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SANITÀ: MONS. CROCIATA (CEI), PIÙ STABILITÀ PER LE STRUTTURE DI ISPIRAZIONE CRISTIANA

“È particolarmente importante che le strutture di ispirazione cristiana siano messe in condizioni di pianificare, a lungo termine e in condizioni di stabilità, il loro inserimento a pieno titolo nella rete dei servizi sanitari regionali e nazionali”. Lo ha detto, oggi, mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo all’Assemblea generale dell’Aris (Associazione religiosa degli istituti socio-sanitari). Per il presule, va garantita anche “la certezza dei pagamenti corrispondenti alle prestazioni effettuate in base alla quantità e alla qualità, senza gli attuali ritardi”. Inoltre, “sarebbe vantaggioso per tutti valorizzare quella straordinaria risorsa che è la loro identità e la tradizione da cui esse provengono”, sperimentando ad esempio, “con loro modelli socio-sanitari che vadano al di là dell’erogazione di singole prestazioni e che concorrano alla presa in carico globale della persona. Si valorizzerebbe così il loro costitutivo orientamento all’umanizzazione dei percorsi terapeutici e assistenziali”. A giudizio di mons. Crociata, “per uscire dalla crisi è imprescindibile un forte impegno nella direzione della comunione tra tutti noi”. E “la collaborazione non può ridursi ad una funzione strumentale, ma deve fondarsi in un profondo senso di Chiesa e potrà realizzarsi solo radicandosi in esso”.“Fare rete tra noi – ha chiarito mons. Crociata – significa amare la Chiesa e, attraverso di essa, partecipare alla redenzione del mondo della malattia e della sofferenza con il nostro impegno. Per questo, vi invito a vigilare affinché non si smarrisca mai la consapevolezza del legame che ciascuna realtà ha con la missione della Chiesa”. “Non crediate, nell’attuale complessità, di poter esprimere da soli un modello di presa in carico globale – ha aggiunto -, ma cercate sinergie per garantire la continuità assistenziale. Non isolatevi nell’illusione di un’autosufficienza di corto respiro. Ciascuna di queste derive equivale di fatto a impoverire la forza redentrice del gesto di cura e mette a rischio anche la prosecuzione dell’attività della istituzione sanitaria che ciascuno di voi dirige”. Concretamente, e ad ogni livello, la comunione ecclesiale “si esprime nel rapporto con i vescovi”. Di qui la necessità che l’Aris, essendo una associazione di rilievo nazionale, “agisca, ai sensi del diritto canonico, sotto la vigilanza della Cei, ponendosi a servizio della costruzione di un percorso di comunione”. A livello regionale, “è importante il riferimento di tutte le strutture alle Conferenze episcopali regionali” e a livello locale è “vitale la comunione con la Chiesa particolare in cui si opera e che è rappresentata dal vescovo diocesano”.Sir