Firenze

Santa Maria a Morello, un luogo dell’anima da scoprire

Tra Sesto Fiorentino e Calenzano, bellezza e silenzio che parlano di Dio

Da un po’ di tempo c’è un sommesso passaparola tra gli amanti delle passeggiate all’aria aperta in cerca di bellezza e silenzio che racconta di un’oasi di pace sulla collina tra Sesto Fiorentino e Calenzano: si tratta della chiesetta di Santa Maria a Morello.
Quando don Daniele Bani, oggi pievano di Sesto, ne è divenuto amministratore parrocchiale nel 2006, succedendo a don Cesare Mazzoni, grande amico di don Milani e ormai malato da tempo, i locali erano trascurati e gli spazi esterni abbandonati e da bonificare.
Quindici anni fa la Provvidenza creò l’occasione per la rinascita di questo luogo: una suora eremita proponeva incontri di preghiera e meditazione presso una stanza che la parrocchia di San Martino metteva a disposizione ogni tanto. Elisa Degli Innocenti vi partecipava e, poiché spesso la stanza era occupata o si svolgevano attività rumorose nelle zone attigue, iniziò a cercare uno spazio silenzioso e speciale. Le venne in mente di chiedere la chiesa di Morello che al momento non veniva utilizzata. Così pian piano col marito Mauro è riuscita a realizzare il suo sogno. Elisa e Mauro hanno dedicato tutto il loro tempo libero dal lavoro a prendersi cura degli spazi e degli ambienti di Santa Maria: hanno rifatto le staccionate, piantato fiori e ortaggi, gestito l’uliveta, abbellito e ristrutturato i locali non limitandosi a una semplice restitutio ad integrum ma rendendo questo posto unico e accogliente. Da cinque anni si sono anche trasferiti in una porzione della canonica per poter seguire meglio la manutenzione. La loro presenza si fa sentire e vedere nei piccoli particolari che arricchiscono questo luogo.
La chiesetta è sempre aperta per chi si trova a passare di là per una passeggiata o altro. Appena si varca la soglia veniamo pervasi dall’aroma di lavanda sprigionato dalle composizioni presenti ovunque e dai sacchetti profumati per la biancheria (realizzati da mani operose) per chi vuol portare a casa un ricordo. All’ingresso ci sono anche dei bigliettini arrotolati che celano frasi significative da prendere e meditare. La luce è soffusa e c’è una dolce musica di sottofondo. All’interno è arricchita da una mostra con frasi tratte dal diario di Etty Hillesum da cui è stato ricavato un video che è possibile anche vedere su Youtube: «Scusi, chi era Etty Hillesum?».
La stessa cura si riconosce nel giardino in cui spicca l’angolo dedicato alla «Madonna della bella accoglienza», scultura realizzata dai focolarini di Loppiano e posizionata di fronte al meraviglioso panorama collinare che si tinge di rosa al tramonto. Non mancano spazi per giocare a pallone, un orto e il grande gioco dell’oca che occupa metà prato.
L’idea di Elisa, che conserva in un foglietto scritto a mano anni fa, era quella di un luogo di bellezza perché la bellezza parla di Dio e risveglia in noi gratitudine e meraviglia, di un luogo di silenzio per ritrovare se stessi e pregare, di un luogo di accoglienza attraverso l’ascolto e la gentilezza, di un luogo di incontro per dare spazio al confronto, e, infine, di un luogo di lavoro in cui esprimere la creatività di ciascuno.
Oltre al parco e alla chiesa, quando ci sono corsi o attività, è possibile visitare anche l’interno. La cucina mette a disposizione una tisana, un caffè o qualche dolcetto portati da chi viene ormai abitualmente, la stanza dello scambio offre libri e vendita di oggetti del commercio equosolidale e, entrando appena un pochino più all’interno, è possibile sostare nella deliziosa cappella con cuscini e panchetti per la meditazione.
Durante i weekend vengono organizzate diverse attività a carattere spirituale (percorsi di meditazione e ascolto), di conoscenza di sè (biodanza, teatro) o di impegno sociale (dalla cura degli spazi comuni alla promozione di iniziative benefiche).
Nel giardino occupa ampio spazio il «Grande gioco dell’oca annodata», ovvero un percorso a caselle che si articola come il gioco dell’oca con tanto di dado da tirare in cui le pedine siamo noi stessi. È stato studiato con l’associazione «Mani Tese» ed è possibile giocare da soli oppure, prenotando, farsi guidare da chi lo ha pensato. Spesso ci vengono le scolaresche. Lo scopo è quello di recuperare spazio e tempo per i legami di mutualità e reciprocità con la terra e fra gli uomini, dalla vita familiare al commercio internazionale, dall’ecologia al rapporto tra culture, dalla vita spirituale e religiosa alla partecipazione politica: una serie di prove da superare per imparare a porsi domande e non dare mai niente per scontato.
L’uliveto ospita il percorso «Passi di pace», una meditazione a tappe ispirata al monaco buddista Tic Nathan.
Santa Maria a Morello è un luogo dell’anima in cui dare spazio alla spiritualità che ognuno ha dentro; chiunque passando può visitarla e chi volesse partecipare alle iniziative può scrivere a santamariaamorello@gmail.com oppure chiamare Elisa al 3312505786