Toscana

Ruini: no ai Pacs

I “pacs” istituiti in Francia, e “varie proposte di legge” depositate in Parlamento, prefigurano un “piccolo matrimonio”, cioè “qualcosa di cui non vi è alcun reale bisogno e che produrrebbe al contrario un oscuramento della natura e del valore della famiglia e un gravissimo danno al popolo italiano”. A ribadirlo è stato il card. CAMILLO RUINI, presidente della Cei, che aprendo il 19 settembre il Consiglio permanente dei vescovi italiani (a Roma fino al 22 settembre), ha rivendicato la “tutela della famiglia fondata sul matrimonio”, che “deve essere difesa”, come ha auspicato Benedetto XVI nel suo discorso al Quirinale, “da ogni attacco mirante a minarne la solidità e a metterne in questione la stessa esistenza”. Ecco una sintesi della Prolusione del card. Ruini che ha toccato moltissimi temi, sia ecclesiali che sociali e di politica internazionale e nazionale. UNA “STRANA DIMENTICANZA”. Oggi “in vaste parti del mondo” esiste “una strana dimenticanza di Dio” che “genera insoddisfazioni e frustrazioni”, perché “l’assolutizzazione del relativo è l’essenza stessa del totalitarismo: invece di liberare l’uomo gli toglie la sua dignità e lo schiavizza”. La prima parte della prolusione è dedicata a Benedetto XVI e allo “stile” da lui impresso alla Giornata mondiale della gioventù. “I giovani – ha detto Ruini – prima e più di altri percepiscono che un mondo senza Dio non è capace di offrire un senso alla nostra esistenza”, e che “un Dio privato e un Gesù privato possono essere comodi ma alla fine ci lasciano soli”, come ha detto il Papa a Colonia. Oltre al “lavoro quotidiano della pastorale giovanile”, per superare la “divaricazione” tra pastorale “feriale” e “grandi eventi” come la Gmg, un banco di prova per la testimonianza della fede sono “le grandi questioni etiche di oggi, sulle quali siamo chiamati a dare una testimonianza comune e non vaga”, in primo luogo educando i giovani ad “ascoltare il messaggio” della coscienza “sulla dignità e sui diritti della persona, scopo di ogni progetto sociale e di ogni sforzo per attuarlo”. LA “MINACCIA” DEL TERRORISMO. Sul piano internazionale, “la minaccia peggiore, perché moralmente devastante rispetto ai vincoli della convivenza umana, rimane quella del terrorismo”. Menzionando gli attentati di Londra e Sharm el Sheikh, il cardinale ha sottolineato che “a questa minaccia, che non può avere giustificazioni, occorre continuare a reagire nella maniera più efficace e solidale, senza però commettere l’errore di riconoscere ai terroristi il titolo, infondato, di rappresentanti del mondo islamico”. LA CHIESA NON FA GLI “INTERESSI CATTOLICI”. Mentre con l’approssimarsi delle elezioni “crescono le tensioni sul versante politico”, con i “nodi” da sciogliere delle “ipotesi di modifica” della legge elettorale, “continuiamo ad attenerci senza incertezze alla linea di non coinvolgerci con scelte di schieramento politico o di partito e di richiamare invece all’attenzione di tutti, e in particolare dei credenti, i principi e criteri dell’insegnamento sociale della Chiesa, che non riguardano “interessi cattolici” ma il bene dell’uomo”. “ACCOGLIERE ED EDUCARE I FIGLI DEGLI IMMIGRATI”. È questo, per la Chiesa italiana, un “compito abbastanza recente” ma in crescita rapida che la scuola è chiamata ad affrontare, in un “un clima di sincera e operosa collaborazione” in una materia “tanto delicata quanto importante per il nostro futuro”. Tra le “preoccupazioni” dei vescovi per il Paese, oltre alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio e alla “salvaguardia della vita” (dopo l’esito del referendum, che ha mostrato “la saggezza del popolo italiano e la sua attenzione ai valori portanti della convivenza”), figura la piena attuazione (anche economica) della parità scolastica. “NO” ALL’EQUIPARAZIONE DEI “PACS” ALLA FAMIGLIA. In materia di “riconoscimento giuridico pubblico delle unioni di fatto”, ha ricordato il presidente della Cei, “l’insegnamento della Chiesa è chiaro ed è offerto a tutti, perché riguarda la realtà stessa dell’uomo e della donna”. La stessa Costituzione italiana, all’art.29 intende e tutela la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”, e la “Corte Costituzionale ha ripetutamente affermato che la convivenza “more uxorio” non può essere assimilata alla famiglia, così da desumerne l’esigenza di una parificazione di trattamento”. In Italia, è la tesi di fondo dei vescovi, non va mai perso di vita “il grandissimo ruolo sociale svolto dalla famiglia”. Per quelle “unioni”, invece, che “abbiano desiderio o bisogno di dare una protezione giuridica ai rapporti reciproci esiste anzitutto la strada del diritto comune. Qualora emergessero alcune ulteriori esigenze, specifiche e realmente fondate, eventuali norme a loro tutela – ammonisce la Cei – non dovrebbero comunque dar luogo a un modello legislativamente precostituito e tendere a configurare qualcosa di simile al matrimonio, ma rimanere invece nell’ambito dei diritti e dei doveri delle persone”, così da “valere anche per convivenze non di indole affettivo-sessuale”. A CURA DI M.MICHELA NICOLAISLa prolusione del card. Ruini al Consiglio permanente Cei (19 settembre 2005)