Toscana
Rifiuti, tra burocrazia e ritardi si rischia l’emergenza

di Ennio Cicali
Clima teso sul fronte dello smaltimento dei rifiuti. La Regione ha inviato 287 lettere raccomandate una per ciascun Comune toscano per sollecitare la costituzione delle nuove Comunità di ambito per la gestione dei rifiuti, i tre Ato Toscana Centro, Toscana Costa e Toscana Sud, previsti dalla legge regionale 61/2007. Dato che entro i termini fissati per legge, la scadenza era lo scorso 29 maggio, le nuove Comunità di ambito non sono state insediate, la Giunta regionale ha deciso di procedere con lettere di diffida. Se al prossimo 30 settembre i nuovi Ato non saranno stati insediati, seguirà la nomina di un commissario regionale che procederà al posto dei Comuni.
Una «cura dimagrante» che non sarà indolore: ogni Ato rifiuti ha in media circa 11 poltrone che moltiplicate per le 10 province fanno 110 incarichi. Riducendoli a tre, come dice la legge, rimarranno al massimo una trentina di poltrone pubbliche.
Aspetti politici a parte, anche la parte operativa non è tranquilla: scoppiano le campane per la raccolta differenziata, stracolme di vetro, lattine e plastica. Revet, la società che lavora i materiali non ce la fa a tenere il passo di quanto prodotto dai cittadini toscani, troppo «virtuosi», che hanno preso alla lettera, o quasi, gli inviti a differenziare i rifiuti, ognuno di noi ne produce ogni anno circa 700 chili, poco meno di 2 kg. al giorno. Una situazione complessa, creata da vari fattori: dai notevoli flussi turistici 40 milioni di presenze l’anno al tessuto economico fatto di piccole imprese che producono rifiuti spesso assimilati a rifiuti urbani.
La raccolta differenziata è attestata al 33,4% di media regionale, (nel 2007 era il sesto miglior dato su scala nazionale e uno dei 7 sopra al 30%) ma stabile. Il 12% dei rifiuti toscani (stessa percentuale da quasi 10 anni) è stato bruciato in un termovalorizzatore: otto quelli attualmente in esercizio. Il resto è finito nelle 22 discariche, le più grandi sono 3, a Terranuova Bracciolini, Peccioli e Rosignano.
L’aumento della raccolta differenziata ha messo in evidenza le carenze degli impianti. Lo dice il rapporto 2000-06 dell’Osservatorio economico sulla gestione dei rifiuti urbani in Toscana, voluto da Regione Toscana, Agenzia regionale recupero risorse (Arrr) e Cispel. Secondo il rapporto, gli investimenti di enti locali e aziende sono diminuiti: erano 95 milioni nel 2000, 135 milioni nel 2002, sono calati a 54 milioni nel 2006. «Le discariche spiega l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini stanno per esaurirsi: il primo gennaio del 2009, a meno di proroghe governative, non sarà più possibile conferire in discarica il rifiuto tal quale, e quindi occorrerà prima lavorarlo. Gli impianti ci sono ma non bastano»«. Forse c’è stata una sottovalutazione nella programmazione degli impianti, osserva l’assessore, per questo sono necessari nuovi investimenti.
Bramerini invita le 25 aziende toscane che si occupano di rifiuti ad «aggregarsi, per garantire una maggiore efficienza».
Sul fronte degli inceneritori, la Regione conferma la sua linea. «Continuiamo per la strada intrapresa conclude Bramerini che comprende il nuovo termovalorizzatore di Case Passerini e l’ampliamento di altri inceneritori esistenti. Non vorremmo però che, a mano a mano che le Province varano i piani, vengano fatti ricorsi dalle associazioni ambientaliste, come avvenuto per l’impianto di San Zeno, destinato ad essere ampliato, nella zona dell’Ato sud».
Pochi impianti, troppe aziende, discariche in esaurimento, un insieme di circostanze che fa dire a Cgil Cisl Uil della Toscana che la Campania non è poi così lontana. I sindacati confederali sono tornati a parlare del problema rifiuti in un convegno a Grosseto, per un ciclo di iniziative itineranti cominciato a Firenze.
«Occorre passare dalle parole ai fatti spiega il presidente della commissione speciale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti urbani Paolo Marcheschi . Anche l’assessore Bramerini, ha ammesso che senza termovalorizzatori, dal prossimo anno saranno guai seri». «Senza impianti continua Marcheschi il problema dei rifiuti non si risolve. Altre soluzioni non sono possibili. Sì allora a scelte politiche di più ampio respiro: più raccolta differenziata, più riciclo, più termovalorizzazione. E se le risorse mancano, sì all’attivazione di project financing. Solo portando avanti queste scelte fondamentali conclude potremo rendere la nostra regione autosufficiente nel trattamento dei rifiuti».
Tra burocrazia e ritardi, i veri sconfitti rischiano di essere comunque gli utenti. I costi di conferimento nelle discariche, spesso fuori provincia, e gli oneri per la raccolta finiranno inevitabilmente per scaricarsi sui costi generali di smaltimento. Cioè sulle tariffe che pagheranno i toscani
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