore illuminazione, con un po’ di vita, farebbero ridurre immediatamente la percezione dell’insicurezza. Non è un problema di quanti poliziotti metto, ma di qualità della vita urbana».

RENZI: «Sono d’accordo, vivere la notte a Firenze oggi è un problema e anche di giorno si assiste a scene che colpiscono per la sciatteria più che per il rischio e l’insicurezza. In questo senso il trippaio di piazza Sant’Ambrogio è più utile, per risolvere il problema dell’insicurezza, di una ronda».

La Cisl propone il problema di una città che invecchia. Il che pone due questioni: cosa fare per gli anziani? E come aiutare i giovani, soprattutto le giovani coppie, a rimanere a Firenze?

RENZI: «La città invecchia, è vero. Bisogna anche capire però che oggi il sessantenne non è uno che ha bisogno di assistenza ma una persona attiva, che ha un dono prezioso: il tempo. Queste persone costituiscono una risorsa straordinaria per la città. Poi ci sono gli anziani non autosufficienti: un problema sempre più grande perché la vita si allunga e il bisogno di assistenza dura anni, non mesi. In questi casi, la prima cosa da fare è aiutare le famiglie. Sui giovani: abbiamo fatto un sondaggio, come Provincia, secondo cui quasi la metà del campione vorrebbe andare a vivere lontano da Firenze. Questo mi sorprende e mi preoccupa: la città dei sogni non sa più far sognare i giovani, che pensano di trovare più occasioni altrove. A loro bisogna offrire una città diversa».

PISTELLI: «La prima sfida che mi propongo è quella di ripopolare Firenze. Questa città ha perso 100mila abitanti in 12 anni. Persone che spesso vivono fuori dai confini comunali, ma usano comunque la città perché ci lavorano e ci passano il tempo libero. Ripopolare la città vuol dire anche ringiovanirla e quindi riequilibrare il rapporto tra le generazioni. A Firenze ci sono troppi nuclei familiari monoparentali, ossia gente che vive da sola, e pochi bambini. Dobbiamo intervenire sul mercato immobiliare, favorendo la residenza piuttosto che altri tipi di rendita, e vuol dire migliorare i servizi alle famiglie»

L’Mcl ricorda, tra i problemi di Firenze, anche l’emergenza casa. Come pensate di intervenire?

RENZI: «Credo che sia giunto il momento di una grande operazione di lealtà sul tema degli affitti in nero. C’è una situazione di cui sono vittime due categorie: immigrati e studenti. Su questo si deve intervenire con controlli mirati».

PISTELLI: «Anche questo problema va risolto, come tutti i problemi del vivere cittadino, guardandosi negli occhi con chiarezza. Dietro ogni fondo artigianale in cui vive ammassata una famiglia di immigrati c’è un proprietario fiorentino che trova più vantaggioso affittare a loro che a un artigiano. Il tema della lealtà quindi è fondamentale. Studenti e immigrati sono sfruttati, e allo stesso tempo la loro presenza altera il mercato. C’è anche un problema di stock abitativo: servono case adatte a una famiglia, non troppo piccole o troppo grandi. Devo dire anche che è una buona cosa che nei progetti che il Pd ha in mente ci siano appartamenti a canone calmierato».

Le Acli e le Misericordie chiedono come pensate di valorizzare il ruolo dell’associazionismo e del volontariato…

PISTELLI: «Questa è una città che ha una rete di volontariato e di associazioni, piccole e grandi, che non ha uguali in Italia. A loro vorrei chiedere la disponibilità di fare insieme un “piano regolatore sociale”, in cui a questa rete di volontariato viene data una responsabilità grande non solo nell’offrire servizi ma anche nel progettare il welfare cittadino».

RENZI: «Non so se il piano regolatore sociale è lo strumento giusto. Le esperienze di pianificazione strategica in questa città non mi sembrano molto riuscite. La presenza di un mondo associativo così vasto mi porta a dire, invece, che Firenze può essere la capitale della sussidiarietà. Il Comune non deve regolare il sociale, deve piuttosto valorizzare questo mondo, metterlo in condizioni di operare, dargli entusiasmo, farlo sentire orgoglioso del proprio ruolo».

Una domanda legata all’attualità: il convegno che si è svolto al Meyer, dove un medico ha affermato che i neonati non sono persone, ha riaperto la discussione sui temi etici…

PISTELLI: «La risposta di una buona parte delle istituzioni, di non partecipare al convegno, mi è sembrata la risposta migliore per esprimere dissenso di fronte a un modo sbagliato di affrontare questo tipo di problemi».

RENZI: «Su certi temi siamo d’accordo: tanto Lapo quanto io, ad esempio, non siamo andati a votare per il referendum sulla procreazione assistita. Oggi ci troviamo di fronte a questioni molto complesse: io trovo che su questi temi la politica abbia un ruolo importante, e se ne debba occupare. La vera sfida è tornare a fare di Firenze una delle capitali della riflessione non banale e non ideologica, come ai tempi di La Pira in cui a Firenze si incontravano uomini di cultura e politici di tutte le nazioni.

A proposito di La Pira: entrambi, per vari motivi, siete legati al «sindaco santo». È un’esperienza, quella di La Pira, che in qualche modo può essere riproposta oggi?

RENZI: «Possiamo pensare ai tempi di La Pira in termini nostalgici: allora ognuno di noi, guardando a quella stagione di Firenze, tira fuori i suoi santini, possono essere La Pira, oppure don Milani, o Balducci… Oppure possiamo pensare in termini di contemporaneità: la capitale dell’umanesimo ha, oggi, qualcosa da dire sull’uomo? Può rappresentare un luogo in cui si discute in maniera aperta e serena delle grandi questioni? In questi spazi di riflessione, allora, il pensiero della Chiesa diventa una voce che è importante e utile ascolare. Tutto questo però lo si deve fare senza battaglie ideologiche. Sulle coppie di fatto, ad esempio, a Firenze è stato approvato un registro prima ancora che a livello nazionale si parlasse dei Dico. Oggi, dopo diversi anni, a quel registro sono iscritte poche decine di coppie. Segno che non era uno strumento veramente utile ma una discussione ideologica.

PISTELLI: «I grandi eventi internazionali organizzati da La Pira a Firenze, i convegni culturali, le iniziative per la pace, richiedevano quattro elementi: un grande cuore, tanto cervello, la voce bassa per poter dialogare e alcuni gesti simbolici. Se penso a come oggi si parla dei temi etici, vedo spesso tutto il contrario: posizioni di bandiera, urla… Se c’è una eredità che possiamo onorare è quella di riuscire a riconciliare il cuore, la passione, con la testa, con un pensiero alto. Firenze ha nella sua storia una tradizione di eccellenza non solo nella cultura artistica e umanistica, ma anche in quella scientifica, per questo ha tutte le caratteristiche per proporre una riflessione seria anche su temi come quelli della bioetica, oggi così importanti».

Per chiudere, una domanda di «strategia» politica. Immaginate di avere già vinto le primarie, di trovarvi alle elezioni amministrative e di andare al ballottaggio. Cerchereste un accordo con l’Udc o con Rifondazione?

PISTELLI: «Eventuali accordi andranno fatti sul programma: le alleanze non si fanno su basi ideologiche ma sulla disponibilità a realizzare insieme ciò che è scritto sul programma di governo della città».

RENZI: «Se vince le primarie uno di noi due, sono convinto che a giugno non ci sarà bisogno di nessun ballottaggio. In ogni caso, preferirei l’Udc a Rifondazione».

(A cura di Riccardo Bigi)