Toscana

Rimettere al centro dell’economia la persona umana

«Si lavora per vivere o si vive per lavorare»? Ci accoglie con questa domanda, tra il serio e il faceto, il vescovo mons. Giovanni Santucci, delegato dalla Cet per la pastorale sociale. Siamo da lui per parlare del Convegno su «Intraprendere in Toscana: partecipazione e formazione» che sabato 26 gennaio si tiene a Carrara e che è stato organizzato dalla Conferenza episcopale toscana, in collaborazione con la Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli (vedi programma). «Con questo incontro vogliamo mettere al centro della riflessione la persona umana e la sua dignità, e in particolare il lavoratore che purtroppo è stato spesso sfruttato e vilipeso».

L’idea del convegno nasce come tappa intermedia, in vista della «settimana sociale dei cattolici» che si terrà a maggio di quest’anno a Pistoia e che prosegue l’«agenda di speranza» elaborata a Reggio Calabria.  «La Toscana – continua mons. Santucci – è una terra speciale, con una forte tradizione umanistica. Ci sarà pure un motivo perché in questa porzione dell’Italia c’è stata una così forte concentrazione di geni dell’umanità e di personalità di spicco che hanno reso il nostro paese unico nel mondo…? Pertanto le riflessioni che la Chiesa propone in ambito sociale, oltre a riferirsi al suo secolare magistero, vanno inquadrate in questa cornice unica».

I dati relativi all’occupazione – prosegue il vescovo – «sono preoccupanti. Manca il lavoro; tra le cause, c’è la mancanza di investimenti nel territorio. I cristiani non possono restare a guardare, chiudendosi in uno sterile individualismo: per dettato evangelico devono “farsi i fatti degli altri”, cioè impegnarsi nella cosa pubblica e difendere le ragioni dei più deboli. Per questo nel titolo del Convegno abbiamo posto l’accento sulla dimensione partecipativa e formativa».

Alla domanda se la Chiesa ha dunque ricette da suggerire per affrontare la crisi, monsignor Santucci precisa: «il metodo del guadagno a tutti i costi, a lungo andare, non paga, perché mette le persone in concorrenza e in conflitto tra loro. La competizione sfrenata è vincente, dal punto di vista del mercato, ma non dimentichiamo che fa anche tante vittime… Forse bisogna ritornare ad una economia più solidale. Pensi come sarebbero stimolati i lavoratori se partecipassero attivamente alla divisione degli utili dell’azienda… Molti giovani imprenditori si stanno muovendo su questa strada. Sono una speranza».

L’attuale situazione politica è piuttosto confusa, molte esponenti fanno riferimento alla dottrina sociale della Chiesa. Sarà una strategia per attirare la simpatia del voto cattolico? «Può darsi – risponde mons. Santucci –. Ma il punto è che la dottrina sociale della Chiesa, che è una grande risorsa per la società intera, deve essere presa nella sua globalità, come corpus unico, la cui chiave interpretativa è la centralità della persona umana, altrimenti serve a poco. È solo uno slogan. La Chiesa sollecita iniziative che riportino attenzione alla polis e che tendano a sviluppare buone prassi, tuttavia, è sotto gli occhi di tutti, la mancanza di una solida formazione per chi si impegna in politica».

Stringendo lo sguardo alla realtà apuana, la congiuntura appare piuttosto difficile: i giovani non trovano lavoro, le aziende chiudono, la cassa integrazione è a livelli stratosferici, il territorio è fragile e la politica langue…«In effetti i problemi della provincia apuana – ammette il vescovo – crescono di anno in anno, rischiando di non trovare soluzione. La filiera del marmo, ad esempio, è interrotta… il turismo non decolla come dovrebbe… e le aziende non trovano appetibile investire da questa parti. C’è bisogno di un salto in avanti e in questo senso un’indicazione potrebbe derivare proprio del convegno di sabato, in particolare dalla tavola rotonda».

Su un’altra questione ci preme avere il suo parere: cosa pensa del lavoro domenicale? «La settimana dei cristiani non inizia il lunedì ma la domenica, poiché noi siamo figli della risurrezione… la liturgia chiama feria i giorni della settimana. “Feria secunda” è il lunedì… La “feria prima” è dunque la domenica, memoria della Pasqua: è un giorno, quindi, da dedicare al rapporto con Dio, e alle persone  e tale dovrebbe restare. Primum vivere deinde laborare. Chiaro no?».