Opinioni & Commenti

Scenari politici, un gioco al massacro in cui chi rischia è il popolo italiano

di Giovanni Pallanti

Le truppe parlamentari dell’opposizione che avevano circondato il governo Berlusconi sono state sconfitte, al Senato con una buona maggioranza e alla Camera dei Deputati con 314 voti contro 311. Un’ennesima vittoria di Silvio Berlusconi.

Ma sarà una vera vittoria? Tre voti di maggioranza alla Camera dei Deputati difficilmente garantiranno un governo forte e autorevole in grado di riformare la giustizia, attuare il federalismo, tenere la rotta dell’economia nel mare dell’euro, senza precipitare in una improvvisa crisi respiratoria. I polmoni di questo governo sono piuttosto malandati. Sarà quindi difficile che possa camminare con il passo che i tempi d’oggigiorno richiedono.

Questa crisi, temporaneamente risolta, è nata in modo anomalo. Prima il presidente del Consiglio chiede le dimissioni del presidente della Camera dei Deputati, facendosi accompagnare da una campagna di stampa, in modo particolare del «Giornale», di «Libero» e del «Tempo» di Roma, tesa a distruggere l’immagine di Gianfranco Fini. Poi Gianfranco Fini si costituisce in gruppo parlamentare autonomo sia alla Camera che al Senato. A questo punto il presidente della Camera dei Deputati chiede le dimissioni del presidente del Consiglio.

Ormai, queste lotte tra persone che ricoprono incarichi istituzionali fondamentali per il funzionamento di una democrazia parlamentare non sono più nemmeno paragonabili a quelle che un tempo si definivano «di stampo sudamericano». Un gioco al massacro in cui chi ha rischiato di più è stato il popolo italiano. La sinistra, dal Pd all’Idv, è stata paralizzata dalle sue lotte interne. Il sindaco di Firenze, per esempio, ha proposto di rottamare l’intero gruppo dirigente del Pd. Di Pietro è diventato ormai la caricatura politica di quel che fu da magistrato.

Il ruolo dell’opposizione è stato pressoché evanescente. L’Udc di Pierferdinando Casini e l’Api di Rutelli hanno tentato di costruire un’alternativa minimamente credibile al governo Berlusconi. Ma non ci sono riusciti perché ne mancavano le premesse politiche e parlamentari.

Per capire meglio come questa lotta fratricida nel centro-destra abbia messo a repentaglio la coesione istituzionale della Repubblica italiana bisogna ricordare che Berlusconi e Fini sono stati, assieme ad altri leader minori, i cofondatori del Pdl. Questo partito doveva garantire la nascita di un centro-destra moderno ed europeo, collegato al Ppe. Invece è successo che i due maggiori cofondatori si sono presi per quasi sei mesi a torte in faccia. Rinfacciandosi ogni possibile nefandezza personale e politica. Il caso delle escort che entravano e uscivano da Palazzo Grazioli ha dato l’immagine di un presidente del Consiglio che, nonostante i suoi 74 anni di vita, si comporta come un liceale che dà sfogo ai suoi divertimenti, avendo la casa libera e i genitori in vacanza. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è stato travolto dall’affaire Tulliani. Una casa a Montecarlo regalata dalla contessa Colleoni al Movimento sociale italiano è stata venduta, con il placet dell’on. Fini, ad una società off-shore con sede in un’isola caraibica. Peccato che in quell’appartamento nel bel centro del Principato di Monaco ci viveva il fratello della sua compagna. Una piccola brutta storia che ha contribuito a devastare, insieme alle scorribande private dell’on. Berlusconi, sei mesi di vita politica di uno dei primi sette paesi industriali del mondo.

Il card. Bagnasco, presidente della Cei, nel recente passato ha richiamato gli uomini politici ad operare per il bene del paese e a vivere in modo più consono – di quanto non facciano – il loro tempo libero. Non è una questione di stile, quella richiamata dal card. Bagnasco. La Repubblica italiana ha diritto di essere governata da persone rispettabili: in ogni senso. Speriamo che questo periodo segnato da insulti e da tentativi di eliminazione reciproca tra i leader del centro-destra italiano abbia insegnato a tutti che così non si può più andare avanti. La politica ha bisogno di servitori della cosa pubblica probi, onesti e personalmente disinteressati per bene operare nell’interesse di tutti. Il tempo ci dirà se verrà davvero il momento di cambiare pagina. Speriamo in meglio.