Il film: “Fuori”, il piacere di stare dentro, la difficoltà di affrontare il fuori

Nel 1980, appena uscita dal carcere di Rebibbia, la scrittrice Goliarda Sapienza vivrà un’intensa estate all’insegna dell’amicizia e del desiderio di libertà

Presentato in concorso al recente Festival di Cannes, Fuori di Mario Martone racconta un frammento dell’estate 1980 della scrittrice Goliarda Sapienza. Un periodo della sua vita caratterizzato dalla reclusione in carcere per aver rubato dei gioielli e dall’incontro con due giovani detenute, Roberta e Barbara, che continuerà a frequentare anche al termine della loro detenzione. Due donne che segneranno la sua fragile esistenza perché, come spiegherà al marito, “quando sono con loro, mi sento ancora dentro, cioè libera”. Un’affermazione spiazzante, ma non troppo, pronunciata da una donna in crisi, disperatamente a caccia di un editore che possa pubblicare il suo romanzo “L’arte della gioia”.

Una maledizione intorno alla quale ruota la vita fuori di tutti giorni fatta della ricerca perenne di un lavoro che non c’è e del rischio di uno sfratto per un affitto che non riesce a pagare. Eppure, nonostante tutto, Goliarda sa sorridere agli accadimenti quotidiani, una reazione che, tra l’altro, le crea ulteriori problemi poiché destabilizza chi le sta accanto che si sente preso in giro dall’ilarità di una donna psicologicamente instabile. In realtà, la scrittrice quando non eccede con alcol e fumo è ben presente a sé stessa, solamente vive immersa in una dimensione che purtroppo non coincide con il mondo che la circonda. Ed ecco che dentro è meglio di fuori, anche il dentro degradato di una cella che diventa più confortevole e sicura, quasi protettiva, rispetto ad un fuori che ti costringe a confrontarti con un’esistenza che ti sfugge di mano in ogni istante. Un’esistenza che non sarà lunga abbastanza (Sapienza morirà nel 1996) per vedere “L’arte della gioia” pubblicato (siamo nel 1998), diventare un clamoroso caso letterario ed oggi, grazie anche all’omonima trasposizione cinematografica della stessa Valeria Golino, far proclamare la sua autrice tra le più grandi scrittrici del Novecento.

A sottolineare lo straniamento che caratterizza la protagonista, Fuori disorienta continuamente togliendo quei riferimenti narrativi che possono aiutare nello stabilire l’arco temporale della vicenda. E se i grandi fatti di cronaca dell’epoca non entrano nella storia (è l’estate della strage di Bologna), il film di Martone si sviluppa in un tempo indefinito (giorni? mesi?), tanto i flash-back a Rebibbia e il via vai degli incontri si succedono senza stacchi, scivolando l’uno sull’altro. Fuori è un film che ci restituisce l’afa di una torrida Roma estiva di 45 anni fa (ricreata abilmente dallo scenografo Carmine Guarino e dalla costumista Loredana Buscemi), quando si salivano le scale in fretta per cercare di rispondere al telefono fisso e un taxi giallo FIAT 128 ti poteva portare ovunque. La città eterna diventa così a sua volta protagonista, riportandoci alla memoria la Napoli di L’amore molesto, avvolgendoci in tutta la sua rarefatta bellezza, dove insieme alle rovine, alle glorie dell’antichità, troneggiano quei palazzi contemporanei della periferia che, a loro volta, sono oggi diventati archeologia urbana del Novecento.

Fuori è anche il film di Valeria Golino attrice che avendo vissuto una lunghissima stagione della sua attività artistica nell’interpretare la scrittrice sia davanti che dietro la macchina da presa si è ormai completamente immersa nel suo universo. E accanto a lei, brillano Elodie nei panni di Barbara, una ragazza inquieta e in cerca di riscatto, e soprattutto Matilda De Angelis, una Barbara “cattiva per necessità” ma capace di strazianti gesti d’amore verso la sua amata Goliarda.

FUORI di Mario Martone. Con Valeria Golino, Matilde De Angelis, Elodie, Corrado Fortuna, Stefano Dionisi, Antonio Gerardi

Produzione: Rai Cinema, Indigo Film, The Apartment, Fremantle Media; Distribuzione: 01 Distribution; Italia, Francia, 2025

Biografico, Drammatico; Colore

Durata: 1h 57min