Il film: “Hokage – Ombra di fuoco”, viaggio negli orrori del passato per salvare il futuro

Dopo aver collezionato premi a Venezia, al Mainichi e alla Viennale, arriva per la prima volta in sala «Hokage – Ombra di fuoco», prima uscita di una ricca rassegna dedicata a uno dei più rivoluzionari registi giapponesi degli ultimi anni.

A partire da marzo fino a giugno, Cat People distribuisce in Italia, molti per la prima volta in sala, nove film di Shin’ya Tsukamoto, un regista tra i più creativi e rivoluzionari del panorama nipponico contemporaneo, che ha reinventato il cinema di genere portando a perturbanti e scomode riflessioni sulla natura umana, sul rapporto con le macchine, sulla violenza, sul corpo.

Prima tappa di questo percorso è il suo ultimo film distribuito, «Hokage – Ombra di fuoco», una pellicola decisamente anomala nella filmografia di Tsukamoto, che abbandona la fantascienza cyberpunk e il body horror visti in «Tetsuo», ma anche il surrealismo di «Bullet Ballet», e va a chiudere invece una più cruda e realistica trilogia sulla guerra, dopo «Fires on the Plain» e «Killing».

Il film si apre su una città giapponese distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Qui vive un bambino, orfano di guerra, che sopravvive con furtarelli ed espedienti. Il suo percorso si incrocerà a quello di una vedova che si prostituisce per sopravvivere, di un ex maestro di scuola traumatizzato dal conflitto, e di un veterano che insegue una vendetta dolorosissima e impossibile.

Premiato col Premio NETPAC a Venezia, con il Premio all’eccellenza al Mainichi Film Festival e con il Premio alla giuria alla Viennale, «Hokage – Ombra di fuoco» si avvicina per stile, toni e temi al neorealismo italiano di «Ladri di biciclette», da cui mutua anche la prospettiva narrante di un bambino, il bravissimo Ouga Tsukao, un’infanzia sacrificata al mero imperativo di sopravvivenza, finita troppo presto in mezzo a una società distrutta in cui non è possibile essere/restare bambini.

Tsukamoto lavora in sottrazione, con ambienti e riprese minimali, ma prende comunque il pubblico per mano e lo invita via via ad allargare i propri orizzonti percettivi, svelando ogni volta nuovi orrori e nuove tragedie. Se il film si apre su un unico ambiente chiuso, una ex taverna ripresa esclusivamente in notturna e abitata da una donna sola (Shuri), il progredire della narrazione e l’introduzione di nuovi personaggi allarga anche lo spazio fisico della storia: si apre allora una nuova stanza della taverna, arriva finalmente la luce del sole e si esplora quel che rimane della cittadina, si ha finalmente un respiro più ampio nel viaggio attraverso il paese del bambino col nuovo “datore di lavoro” fino a tornare al buio di un bosco, quasi fosse una fiaba, per chiudere poi il cerchio tornando alla taverna, stavolta di giorno, concludendo al mercato nero.

Né questo ampliarsi degli spazi né la progressiva illuminazione portano però conforto, anzi, ogni raggio di luce illumina orrori prima nascosti, corpi e menti martoriati da una guerra di cui non riescono a liberarsi, storie atroci e traumi invincibili che si dipanano a comporre la ferita collettiva di un paese intero.

Tsukamoto non fa sconti alla rappresentazione per mantenere vivo l’orrore dell’ultimo conflitto, in una narrazione che diventa progressivamente una preghiera, un disperato appello, un’occasione di guardare all’orrore del passato per non ripeterlo mai più.

Narrato in punta di piedi, con delicatezza eppure con spiazzante brutalità, valorizzato da una fotografia che rende gli ambienti protagonisti assoluti, «Hokage – Ombra di fuoco» si rivela un monito tanto più cogente quanto più i venti della storia sembrano soffiare oggi in direzione ottusamente contraria.

HOKAGE – OMBRA DI FUOCO di Shin’ya Tsukamoto. Con Ouga Tsukao, Shuri, Mirai Moriyama, Hiroki Kono. Giappone, 2023. Drammatico.