Toscana

Romeni in Toscana: quasi raddoppiati

di Ennio Cicali

Sono cresciuti dell’87 per cento in dodici mesi. L’allargamento dell’Unione Europea fa sentire i suoi effetti anche in Toscana: gli immigrati romeni regolarmente presenti sul territorio regionale, infatti, sono passati dai 44 mila di fine 2006 agli 83 mila del dicembre 2007. Un incremento superiore sia quello medio nazionale (82,7%) e a quello delle altre regioni dell’Italia centro-settentrionale (con l’eccezione di Liguria e Val d’Aosta).

La crescita più significativa è stata nelle province della Toscana costiera, «quelle tradizionalmente meno attrattive nei confronti dei flussi migratori diretti verso la Toscana» spiega Francesco Paletti, curatore del capitolo del volume dedicato all’immigrazione romena nella regione. L’incremento più elevato nella provincia di Livorno (150%), seguita da Massa Carrara (141,9%) e Pisa (122,4%). In valori assoluti, però, i poli principali restano Firenze, sul cui territorio vive circa un quarto dei cittadini romeni e Arezzo (poco meno di un quinto).

Sono alcuni dei dati del rapporto «Romania, immigrazione e lavoro in Italia», un volume curato da Caritas/Migrantes, presentato a Firenze in occasione dell’illustrazione di «Parole meticce», il corso di formazione per operatori dell’associazionismo e del volontariato promosso da Anolf – Cisl e finanziato dal Cesvot. Il corso, presentato da Cora Prussi, nuovo presidente dell’Anolf Cisl Toscana, è organizzato su 12 incontri a carattere teorico e pratico con simulazioni individuali e di gruppo. I docenti sono tutti professionisti della comunicazione di comprovata esperienza.

«Improprio», comunque, almeno secondo gli esperti di Caritas/Migrantes, parlare di «esclusivamente di crescita dei flussi» provenienti da Bucarest. «C’è sicuramente anche questa componente – osserva Paletti- ma nella maggioranza dei casi si è trattato di lavoratori già presenti sul territorio regionale che, essendo divenuti cittadini comunitari, sono potuti emergere da una situazione d’irregolarità».

Elevatissimi, infatti, gli incrementi percentuali di lavoratori romeni regolarmente denunciati: +118% nei dodici mesi considerati (49mila occupati in più) con punte del 212% a Massa Carrara. Parallelamente, però, cresce anche il segmento di coloro che compongono quell’area grigia caratterizzata da una condizione di disoccupazione o, comunque, da un lavoro fortemente precario: è in tale situazione, infatti, circa un sesto degli immigrati romeni «toscani». «In valore assoluto si tratta ancora di numeri relativamente limitati visto che ne sono coinvolti poco più di 13mila persone, ma a preoccupare è soprattutto l’aumento – spiega Paletti –: in dodici, mesi, infatti, i romeni in tale condizione sono aumentati del 124%».

Per quanto riguarda i settori di inserimento lavorativo, ogni 100 immigrati romeni 52 lavorano nei servizi, 38 nell’industria e 8 nell’agricoltura (2 i «non attribuiti»). Cresce il settore dei servizi, in cui è occupato il 60% di tutti i lavoratori assunti nell’anno, una sostanziale tenuta dell’agricoltura (10%) e una minore capacità di assorbimento dell’industria.