Fiesole

Riflessioni sul piano pastorale/1 Se il gruppo è «individualista»

Più volte riecheggia nella riflessione ecclesiale di questo momento il termine conversione pastorale. Anche i Vescovi italiani lo usano nell’ultimo documento sugli orientamenti per il primo decennio del 2000. Conversione pastorale intesa come capacità di imprimere un nuovo dinamismo missionario a tutta la comunità cristiana, oggi particolarmente interpellata dalla sfida di una nuova evangelizzazione. E non c’è dubbio che tale conversione trova uno dei suoi ambiti privilegiati in quella frontiera ancora troppo poco esplorata della promozione del laicato cattolico e della sua partecipazione alla vocazione e alla missione della Chiesa. Dopo il Concilio Vaticano II è iniziata una nuova stagione della partecipazione dei laici alla vita ecclesiale. Molti fedeli laici hanno preso coscienza della peculiare responsabilità che hanno verso il mondo. Costoro sanno di poter rendere presente la Chiesa negli svariati ambienti dell’esistenza umana e capiscono che venir meno a questa responsabilità significherebbe sminuire la possibilità missionaria della Chiesa stessa. In questa luce si comprendono bene il valore sia degli organismi e strumenti di partecipazione e di comunione ecclesiale, sia delle molteplici ag-gregazioni laicali.La Chiesa italiana, avviandosi oggi sulla strada di un progetto culturale che è parte integrante della nuova evangelizzazione, ha bisogno di un laicato vivo e vitale consapevole della sua chiamata battesimale. Un laicato che sappia fare da ponte fra l’annuncio di salvezza della Chiesa e gli uomini e le donne del nostro tempo.Per questo è quanto mai urgente la promozione di quelle realtà nelle quali i laici possono liberamente associarsi per esprimere la loro creatività e originalità, nonché un autentico cammino di fede e di impegno ecclesiale. Non si può ignorare, infatti, il diritto dei fedeli laici alla libertà di associazione ampiamente riconosciuto dal Concilio Vaticano II e regolato dal Codice di diritto canonico. Le varie forme associative e i movimenti costituiscono preziose modalità di vita ecclesiale ed apostolica, alimentano e manifestano energie vive e correnti di santità, sono luoghi di conversione e di seria formazione cristiana, si rivelano particolarmente opportune ed efficaci per la missione in ambienti e in sfere di attività sociali spesso lontane dalla portata della parrocchia e sottoposte ad una forte tendenza secolarizzante.È soprattutto in rapporto ai diversi cammini di fede in vista della maturità battesimale, nonché alla presenza sul territorio che le nostre parrocchie dovranno rendersi sempre più disponibili «ad un’azione concertata con associazioni, movimenti e gruppi che esprimono la loro carica educativa soprattutto negli ambienti». Le associazioni e i movimenti possono essere così strumento di unione e aggregazione. Molte volte nelle nostre parrocchie si rischia di cadere nell’individualismo di gruppo. Talvolta questo può perfino sconfinare in antipatiche gelosie e polemiche. Le associazioni e i movimenti devono combattere decisamente questo individualismo trasformandolo in unità, abbattendo questi «muri» affinché l’individualismo di gruppo si trasformi in unità dei gruppi. Come scriveva don Mazzolari, «l’Azione Cattolica ha il compito preciso di introdurre le voci del tempo nella compagine eterna della chiesa preparando il processo di incorporazione. Deve gettare il ponte sul mondo, ponendo fine a quell’isolamento che toglie alla chiesa la possibilità di agire sugli uomini del nostro tempo. Il parroco non deve rifiutare questa salutare esperienza che gli viene offerta da anime intelligenti e appassionate. Altrimenti si chiuderà maggiormente in quell’immancabile gente corta, che ingombra ogni parrocchia, e fa cerchio intorno al parroco». È un richiamo forte per i parroci, ma anche e soprattutto per i laici e le associazioni!Analizzando la realtà delle nostre parrocchie vediamo come non sempre le associazioni di laici siano promosse e sostenute e, anzi talvolta ritenute un ostacolo per l’unità della comunità. A questo proposito ci sembra di rilevare ancora una notevole fatica da parte dei parroci e delle comunità parrocchiali ad aderire alle principali iniziative promosse dall’Azione Cattolica ma aperte a tutti: penso ai campi scuola estivi, agli esercizi spirituali, alle tre giorni di studio ed agli altri incontri di formazione.Certo quando si progetta insieme un lavoro è possibile anche la discussione e l’opinione divergente ma, se si lavora per uno scopo comune, dobbiamo credere che il dialogo ci arricchisce e rende più efficace la nostra azione evangelizzatrice. Anche da parte dei laici c’è spesso la tentazione di limitarsi a dare una mano quando viene richiesta senza impegnarsi in prima persona assumendosi delle precise responsabilità in un progetto costruito insieme.È veramente necessario fare la fatica di pensare e progettare insieme la parrocchia del terzo millen-nio rinnovando il modo di essere dei sacerdoti e dei laici e delle loro associazioni in senso missionario, di apertura e di testimonianza verso la società del nostro tempo che ormai rischia di non identificarsi più con la comunità parrocchiale. Sappiamo bene anche che la parrocchia non può ritenersi autosufficiente e deve necessariamente aprirsi alla dimensione diocesana, che le dà senso e significato pieno di Chiesa, e alle altre strutture (unità pastorali, vicariati) che corrispondono ad un nuovo modo di pensare il rapporto fra Chiesa e territorio. Le associazioni, per la loro storia e per la loro struttura sono senz’altro un segno e uno strumento di apertura verso il territorio, la diocesi e la Chiesa universale.È soprattutto nel rapporto con il territorio, con il mondo della scuola e del lavoro, nel settore della cultura e della politica, che si gioca il ruolo dei laici all’interno di un rinnovato progetto di evangelizzazione. È necessario riportare all’attenzione il tema della pace, della solidarietà con i poveri, della famiglia, dell’educazione. Occorre che i «fedeli laici» trovino il coraggio di affrontare anche temi controversi e spinosi, anche rischiando di sbagliare, per dare ragione della loro fede e della loro speranza, per incontrare gli uomini e le donne del proprio tempo, per compiere quelle mediazioni culturali che solo essi possono e devono fare.In particolare, come Azione Cattolica vogliamo impegnarci in queste sfide pastorali che riteniamo oggi particolarmente urgenti:1. aiutare la parrocchia a ripensarsi e ad aprirsi alla diocesanità e al territorio;2. accettare la scommessa educativa: l’impegno a generare e formare nuovi educatori ed animatori pastorali che, con spirito e animo missionario sappiano accogliere la sfida della nuova evangelizzazione e, come ha suggerito il Vescovo nell’omelia del Mercoledì santo «a percorrere itinerari formativi nei confronti dei giovani e degli adulti, delle famiglie e dei gruppi; a trovare una nuova spinta missionaria nei confronti dei lontani, ossia cammini nuovi, in quanto non possiamo accontentarci di una pastorale vaga, generica, ripetitiva…»;3. generare e formare autentiche e mature personalità laicali capaci di riportare il Vangelo al cuore degli uomini e delle realtà nelle quali quotidianamente vivono.*presidente Azione cattolica diocesana