Cultura & Società

Roberto Benigni compie 60 anni, auguri dalla «sua» Prato e dal web

Auguri e «tweet» per i 60 anni di Roberto Benigni. Il comico toscano (il nome completo è Roberto Remigio) è nato il 27 ottobre 1952 a Castiglion fiorentino (Ar) ma ha passato l’infanzia a Vergaio, frazione di Prato. E infatti i primi auguri sono arrivati proprio da Prato. Il sindaco Roberto Cenni ha inviato a Benigni una lettera in cui ricorda il suo legame con la città. «La tua umanità, la tua straordinaria capacità di trasmettere passione civile è un dono di coraggio per il nostro Paese – scrive in un messaggio il presidente della Provincia Lamberto Gestri – e anche per la nostra comunità pratese, che deve uscire dalla crisi. Tutti ti dobbiamo molto per le tante opere straordinarie che ci hai regalato». Per Benigni, però, sarà un compleanno di lavoro: l’attore, infatti, è volato in Nord Europa per concentrarsi nella preparazione dello show in programma per il prossimo 17 dicembre su Rai 1. I suoi fan, comunque, si sono organizzati per un regalo molto particolare: sintetizzare la Divina commedia in un «tweet». L’iniziativa è stata lanciata dalla pagina Facebook di un gruppo di fan di Pertosa (Salerno) dove ogni anno si tiene lo spettacolo «L’Inferno di Dante». Per partecipare basterà twittare l’hashtag #diviniauguriRoberto seguito da una sintesi in 140 caratteri dell’opera dantesca. La pagina Facebook dell’associazione, invece, accoglierà gli auguri al comico. Iscritto dapprima in un seminario fiorentino, il giovane Benigni lo abbandonò per seguire gli studi secondari nell’istituto tecnico commerciale «Datini» di Prato dove conseguì il diploma di ragioniere. La sua passione, però, era lo spettacolo e dopo avere iniziato come cantante e musicista debuttò sul palcoscenico nel dicembre del 1971 al Teatro «Metastasio» di Prato con lo spettacolo «Il re nudo». Nel 1975 Benigni, a Roma, incontrò Giuseppe Bertolucci, che nel 1977 diresse «Berlinguer ti voglio bene», che portò alla prima affermazione del comico toscano. L’immagine ribelle e fuori dagli schemi di Benigni fu consacrata da alcune «scenette» rimaste storiche, come quando, nel 1983, sul palco di una manifestazione di partito, prese in collo Enrico Berlinguer. Dopo una collaborazione con Renzo Arbore che portò, tra l’altro, al film «Il pap’occhio» (1980), nel 1983 iniziò la sua carriera di regista cinematografico con «Tu mi turbi», seguito, l’anno successivo, dal grandissimo successo di «Non ci resta che piangere» con Massimo Troisi. Proprio durante le riprese di «Tu mi turbi» conobbe l’attrice Nicoletta Braschi, sposata il 26 dicembre 1991. Dal 1988 avviò una proficua collaborazione con lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami in pellicole che ottennero uno straordinario successo di pubblico: «Il piccolo diavolo», al fianco di Walter Matthau; «Johnny Stecchino»; «Il mostro». La consacrazione internazionale arrivò però nel 1997 con «La vita è bella», dedicato alla tragedia dell’Olocausto. Il film ricevette sette candidature agli Oscar portando a casa tre statuette: miglior colonna sonora a Nicola Piovani, miglior film straniero e miglior attore protagonista. A proclamare la vittoria con il famoso urlo «Robertooo!» fu Sofia Loren, raggiunta sul palco da uno straripante Benigni che si fece largo passando su braccioli e schienali delle poltrone. Seguirono due film di minor successo, «Pinocchio» e «La tigre e la neve», ma anche l’eccezionale accoglienza per il ritorno a teatro e nelle piazze dello spettacolo «TuttoDante». Il 17 febbraio 2011, intervenendo al Festival di Sanremo, Benigni si produsse in uno straordinario racconto dell’Unità d’Italia, dell’Inno di Mameli e della bandiera italiana, in un intervento che inchiodò allo schermo i telespettatori (con picchi del 60% di share) e commosse il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. (Fonte Asca)