Il film: “Paternal Leave”, il fallimento di un genitore, la speranza di un riscatto

La costa e l’entroterra romagnolo sono testimoni oculari dell’incontro-scontro tra una ragazzina tedesca e un padre naturale mai conosciuto

Leo è una ragazza tedesca che vive in Germania con la madre. Quando gli amici le chiedono dove sia suo padre, lei risponde che è morto. In realtà, non è così: semplicemente non lo ha mai conosciuto. Paolo, questo il suo nome, è stato un amore estivo, tanto intenso quanto effimero, di una vacanza trascorsa quindici anni prima dalla madre sulla riviera adriatica. L’uomo adesso vive una misera esistenza alle foci del Po, tra un fatiscente bar sulla spiaggia e le scarse attenzioni che riserva all’ex compagna e alla loro figlia. Leo parte per l’Italia all’insaputa della madre, desiderosa di interrogare quello sconosciuto che l’ha resa orfana appena concepita. L’incontro-scontro tra i due sarà aspro e lascerà segni indelebili che certificheranno il fallimento delle loro esistenze ma anche la speranza di poterle riscattare.

Paternal Leave è l’opera prima della regista Alissa Jung, autrice anche della sceneggiatura, un testo redatto in prima stesura per partecipare ad un concorso di scrittura cinematografica. Leo e Paolo sono così distanti l’una dall’altro che non parlano neanche la stessa lingua, tanto che per dialogare devono affidarsi all’inglese. Alla loro vicenda fa da cornice il paesaggio della costa romagnola, un malinconico e struggente mare d’inverno caratterizzato da raffiche di vento forte, spiagge deserte popolate soltanto dalle ruspe che spostano cumuli di sabbia, località turistiche abbandonate. Uniche eccezioni di vita, l’emporio del paese sempre aperto e l’immancabile camioncino del venditore ambulante di piadine. Il calore che emana l’entroterra accompagna, invece, i miseri tentativi di ricreare una quotidianità familiare padre-figlia mai vissuta, in cui gli alberi e il profumo della loro resina si alternano ai laghetti delle valli con eleganti fenicotteri rosa che danzano sull’acqua.

Una porzione di terra che dalla pineta ravennate conduce a Marina Romea, diversa dai grandi centri di divertimento estivo e restituita in tutta la sua bellezza dalla fotografia di Carolina Steinbrecher e dalla scenografia di Cristina Bartoletti. Presentato al festival di Berlino, il film è la delicata e struggente storia di una ragazza normalissima che cerca semplicemente una spalla su cui appoggiarsi nei momenti di solitudine, uno sguardo amorevole sul quale fare affidamento nelle difficoltà, una spiegazione al perché nessuno sembra volerla accettare. Eppure, tutti gli adulti, compresa una madre che nel film è soltanto una voce al telefono, sembrano volerle bene (lo dimostra perfino Paolo che con affetto le insegna a cavalcare la tavola da surf), salvo poi riconoscere di aver sbagliato e chiederle scusa.

Ben presto Leo smette di porre quelle domande che avrebbero avuto soltanto risposte sgradevoli e il racconto della Jung si incentra soprattutto sugli sguardi, sulla sabbia bagnata che si appiccica sulla pelle, su un fenicottero di plastica (una ciambella per bambini) che simboleggia il rimpianto di estati al mare che non ci sono mai state. Luca Marinelli è Paolo mentre l’esordiente Juli Grabenhenrich interpreta Leo, veramente brava nei panni di un’adolescente testarda e cresciuta troppo in fretta. In un finale per niente banale, sarà proprio uno di quei fenicotteri rosa, che tanto avevano affascinato la ragazza, a costringere padre e figlia a fermarsi e chiudere definitivamente i conti con il passato. Il viaggio in Italia di Leo potrà allora dirsi concluso, prima di riprendere il proprio percorso di crescita, cercando di non ripetere gli stessi errori dei propri genitori.

PATERNAL LEAVE di Alissa Jung. Con Luca Marinelli, Juli Grabenhenrich, Arturo Gabbriellini, Joy Falletti Cardillo, Gaia Rinaldi

Produzione: The Match Factory GmbH, Wildside; Distribuzione: Vision Distribution, The Match Factory; Germania, Italia; 2024

Drammatico; Colore

Durata: 1h 53min