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Rubrica: Risponde il teologo

7 Novembre 2006

Valori laici, valori cristiani, valori universali

di Archivio Notizie

DI ANDREA DRIGANIIl 1° novembre, solennità di Ognissanti, Benedetto XVI nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica all’altare della Confessione nella Basilica Vaticana ha voluto ricordare il grande significato teologico di questa festa, che consiste nel guardare al luminoso esempio dei santi per risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi, cioè felici di vivere vicini a Dio , nella sua luce e far parte dell’immensa famiglia del Signore. Essere Santo infatti – ha affermato il Papa – vuol dire vivere nella comunione con Dio. Ed è questa – ha proseguito – la vocazione di noi tutti , ribadita con vigore dal Concilio Vaticano II. Ma come possiamo divenire santi? Il Pontefice ha osservato che non occorre compiere azioni od opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali, è necessario, innanzitutto ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d’animo.

L’esperienza della Chiesa – ha aggiunto Benedetto XVI – dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce che è la via della rinuncia a se stessi. La storia dei santi è per noi un incoraggiamento a sperimentare la gioia di chi si fida in Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per l’uomo è vivere lontano da Lui. La santità esige uno sforzo costante – ha detto ancora il Papa – ma è possibile a tutti perché, più che opera dell’uomo, è primariamente dono di Dio. Nell’annuncio evangelico delle Beatitudini – ha notato il Pontefice – il Beato per eccellenza è Gesù. È Lui il vero povero in spirito, l’afflitto, l’umile, il mite, l’affamato e l’assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, l’operatore di pace, è Lui il perseguitato a causa della giustizia. Le Beatitudini ci mostrano la fisionomia spirituale di Gesù e così esprimono il suo mistero di Morte e di Resurrezione.

Questo mistero – ha continuato Benedetto XVI – che è il mistero della vera beatitudine, ci invita alla sequela di Cristo e così al cammino verso di essa. Nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci poniamo al suo seguito, ognuno nelle proprie circostanze, anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine. Con Lui l’impossibile diventa possibile e persino un cammello passa per la cruna di un ago (Mc 10,25); con il suo aiuto, solo con il suo aiuto – ha concluso il Papa – ci è dato di essere perfetti come è perfetto il Padre celeste (Mt 5,48).

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