Italia

RU486 IN OSPEDALE: ROMANO (MPV), UNA BANALIZZAZIONE DELL’ABORTO VISSUTO IN SOLITUDINE

“Mentre con la legge 194/78 si pensava ad una socializzazione dell’aborto, quindi all’interruzione volontaria della gravidanza come una responsabilizzazione da parte della società e quindi delle strutture sanitarie ad esso preposte per dare sicurezza e certezza sanitaria all’interruzione della gravidanza, con la Ru486 succede l’inverso”. Lucio Romano, ginecologo e vice presidente del Movimento per la vita (Mpv) italiano, commenta così il possibile prossimo arrivo negli ospedali italiani della pillola abortiva RU486: entro venerdì 19 il Consiglio di amministrazione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) esaminerà la questione relativa alla Ru486. Prima della riunione del Cda dell’Aifa ci sarà domani un passaggio intermedio, e anche scontato, in commissione tecnica scientifica, per esaurire formalmente l’iter di mutuo riconoscimento in fatto di registrazione anche in Italia della Ru486. D’altra parte, il comitato tecnico-scientifico dell’Aifa aveva dato parere favorevole alla Ru486 già lo scorso febbraio. “La donna, una volta assunta la compressa – chiarisce Romano -, nel lasso di poche ore ritorna a casa e quindi l’aborto avverrà a casa. Quindi, abbiamo una privatizzazione dell’interruzione della gravidanza con tutti i rischi connessi sia sotto il profilo clinico sia sotto quello delle conseguenze di ordine psicologico”. Romano spiega i vari punti della procedura riguardante la Ru486: “La donna dovrà essere edotta attraverso il consenso informato di tutti i sintomi dell’aborto stesso e nella sua solitudine dovrà assistere all’interruzione della gravidanza e poi eventualmente ricorrere al controllo che avverrà dopo qualche giorno presso la struttura sanitaria”. “Mi sembra – prosegue il vice presidente del Mpv – che sotto il profilo sociale avvenga di nuovo una riduzione alla solitudine della donna che si trova davanti ad un evento come l’aborto che seppur in fase molto precoce dovrà gestire personalmente nonostante la prima visita, il consenso informato, i controlli che possono essere preventivati”. E ciò, ribadisce il ginecologo, “perché l’aborto non avviene nella struttura sanitaria, ma in casa”. Tutto questo, soprattutto nei confronti delle ragazze più giovani, può tradursi “in una banalizzazione dell’aborto stesso, perché è sufficiente assumere una compressa in una fase estremamente precoce della gravidanza. È tutto molto semplice; diventa, quindi, un riduzionismo anche di ordine etico per quanto riguarda il ricorso all’aborto stesso, anche perché i tempi di assunzione della pillola sono estremamente ridotti”.La pillola, infatti, precisa il ginecologo, “deve essere assunta entro il 49° giorno dall’ultima mestruazione, il che significa che il primo test di gravidanza della donna risale a 4/5 giorni dopo un previsto ciclo mestruale che non viene”. “Ci ritroviamo – evidenzia Romano – alla quinta settimana: c’è una settimana in cui la donna deve soprassedere per quanto riguarda la decisione se non ci sono caratteri di urgenza. In realtà, comunque, nel lasso di sette giorni la donna deve immediatamente provvedere non solo a maturare la decisione, ma anche a confermare l’interruzione di gravidanza, a prenotarsi e a fare tutte le analisi dovute, i controlli e i colloqui vari”. Insomma, secondo il vice presidente del Mpv, “è una procedura che deve essere per forza accelerata e che non dà alcuna possibilità alla donna di riflettere sull’interruzione stessa né tantomeno di poter intervenire in termini di aiuto per farla soprassedere da quella decisione, cioè per svolgere quell’azione di prossimità e vicinanza umana in aiuto al prosieguo della gravidanza”.L’utilizzo in ospedale della Ru486 avrà conseguenze pensanti? “Certamente – risponde Romano – perché si compie una semplificazione dell’aborto stesso, ma non sotto il profilo della procedura tecnica, perché può essere necessario un intervento successivo di svuotamento radicale per residui in utero, ma una semplificazione per quanto riguarda il ricorso all’aborto stesso”. Dunque, evidenzia il ginecologo, “si semplificherà in un’ottica della banalizzazione dell’aborto, perché è sufficiente una compressa in una fase precoce e la gravidanza s’interrompe”. Romano anticipa un altro particolare inquietante: “Si sta studiando la Ru486 anche come pillola del giorno dopo e come contraccettivo. È prevedibile che tra qualche anno possa essere introdotta in commercio con queste finalità. Quale ulteriore confusione si verrà a creare nell’uso della Ru486 tra aborto, pillola del giorno dopo e eventuale uso della contraccezione!”. Insomma, conclude Romano, “ci troveremo di fronte alla contraccezione che diventa aborto e aborto che diventa contraccezione”.