Il film: “Tre amiche”, l’inevitabile precarietà dei sentimenti
Realizzato a distanza di due anni da Una relazione passeggera, Tre amiche si propone come una partitura visiva sulla paura e sul desiderio di innamorarsi

Joan sta con Victor ed è convinta che si possa convivere con qualcuno soltanto se lo si ama. Purtroppo, lei ha smesso di desiderarlo mentre lui non accetta l’idea di perderla. L’amica Alice pensa che amare sia soprattutto sinonimo di sofferenza. E così, con Eric è felice, proprio perché non lo ama e, di conseguenza, non è in apprensione per il timore di perderlo. Un evento inaspettato contribuirà però a farla sentire di nuovo desiderata e, quindi, a ricominciare a soffrire. Rebecca non ha un compagno e nessun uomo sembra volersi occupare di lei. Vive nella costante attesa che qualcuno le si avvicini e che la faccia innamorare di nuovo. Cerca quell’amore che, così crede, provano Joan e Alice per i loro mariti, inconsapevole della loro lacerante situazione. Quando troverà la presunta anima gemella (proprio Eric, il compagno di Alice), il rischio di buttare all’aria il rapporto con le sue amiche la porrà davanti all’ennesima scelta tra il piacere e la sua rinuncia. Joan, Alice e Rebecca sono le Tre amiche del regista francese Emmanuel Mouret che, con questo film, aggiunge un altro capitolo alla sua indagine sui turbamenti che provocano l’amicizia e l’amore. Un’ulteriore tappa, a distanza di due anni dal delizioso Una relazione passeggera (storia di un amore clandestino senza possibilità di futuro) per un cinema attraversato da un’ironica malinconia, tanto da farlo paragonare ad autori come Éric Rohmer e Woody Allen.
In Tre amiche a guidarci nel labirinto delle passioni e dei dolori delle protagoniste è Victor, una voce narrante onnisciente ma assente sulla scena, una figura maschile che racchiude in sé l’essenza dell’amore che svanisce. Mouret è abile e tratta una materia così profonda con delicatezza, con mano decisa ma leggera, con intensità e garbo. Mai una sequenza, un dialogo, sopra le righe: l’intimità dei personaggi è sempre accennata, la macchina da presa non ha bisogno di mostrare gli amplessi per trasmetterci il senso della solitudine e della passione, del piacere e della disperazione. Il regista si concede soltanto piccole incursioni autoriali come quando, infrangendo le regole grammaticali, zooma sul volto di Joan per fornirci una lente di ingrandimento in grado di scrutare i suoi occhi malinconici e poter percepire i suoi pensieri. La musica originale è di Benjamin Esdraffo ma la colonna sonora comprende anche Mozart, Scarlatti, Ravel, sonate di Beethoven, brani per pianoforte di Mendelssohn, che contribuiscono ad ingentilire ulteriormente una messa in scena colta e raffinata, trasformando le immagini in una melodiosa partitura visiva, in un contrappunto corale tra mostrato e fuoricampo.
Joan, Alice e Rebecca sono insegnanti, le prime due nello stesso liceo mentre Rebecca è ancora alla ricerca di un posto fisso, ma la scuola con i suoi studenti e le sue ritualità rimane sullo sfondo della vicenda, semplice punto di partenza della narrazione. Al contrario, la città di Lione, tanto cara agli autori francesi (basti pensare ad Alice e il sindaco di Nicolas Pariser), è protagonista assoluta con la sua luce (restituita in tutto il suo splendore dalla fotografia di Laurent Desmet), le sue strade, i suoi locali, i suoi parchi. In Tre amiche, gli amori sbocciano, si dissolvono, ne arrivano di nuovi, evaporano ancora. Impegnati ad esplorare quel confine sottile che passa fra verità e menzogna, che spesso caratterizza il rapporto di coppia, gli amanti si accorgeranno ben presto che l’inevitabile precarietà dei sentimenti diventerà la loro unica certezza.
TRE AMICHE [Trois amies] di Emmanuel Mouret. Con India Hair, Camille Cottin, Sara Forestier, Vincent Macaigne, Damien Bonnard
Produzione Moby Dick Films, Arte France Cinéma; Distribuzione: Lucky Red; Francia, 2024
Commedia, Colore
Durata: 1h 57min