Italia

Scritte contro don Ciotti: Bindi (antimafia), «se reagiscono così, vuol dire che stiamo andando nella direzione giusta»

«Anzitutto – esordisce Bindi – voglio esprimere la mia solidarietà a don Luigi Ciotti e a tutta Libera: so che sia le scritte di Locri che quelle di Palermo non potranno che rafforzare l’impegno di don Luigi e di tutta l’associazione». «Hanno ragione tutti coloro che sottolineano la debolezza della mafia in questo momento», argomenta Bindi: «Tuttavia non dobbiamo mai abbassare la guardia, sia per quanto riguarda la sicurezza di don Luigi, sia nella lotta alle mafie che va condotta con sempre maggiore coraggio e intelligenza e con la convinzione che si tratta di una battaglia decisiva, in questo momento, per la vita del nostro Paese».

«Dare dello sbirro – prosegue entrando nel merito delle minacce – significa attaccare non solo don Ciotti, ma anche le forze di polizia. Questo vuol dire che preoccupa il fatto che nessuno abbia intenzione di abbassare la guardia, e che chi lo fa viene richiamato al suo dovere dai cittadini, dalle associazioni e da tante persone comuni che in Italia sono in prima linea nella lotta alla mafia». Fatti gravi come le scritte intimidatorie, la tesi di Bindi, «non potranno che rafforzare l’impegno di don Luigi e di ciascuno di noi: anche se c’è ancora, purtroppo, chi si ostina a marginalizzare o sottovalutare il fenomeno, il livello di attenzione nella lotta alle mafie resta alto, sia da parte delle istituzioni che da settori sempre più numerosi della società civile. Stiamo colpendo nel segno, sia nella diagnosi sia nella reazione, civile e sociale, del Paese». «Le parole pronunciate da Papa Francesco e dal presidente Mattarella non si sentivano da tempo – conclude Bindi – e sono una chiarissima testimonianza per la Chiesa e per la società».