Cultura & Società

San Valentino. Diciamolo con una lettera… ma attenti al copincolla!

È bene essere precisi: scrivevano con carta e penna, non digitavano su una tastiera. Scrivevano cercando le parole giuste nel proprio cuore e, in caso di grave blocco creativo, chiedevano un suggerimento a un amico. Scrivevano, e per l’occasione sceglievano la carta bella, dalla grammatura importante, perfino filigranata; di fronte alla biro scuotevano la testa e recuperavano dall’astuccio la penna stilografica nobile, appartenuta al nonno oppure regalo per la maturità felicemente conquistata.

Sembra una fiaba e forse lo è, perché appartiene a un passato davvero remoto e il tempo confonde e addolcisce i ricordi, una Bic diventa una Waterman, un’Aurora si tramuta in Mont Blanc. L’innamorato viveva nella convinzione, spesso priva di fondamento, che l’innamorata gradisse quelle attenzioni, sapesse riconoscere la grammatura del foglio e il tratto omogeneo e sicuro di una stilografica di marca. Comunque così andavano le cose ma era un tempo molto lontano, di cui alcuni negano perfino l’esistenza.Il 14 febbraio, san Valentino, si approssima e con lui la gioia, speriamo, o l’incombenza, temiamo, della lettera d’amore. Il terzo millennio ci sorride: di che temete, voi alfabeti approssimativi, voi analfabeti di ritorno? Ma se non fate altro che scrivere, scrivere, scrivere? Su Facebook, su Twitter, su Instagram e oltre? Il secolo scorso terminò con qualche sciagurato profeta che si diceva sicuro della fine dalla parola scritta. Tutto si sarebbe ridotto a icona, tipo Ikea. Icone universali avrebbero reso universale il linguaggio, senza bisogno di traduzioni.

Ovviamente accadde il contrario. Nella nostra vita fecero irruzione i social: di parenti, di professori, di genitori, di colleghi di lavoro, di tifosi, di padroni di cani e gattini e anche di innamorati. Avevamo appena dimenticato come si fa a scrivere, comprese grammatica, sintassi e ortografia, e ci chiedevano di scrivere più di prima. E perfino di leggere, pratica resa desueta da radio e televisione.

Adesso arriva san Valentino, affamato e assetato di lettere d’amore, e sarebbe un dramma, se non ci fosse uno strumento che tutti ben conosciamo: il copincolla. Una meraviglia. Copiare in classe dai foglietti recapitati dal secchione altruista aveva sempre comportato lo stesso rischio di generazioni di amanuensi: scambiare una a con una o, una x con una y, un più con un meno. Una tragedia. Con il copincolla è tutto risolto.

O quasi. Il copincolla infatti nasconde insidie e richiede perizia. L’innamorato che copincolla la lettera d’amore passatagli dal compagno di calcetto che a sua volta l’ha copiata dal cugino che l’ha trovata su Internet, sa che cosa capitò a quel tale che nella concitazione si scordò di cambiare il destinatario e inviò un «mia dolce Luna» alla sua dolce Stella, che non gradì affatto. Un altro si ricordò di modificare il nome dell’amata ma si fidava così ciecamente del web – per lui «l’ho letto su Internet» equivaleva a un «l’ha scritto Manzoni» – ma elogiò «i morbidi riccioli biondi» della fidanzata innegabilmente mora, e fu un disastro.

Insomma: se copincollate, rileggete tutto per bene almeno un paio di volte, prima da sinistra a destra, poi da destra a sinistra. Come gli antichi correttori di bozze.Le lettere d’amore ai tempi dei social possono richiedere capacità di sintesi sovrumane. Una lettera d’amore su Twitter consente la miseria di 140 caratteri. La scrivete di getto e vi accorgete che sono il doppio. Bisogna tagliare, eliminando il superfluo. «Sei una donna immensamente bella»: la lingua italiana ha gli avverbi più ingombranti del globo, «sei una donna bella» è sufficiente. Anche gli aggettivi però sono aggiunte eliminabili: «sei una donna» basta. Di sicuro ella – l’alfabeta di ritorno sa recuperare dai recessi dei ricordi delle elementari antichi pronomi desueti – apprezzerà la capacità di sintesi. O no?

Facebook e WhatsApp consentono le lungaggini. Ma se la vena è ormai inaridita? Il web ci soccorre. Sul sito amando.it, ad esempio, possiamo saccheggiare Miriam: «Ho sempre pensato che in questo mondo rotondo una persona avrei incontrato, una persona a cui avrei potuto donare il mio cuore, la voce, il mio respiro, il mio Amore». Attenzione: se la fidanzata è terrapiattista, commettereste un errore imperdonabile. Correggete: «In questo mondo piatto». Lasciate pure il predicato verbale in fondo al periodo, alla latina: fa più poetico. Aggiungete un «mia» prima di voce. Rileggete. Controllate. Facevate prima a scrivervela da soli, vero?

Anche i maschi sono copincollabili su amando.it. Ad esempio Marco: «Ogni parola è stata detta, ogni rumor udito, ogni gesto non ci par più vergine. Solo l’amore nel suo silente invaderci ci sorprende e ci rinnova, sempre. Buona San Valentino amore mio». Aggiungete pure la e a rumor e a par, non per questo sarete meno poetici. Silente richiama Albus, un’appassionata di Harry Potter gradisce senz’altro. Però quel vergine può dare adito a equivoci: un buon dizionario dei sinonimi ci può aiutare: nuovo, scevro, illibato… no, illibato è meglio di no. C’è poi quel furbone di Miki: «Amore mio, non mi servono penne, inchiostro e fogli per scrivere quanto ti amo, perché solo con uno sguardo lo capisci». Eh no, troppo comodo.

Su pensieriparole.it potrete attingere a grandi sintesi, come quelle dei mitici Baci Perugina. Ad esempio: «Mi sveglio pensando a te e mi addormento pensando a te. Puoi uscire un attimo dalla mia testa?». Funziona, anche se correte il rischio che la fidanzata si senta paragonata all’emicrania. Infine c’è il mitico Fedez che sfoggia la sua proverbiale profondità: «Fuori è magnifico, sì ma tu un po’ di più». Se vi sembra troppo intellettuale, ritornate ai Baci Perugina.

Ma l’innamorato modello che cosa fa? Da un anno sta seguendo un corso di calligrafia su YouTube ed è giunto il momento fatale. Foglio nobile; stilografica… scarica. La boccetta d’inchiostro non vuole svitarsi, bisogna fare forza e… splaff, si rovescia. Non importa, puliamo tutto sporcandoci tutti e ricominciamo, spinti dalla forza irresistibile della passione. Chi ha detto che la via dell’amore è sempre e solo fatta di polvere di stelle e petali di rosa? Di sicuro non san Valentino.