Il film: “Ho sposato mia madre”, quando la malattia colpisce anche gli affetti più cari

Il regista fiorentino Domenico Costanzo ha vissuto da vicino l’esperienza dell’Alzheimer e ne ha fatto un film per aiutare i familiari di chi la sta affrontando a sentirsi meno soli

È possibile trovare la forza per sopportare la sofferenza che comporta vivere accanto ad una persona colpita dall’Alzheimer? È possibile affrontare l’isolamento, da tutto e da tutti, che ne è la più diretta conseguenza? Cosa ci permette di resistere anche quando tutto sembra perduto? Sono le domande a cui tenta di dare una risposta Domenico Costanzo, il regista fiorentino autore di Ho sposato mia madre, una pellicola del 2019 che, dopo essersi distinta per aver superato 80 selezioni e aver conseguito 21 vittorie in Festival internazionali, approda adesso sul grande schermo.

La trama del film è attraversata dal meccanismo della reminiscenza, dalle emozioni ormai sopite nella memoria svanita di una madre che risorgono in occasione della lettura di una serie di lettere d’amore, che in passato suo marito le aveva scritto prima che si fidanzassero. Una lettura che le offre momenti di luce, di rara e intensa bellezza, in mezzo all’offuscamento perenne e cupo della malattia. Un’occasione per far diventare questa donna una preziosa risorsa per il figlio, che grazie a lei scopre nuove prospettive con cui scorgere la propria esistenza. Saverio, il figlio, con l’aiuto di un’animatrice, decide infatti di trasformare quelle lettere in uno spettacolo teatrale con l’intento, facendo leva sulla loro dimensione emotiva, di continuare a far riemergere nella madre quei preziosi ricordi.

Ho sposato mia madre prende spunto dall’esperienza diretta dell’autore, dal momento in cui proprio sua madre venne colpita, prima di lasciarlo, dalla terribile malattia. Ma perché di un’esperienza così intima farne un film? Perché Domenico Costanzo ha pensato che questo suo lavoro potesse arrivare al cuore delle persone che nelle loro case vivono l’Alzheimer, per aiutarle ad affrontare una realtà difficile e dolorosa. Perché l’Alzheimer è una malattia che colpisce in primo luogo chi ne soffre, ma anche chi gli sta intorno. Quando arriva travolge tutto come un ciclone: si porta via gli affetti, i ricordi, la vita passata presente e futura, per quanta di quest’ultima ne possa rimanere. E in tutto questo i familiari, sconvolti e disorientati, rischiano talvolta di trascurare il malato, che ormai non riconoscono più, sempre più assente da loro e dalla realtà.

Ho sposato mia madre è un atto d’amore e di fiducia verso quel buio che tutto oscura: ma se la luce degli occhi si è definitivamente spenta, grazie all’amore è possibile mantenere accesa quella del cuore. Domenico Costanzo arriva a questo film dopo una decennale attività cinematografica che lo ha visto cimentarsi anche in cortometraggi, documentari, docu-fiction e videoclip musicali, anche se deve la sua notorietà soprattutto all’aver preso parte a varie pellicole dell’amico Leonardo Pieraccioni. Ho sposato mia madre è il suo quinto lungometraggio che si inserisce appieno nel filone della commedia toscana capace di passare con disinvoltura dal delicato registro della commozione alla risata provocata dalla gag di turno. Il cast del film può contare sulla presenza di Nicola Pecci che interpreta il ruolo del figlio Saverio, un uomo che deve ricostruirsi la propria vita e che sacrifica il rapporto con la moglie e le figlie per mantenere vivo nella madre il ricordo del suo grande amore. Monica Bauco è, invece, la nuora ingrata, tutta estetista e lezioni di tango, che proprio non ne vuol sapere di avere in casa la suocera malata, mentre l’inossidabile Sergio Forconi è l’ospite della casa di riposo a cui sembra che la guerra non sia mai finita.

La vera star del film è però Rosanna Susini, la mamma Rosa colpita dalla malattia, che è artefice di un’interpretazione magistrale e così intensa quasi da far dimenticare allo spettatore che siamo in presenza di un’attrice che sta recitando una parte. E proprio a partire dal volto di Rosa, la regia di Costanzo è abile nel catturare appieno l’essenza delle emozioni umane, guidandoci in un viaggio intimo e profondo attraverso i meandri dell’anima. Interessante anche la fotografia, curata da Mark Melville con estrema attenzione, che ci restituisce tutta la bellezza malinconica di Firenze, creando un’atmosfera suggestiva che si fonde perfettamente con la narrazione emotiva del film. Ma allora guardando Ho sposato mia madre possiamo pensare che non tutto sia perduto? Forse sì, perché possiamo ammirare la voglia di vivere e di amare che si tengono a braccetto mentre si incamminano, impegnati nello stenuo tentativo di dare un futuro alla famiglia e agli affetti più preziosi.

HO SPOSATO MIA MADRE di Domenico Costanzo. Con Nicola Pecci, Rosanna Susini, Benedetta Rossi, Monica Bauco, Sergio Forconi, Pietro Fornaciari, Viola Volpi, Alisea e Iduna Batazzi, Luciano Casaredi, Alessandro Baccini, Gaia Nanni

Produzione, sceneggiatura e montaggio: Domenico Costanzo; musiche: Giovanni Puliafito; collaborazione alla sceneggiatura: Stefano Silvestri; direttore della fotografia: Mark Melville
Italia; 2019; Drammatico; Colore

Durata: 1h 24min