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Rubrica: Risponde il teologo

10 Dicembre 2008

Avvento: i «fioretti» per prepararsi al Natale

di Archivio Notizie

Tempo di Avvento, tempo di fioretti. E per noi bambini della parrocchia ogni anno era uno sforzo immenso trovare il «fioretto» giusto da fare. Un impegno che dovevamo riuscire a mantenere ma che proprio per questo doveva essere alla nostra portata: non disubbidire al babbo e alla mamma, non dire le bugie, non dire parolacce, dire le preghiere con costanza, rinunciare un po’ alla televisione, destinare qualche soldino ai poveri ecc.

Ora, nonostante che bambini non siamo più e che qualche anno è passato, tuttavia in tempo di Avvento almeno io non riununcio ai miei «buoni propositi».  Pensa che i fioretti e i piccoli sacrifici connessi possano essere, per bambini e adulti, una forma consona di preparazione al Natale?

Fiammetta Fiori Risponde mons. Gilberto Aranci, docente di Teologia PastoraleLa risposta immediata è certamente sì. I «fioretti», siano essi piccoli sacrifici oppure opere buone, possono essere senza dubbio un modo per potersi ben preparare a celebrare il Natale. Ma occorre fare qualche considerazione per capire il loro vero significato nella vita dei cristiani. Innanzitutto dobbiamo cercare di evitare che questi si riducano a gesti obbligati, esteriori con il solo scopo, un po’ infantile, di essere buoni per far piacere a Dio o per poter ricevere da lui il premio, e dai genitori e parenti un bel regalo. Spesso tutto questo era molto legato ad una pedagogia cristiana che si limitava ad insegnare una pratica morale e ascetica spesso senza far capire il vero senso della rinuncia, del sacrificio o dell’esercizio delle buone opere: perché fare i fioretti prima di Natale? Far piacere a Gesù che nasce… e poi?

Non dobbiamo forse essere buoni sempre? quindi tutto l’anno e non solo a Natale?

Se ci si pensa bene, si dava per scontato o si dimenticava il vero motivo di questa pratica cristiana: dobbiamo essere buoni sempre perché il nostro Dio è infinitamente buono ed ha inviato il suo figlio sulla terra: ecco il grande mistero del Natale! Il figlio di Dio si è fatto uomo per noi, per il nostro vero bene. E Gesù, il figlio di Dio, ci ha voluto bene fino a morire per noi per insegnarci ad amare e ad amare e a volere il bene degli altri come lui ci ha amato e ha voluto il nostro bene. Dio non ha aspettato che noi diventassimo buoni per amarci, ci amava anche quando eravamo peccatori, perché il suo amore è gratuito. Ed è questo che ci deve stupire e sorprendere, come dovrebbe far stupire e sorprendere il bene e l’amore voluto e praticato dai discepoli di Gesù. Se si dimentica questo, i nostri «fioretti» a che cosa si riducono?

E proprio per evitare questo rischio oggi nei tempi liturgici come l’Avvento e la Quaresima, tempi di preparazione ai grandi due misteri della fede cristiana (l’Incarnazione e la Morte/Risurrezione), le comunità cristiane mettono più attenzione ad offrire occasioni per ascoltare la Parola di Dio, per conoscere e ricordare quello che Gesù ha fatto e continua a fare per noi. Questo per ispirare la preghiera e motivare cristianamente i nostri impegni quotidiani e per fare della nostra vita una testimonianza evangelica piena di speranza. Non solo per quanto riguarda gli adulti ma anche i bambini e i ragazzi. Forse per questo si spiega il venir meno progressivo dell’uso del termine «fioretti».

Proprio in questi giorni ho avuto sotto gli occhi un sussidio catechistico di questo tipo preparato per i ragazzi. Prevede nel tempo di Avvento un breve momento di preghiera, prima di iniziare la scuola, con queste caratteristiche: deve essere breve (non più di cinque minuti), deve partire dalla Parola di Dio (dal Vangelo soprattutto), deve essere legato alla vita (un breve racconto preso da un giornale), permettere ai ragazzi di esprimersi con parole di fiducia e di speranza.

Una proposta semplice ed essenziale che ha il pregio raccontare quello che Dio ha compiuto nella storia degli uomini e di collegare la Parola a volti concreti di uomini e donne, di diversa età, che si sono impegnate a realizzarla.

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