Cultura & Società

San Francesco senza più segreti

Il saio attribuito a San Francesco conservato nella omonima Chiesa di Cortona, in provincia di Arezzo, sarebbe compatibile con la vita del Santo. Quello custodito in Santa Croce a Firenze, al contrario, sarebbe successivo alla morte avvenuta nel 1226. Le misure del carbonio 14, che permette una datazione accurata dei reperti archeologici, dimostrerebbero che il saio conservato nella basilica fiorentina risale a un periodo compreso tra gli ultimi anni del XIII secolo e gli ultimi del XIV. Quindi, non sarebbe appartenuto al poverello d’Assisi.Queste e altre scoperte sono state possibili grazie alle analisi sulle reliquie condotte a Firenze con l’acceleratore di particelle Tandem del Laboratorio di tecniche nucleari per i beni culturali dell’Istituto nazionale di fisica nucleare.

Lo studio, che è stato presentato mercoledì 5 settembre nel capoluogo toscano nel corso della Conferenza internazionale sulle applicazioni degli acceleratori di particelle, sarà pubblicato nel volume L’eredità del Padre: le reliquie di San Francesco a Cortona (che sta per uscire dalle Edizioni Messaggero di San Antonio) in cui sono riportati tutti i risultati di una ricerca interdisciplinare, a carattere sia umanistico che scientifico, promossa dalla Provincia Toscana dei Frati francescani minori conventuali.

Nel caso della reliquia conservata in Santa Croce (nella foto), le analisi hanno individuato, come intervallo a cui è possibile farla risalire, un periodo compreso tra la fine del 1200 e quella del 1300. La ricerca dimostrerebbe quindi che il tessuto è posteriore di almeno 80 anni alla morte di San Francesco. Al contrario, la datazione di tutti i frammenti prelevati dal saio della chiesa di Cortona sarebbe compatibile con gli anni di San Francesco (il risultato medio fornisce un intervallo fra il 1155 e il 1225). La tonaca fa parte di un insieme di tre reliquie francescane comprendente anche un cuscino finemente ricamato e un evangeliario, che si considerano portate a Cortona da Frate Elia, primo successore di Francesco alla guida dell’ordine.

I ricercatori del Labec hanno analizzato anche la composizione del prezioso filato metallico del ricamo della fodera al cui interno è contenuto il cuscino posto sotto il capo del santo alla sua morte e hanno datato, col metodo del carbonio 14, il tessuto del cuscino interno. Inoltre, l’evangeliario, libro liturgico contenente i passi del Vangelo, è stato oggetto di approfondite indagini codicologiche e paleografiche da parte di ricercatori dell’Università di Siena. Sulla base delle evidenze sia scientifiche che umanistiche, anche cuscino ed evangeliario sono risultati compatibili con il periodo di vita di Francesco.

In Italia sono quattro le tonache attribuite a San Francesco: oltre alle due analizzate, ce n’è una nella Basilica di San Francesco ad Assisi e un’altra nel Santuario della Verna, che in precedenza era conservata in Ognissanti a Firenze.

Soddisfazione per l’esito dell’esame del carbonio 14 è stata espressa da padre Antonio di Marcantonio, ministro provinciale della Toscana dei francescani minori conventuali. «Sono stato io a promuovere l’indagine scientifica sulle reliquie di San Francesco e i risultati ci danno nuove certezze», racconta senza preoccuparsi del fatto che il Labec, il Laboratorio di tecniche nucleari che le ha esaminate, abbia datato il frammento di tonaca custodito nella basilica di Santa Croce in un periodo più tardo della morte del Santo. «Lo studio, che è proseguito per 4-5 mesi – spiega il francescano – ci ha indicato che le altre reliquie, la tonaca custodita a Cortona nella chiesa di San Francesco, il cuscino e l’evangeliario, ovvero il libro liturgico contenente i passi del Vangelo, sono compatibili con il periodo in cui visse il Poverello, confortandoci nella ricostruzione storica che testimonia che appartennero a lui».

Padre Antonio, che è responsabile della Basilica di Santa Croce a Firenze come della chiesa di Cortona e delle altri sedi dei francescani in Toscana, è anche molto affascinato dai particolari minuti che gli studi hanno messo in rilievo. «Il cuscino su cui si racconta che San Francesco posò il capo al momento della morte, nel 1226 – prosegue il ministro provinciale – ha una fodera esterna ricamata con filo dorato, con figure floreali e uno stemma forse imperiale o forse della casata della nobildonna che ebbe un forte legame spirituale con San Francesco, Jacopa dé Settesoli. Che il Santo avesse accettato un dono così prezioso ci pareva un po’ strano. L’indagine del Labec ci ha permesso di approfondire questo aspetto. Il cuscino è stato “aperto” e si è così potuto verificare che la lana contenuta al suo interno è uguale a quella della tonaca di San Francesco che è custodita a Cortona».

Ricca di fascino anche la ricostruzione dell’uso che fu fatto del saio. «San Francesco morente si fa mettere nudo sulla nuda terra – racconta padre Antonio – ma qualcuno, probabilmente padre Elia che gli fu sempre vicino, gli fece notare che era sconveniente morire senza le proprie insegne e a San Francesco, che intendeva lasciare questo mondo povero come aveva sempre vissuto, propose di indossare una sua tonaca, quindi un abito dato in prestito e non posseduto dal Santo. Effettivamente, secondo i risultati dell’indagine, la tonaca corrisponde alla corporatura di padre Elia».

A.F.