AMICI MIEI – COME TUTTO EBBE INIZIO

DI FRANCESCO MININNI

I’ Perozzi, i’ Mascetti, i’ Melandri, i’ Necchi, i’ Sassaroli, via, si sa quasi tutti chi sono. Que’ ragazzi sbrindellati e tristi che, pigliando pe’ i’ sellino i’ prossimo ventiquattrore su ventiquattro, credevano di scansare l’inevitabile spettro della morte e invece invecchiavano come tutti e morivano, eccome.

Oddio, anche loro tutti tutti ‘un c’erano: i’ chirurgo che lasciava a mezzo un’operazione pe’ scappare cogli amici verso qualche zingarata, diciamocelo, l’era un delinquente, no un giocherellone. Eppure eran persone: si conoscevano, ci s’abituava, ci si figurava anche d’avelli incontrati pe’ la strada. Gente come noi, alla fine. Come i nostri amici, gli «Amici miei» inventati da Germi e messi in film da Monicelli (du’ volte) e da Nanni Loy (una sola). Ma oggi Duccio, Manfredo, Filippo, Cecco e Jacopo, chi li conosce? L’hanno un bel dire «come tutto ebbe inizio».

A noi c’è parso più facile «come far finire ogni cosa». Insomma, dice Neri Parenti (che a dire i’ vero gli è anche fiorentino) che Monicelli prima di morire gli ha detto di fare i’ film e di fallo bene, che facesse ridere. Sarà… Dà più l’idea dell’autogiustificazione, perché davvero «Amici miei» ridere faceva, ma metteva anche tanta tristezza. Qui invece, anche se dicano che la sceneggiatura di partenza gli è sempre di Benvenuti e De Bernardi, ‘un c’è nulla da fare: siamo buttati d’un colpo in un altro cinepanettone ambientato, sì, n’i’ Quattrocento, co’ i’ magnifico Lorenzo, frate Savonarola e Palazzo Vecchio (ma vecchio davvero…), ma senza lo spiritaccio toscano che poteva rammentare i tempi passati.

C’è i’ calcio in costume, ma invece che in Santa Croce l’hanno messo a Pistoia: l’è come far scoppiare la colombina in Piazza d’i Domo a Milano, via! Ci son questi cinque amici che campano di scherzi ai danni propri e d’i’ resto d’i’ mondo, ma ‘un son dentro que’ personaggi che si conosceva: si ritrovano in costume, qualche volta a Firenze e qualche altra da qualche altra parte, a fare i bischeri per una ragione unica che praticamente diventa la conquista di grazie femminili altrui. Ora, va bene che Boccaccio n’aveva scritte di cotte e di crude n’i’ Decamerone, che a Cecco Angiolieri gli garbavano le donne giovani e leggiadre, che Dante aveva fatto scureggiare un diavolo e s’era inventato da gran poeta che “egli avea del cul fatto trombetta”.

Va tutto bene. Ma, per l’appunto, bisogna esse’ prosatori o poeti perché tutto questo abbia un senso differente da quello nudo e crudo. Parenti, Brizzi e Martani (i’ regista e gli sceneggiatori, insomma) a quanto pare ‘un sono né questo né quello, perché tutt’a un tratto, chissà perché, invece che d’i’ Decamerone vero ci si ricorda di quello finto che si chiamava “Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno”, «Fratello homo sorella bona» e «Sollazzevoli storie di mogli gaudenti e mariti penitenti». E, porca miseria, ‘un si ride nemmeno.

Allora, c’è Duccio, che sarebbe i’ più importante, che conosce anche i’ Magnifico. C’è Filippo, che di corna se n’entende parecchio (di quelle degli altri e anche delle sue). C’è Manfredo, spiantato ma con moglie e figli da campare. C’è Jacopo, cerusico (che vorrebbe dire dottore), che chissà perché si sono ‘nventati che l’è sodomita (cioè… lasciamo perdere).

E poi c’è Cecco, l’oste, che poretto more di paura su’i’ patibolo senza sapere che gli era tutta una burla. C’è anche l’Alderighi, i’ legnaiolo, che gli fanno credere d’essere un altro e lui ci casca. C’è i’ magnifico Lorenzo che copia i versi delle poesie e scherza anche lui. C’è solo questo. Tutt’i’ resto manca. Sì, bisogna dire che Massimo Ghini (forse perché c’ha la mamma di Lucca) parla i’ fiorentino meglio di quegli altri che ‘un son fiorentini. Che Eros Pagni e Pamela Villoresi son attori di razza bona. Ma anche che Firenze sta di casa tutto da un’altra parte. E che ‘un siamo tutti tanto bischeri come chi ha fatto i’ film pensava.

AMICI MIEI – COME TUTTO EBBE INIZIOdi Neri Parenti. Con Christian De Sica, Michele Placido, Giorgio Panariello, Massimo Ghini, Paolo Hendel.ITALIA 2011; Commedia; Colore