Vita Chiesa

Santucci: «Se vi basta un onesto lavoratore, lo avete trovato»

«Se vi accontentate di un onesto lavoratore, lo avete trovato». Il vescovo Giovanni Santucci si presenta così alla sua nuova diocesi di Massa Carrara–Pontremoli: con una semplicità disarmante, che riscuote subito la simpatia del popolo apuano. «Mi presento a voi – ribadisce – con semplicità, perché so che il Vescovo è uno strumento nelle mani di Dio, come i preti. Oggetto dell’amore di Dio per cui noi siamo preti e vescovi, siete voi. Dio ama il suo popolo e per questo manda loro i vescovi e i sacerdoti, che hanno il dono di essere per i fratelli». Concetto alto, chiarificato con un esempio semplice, dei suoi: «Se noi fossimo dottori almeno le ricette per noi le potremmo fare, ma se noi vogliamo una benedizione dobbiamo andare da un altro prete, perché allo specchio non funziona».

Nella Cattedrale di Massa, per la solennità dei Santi Pietro e Paolo, gli applausi non si risparmiano, anche per il vescovo Eugenio Binini, che all’inizio della celebrazione consegna il pastorale nelle mani del suo successore. «Se fossero vere la metà delle cose che hanno detto di te – dice Santucci, preoccupato del confronto, rivolgendosi a Binini – povero me». Sul filo dell’ironia anche il riferimento al «versiliese che si fa massese». Santucci è infatti nato a Pietrasanta il 14 maggio 1949.

«Nei giorni trascorsi a Buia, un piccolo paese del Friuli dove con gli scout e la Misericordia eravamo finiti nei giorni del terremoto, una anziana signora – racconta il vescovo – mi disse, in lingua furlan: “Dove non vuoi  camminare ti toccherà di correre”. Proverbio straordinario. Davvero non avrei mai immaginato che io, versiliese, un giorno sarei diventato massese. Così ha voluto il Signore».

Di fronte ad almeno mille e 500 fedeli (molti venuti anche da Massa Marittima–Piombino), a venti vescovi (praticamente tutta la Conferenza episcopale toscana), decine di sacerdoti, religiosi e religiose, il nuovo vescovo di Massa Carrara–Pontremoli invita alla fraternità, alla fede condivisa, «sicuri per la nostra storia che è sì storia di peccato per la nostra debolezza e la nostra fragilità, ma è anche storia di santità, di bontà, di bellezza. Oggi dobbiamo sperimentare che tutta la nostra diversità, che tutta la varietà dei valori che ciascuno di noi possiede è la nostra forza. Guai a noi se fossimo tutti uguali. A volte c’è qualcuno che dice “se fossero tutti come me”. Meno male che siamo diversi. Siamo diversi e siamo ricchezza l’uno per l’altro, nella misura in cui mettiamo ciò che siamo al servizio e non in concorrenza l’ uno con l’altro». «Il Vangelo – spiega Santucci – ci insegna a farci donatori di gioia, portatori di speranza», anche se «non è facile annunciare il Vangelo ad un mondo che è convinto di poter vivere meglio senza».

Ma il problema sono spesso gli stessi cristiani: «Non siamo contenti perché non ci decidiamo a scegliere davvero il Vangelo e continuiamo ad amare le cose del mondo, il denaro, il potere, il successo, pur sapendo che quando tutti vogliono le stesse cose, gli altri, le persone che vivono con noi, diventano concorrenti se non nemici. Gesù ci dice: beati i poveri, beati i miti, beati coloro che si fanno servi dei fratelli. Proviamo a crederlo una buona volta, facciamo vedere a tutti la gioia e la bellezza del vivere cristiano. Se i cristiani non sono testimoni credibili del Vangelo la Chiesa, il Papa, il Vescovo diventano muti. Se il Vangelo non lo vivono quelli che vanno a Messa la domenica, quelli che fanno la comunione, chi lo dovrebbe vivere? Il Vangelo è una provocazione per noi che viviamo i sacramenti nella Chiesa. San Paolo direbbe: voi siete la mia lettera di presentazione. Rendere credibile il Vangelo di Gesù Cristo è l’ impegno che stasera insieme ci assumiamo».

Un impegno, dunque, senza «ricette, né soluzioni», ma «quello che ho – conclude il nuovo vescovo apuano – ve lo dono: vi dono la vita, tutto l’amore di cui sono capace». Ancora applausi, strette di mano e abbracci al termine di una giornata intensa, iniziata con la visita all’Ospedale pediatrico e l’incontro con gli operai della Eaton. Poi l’arrivo, nel pomeriggio, in piazza San Sebastiano, accolto dagli sbandieratori e dai figuranti dei Terzieri di Massa Marittima. Quindi il «benvenuto» da parte delle autorità e l’inizio della lunga processione verso la Cattedrale al ritmo dei tamburi massetani.

A.F.