Il film: “Come gocce d’acqua”, gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

Dopo il passaggio al Festival del Cinema di Roma del 2024 arriva in sala «Come gocce d'acqua», racconto di amore filiale di sorprendente delicatezza

Jenny ha diciannove anni, è una giovane promessa del nuoto, e vive al centro sportivo di Roma che la allena per le gare. Non ha un buon rapporto col padre, Alvaro, un camionista che quattro anni prima se ne è andato di casa per stare con un’altra donna. Mentre i due sono in viaggio insieme, Alvaro ha un malore, che gli paralizzerà metà del corpo: con una decisione incomprensibile per chiunque, dalla madre al coach, Jenny decide di trasferirsi a Tarquinia per prendersi cura del padre invalido.

È questa, in sintesi, la premessa di «Come gocce d’acqua», film firmato da Stefano Chiantini, conosciuto principalmente per la webserie «Una mamma imperfetta», ma che aveva tempo fa avuto modo di farsi notare dalla critica col suo «Isole».

Il film era già stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma lo scorso anno, e ha atteso un anno prima di essere finalmente distribuito in sala, all’approssimarsi della temuta parentesi estiva che svuota i cinema salvo per i blockbuster stagionali.

Con queste premesse, il film passerà probabilmente in sordina, e sarà un peccato, perché «Come gocce d’acqua» regala una storia sorprendentemente delicata di amore filiale, inquadrando un rapporto da reinventare, riscrivere, ricucire.

I protagonisti sono un’esordiente, Sara Silvestro, e uno dei volti emergenti nel cinema italiano, Edoardo Pesce, rispettivamente figlia e padre, entrambi colti in un momento di estrema fragilità: la prima alle prese con rivelazioni che ne scuotono il senso di identità e appartenenza, il secondo piegato da un’improvvisa malattia che gli leva autonomia e dignità.

Se i dialoghi sono sempre brevissimi, tronchi, accennati, il film gioca principalmente su sguardi, gesti, cenni, mentre la cinepresa insiste sulla compresenza dei corpi, sull’idea di spazio condiviso immagine di tempo passato assieme. Quando padre e figlia non convidono fisicamente la stessa inquadratura, ecco che le ambientazioni si fanno eco l’un l’altra, e la sgangherata piscina di provincia in cui deve allenarsi Jenny è un riflesso di quella ospedaliera in cui Alvaro affronta la fisioterapia, finché da ultimo i due ambienti non si sovrappongono in una scena che è terapia fisica e familiare, guarigione e ritorno.

Proprio l’acqua è l’elemento di connessione tra padre e figlia, custode del loro rapporto fin dalle foto d’infanzia, pronta ad aiutare a crearne uno nuovo: è nel mare che Alvaro tenta una riconnessione con Jenny che finisce col suo malore, è sempre nel mare che i due si ritrovano in un ultimo abbraccio prima dei titoli di coda.

Il film, però, non è “solo” la storia di una ragazzina più matura degli adulti infantili ed egoisti che le ruotano attorno, e di un padre che deve imparare a farsi bambino da accudire per una figlia già donna: è la storia di un dono gratuito perché dono d’amore, di una gratuità che è fertile e porta frutto, che lascia semi che fioriscono e dà il via a una catena di reciprocità disinteressata e disarmante. Le rivelazioni familiari che sembrerebbero rovinare l’atmosfera creata già dai due protagonisti serve appunto a restituire la misura della gratuità del dono di sé, ribadendo che si regala perché si è ricevuto, si sa dare perché qualcuno prima ci ha insegnato con l’esempio.

Peccato solo per un Chiantini evidentemente più a proprio agio come sceneggiatore che come regista, qui prigioniero di un immaginario fin troppo televisivo che blocca ogni audacia registica e demanda la forza espressiva ed emotiva del racconto in via esclusiva agli interpreti. Anche così, però, un film che sarebbe davvero un peccato perdere.

COME GOCCE D’ACQUA di Stefano Chiantini. Con Sara Silvestro, Edoardo Pesce, Barbara Chichiarelli, Antonio Zavatteri. Italia, 2024. Drammatico.