Toscana

Scuola: “autonomia e docenti, chiavi per alzare il livello”

Alessandro Artini, presidente regionale dell’Associazione nazionale presidi, delinea un quadro di quella che è la situazione dell’istruzione toscana


Qual è il livello degli studenti toscani? «Medio, al limite dell’adeguatezza». A dirlo è il professor Alessandro Artini, presidente regionale dell’Associazione nazionale presidi, che delinea un quadro di quella che è la situazione dell’istruzione toscana.

«Per rispondere in maniera più precisa a questa domanda, partirei da quelli che sono i dati Invalsi 2025 che riguardano la Toscana. Se noi li esaminiamo, la nostra regione non ne esce molto bene – spiega Artini – Se prendiamo a riferimento i ragazzi toscani durante la scuola primaria e fino alla terza media che dopo l’esame di Stato, cambiato in esame di Maturità, possiamo osservare come dal punto di vista dei test Invalsi molti di essi si attestano su un livello ai limiti dell’adeguatezza o rientrante nella fascia di adeguatezza sia per quanto riguarda l’italiano che la matematica».

I risultati dei test Invalsi prevedono cinque livelli di classificazione, dove 5 è quello più alto mentre l’1 rappresenta la soglia di non sufficienza. Gli studenti toscani galleggiano un poi più su, tra la fascia 2 e 3. Un livello di medietà che come evidenzia il professor Artini riflette quello che è il divario nazionale tra le scuole del nord, con i risultati migliori, e quelle del sud Italia che riportano i punteggi più bassi. «Un altro aspetto che ritengo debba essere posto al centro del dibattito pubblico del sistema scolastico toscano è quello della dispersione implicita, ovvero alunni che conseguono un titolo ma che non dispongono delle competenze che questo comporta. A livello nazionale al termine dell’esame di Stato quasi uno studente su due non ha conoscenze adeguate a livello di italiano che di matematica. Il mio punto di vista è questo: è possibile che la Toscana si attesti su un livello di adeguatezza minimo per i suoi studenti? Una regione che ha dato i natali alla lingua italiano e promosso il pensiero critico galileiano non dovrebbe galleggiare su questi livelli mediani e, in sostanza, di mediocrità, non dovremmo contentarci di questa situazione».

Ma a cosa si deve questo livello medio-basso di conoscenze in ambito scientifico e della lingua italiana? «A monte ci sono problemi che si muovono su un piano nazionale – commenta Artini – A tal proposito riprendo le parole del pedagogista Chiosso, che su un giornale di recente suggeriva come “la scuola la fanno i maestri e non i ministri”. Questo per dire che negli ultimi anni i concorsi che hanno immesso in ruolo il corpo docente sono stati perlopiù di sanatoria, opelegis ecco. Ritengo che dovremmo invece porre un’attenzione maggiore ai docenti, valutando se chi entra a far parte della scuola abbia un’effettiva attitudine verso questo lavoro oltre che la giusta empatia, due condizioni fondamentali per accendere la mente e l’interesse dei ragazzi». Se gli insegnanti rappresentano un tema, dall’altra parte anche l’organizzazione delle scuole e la loro autonomia assume un peso rilevante in questo quadro.

«Il dimensionamento, ovvero la riorganizzazione della rete scolastica attraverso una razionalizzazione delle sue istituzioni, è diventato terreno di scontro tra le diverse parti politiche – prosegue Artini – Purtroppo in Toscana non è stato fatto e questo comporterà molte più reggenze dal punto di vista della dirigenza scolastica. Un conto, per un dirigente, è avere una propria istituzione da governare, un altro è averne due di cui una in reggenza. Quest’ultima è una condizione non ottimale: le attenzioni di un dirigente infatti non possono essere moltiplicate all’infinito e a rimetterci sono proprio le scuole in reggenza che rimangono così penalizzate rispetto a quelle dove si è acquisito il ruolo di dirigente». Detto questo non tutto è “male” nel sistema scolastico toscano. Negli ultimi anni infatti si è assistito a una costante riduzione dell’abbandono degli studi da parte dei ragazzi, che ormai si è ridotto a un livello sotto la media nazionale. Ci sono dunque degli aspetti positivi, ma la vera sfida secondo Artini è trovare il giusto modo di valorizzarli.

«Le condizioni di partenza sono buone, sebbene come dicevo non dovremmo accontentarci di un livello medio rispetto alle altre regioni proprio per la storia che la Toscana si porta dietro. Abbiamo un sistema universitario eccellente e il sistema scolastico deve correlarsi e può assolutamente farlo, serve però che il sistema delle scuole possa muoversi favorevolmente in questa direzione. A mio avviso ritengo che il potenziamento dell’autonomia scolastica sia una strada da percorrere: se i docenti venissero scelti dalle scuole invece che dai meccanismi anonimi delle graduatorie, gli istituti stessi sarebbero responsabilizzati per le scelte fatte e ciò potrebbe dare una maggiore efficacia alla loro organizzazione, ad esempio». Ovvio che la crescita dell’intero sistema scolastico e formativo toscano non è un procedimento che può andare avanti a compartimenti stagni, ma è necessario che tutte le sue parti – istituzioni, docenti e anche gli studenti – facciano la propria parte per migliorarlo.

«Questo è l’auspicio più grande che ho per l’anno scolastico appena iniziato – dichiara Artini – Mi auguro che i dirigenti scolastici svolgano il loro lavoro con la consueta attenzione, trovando il modo di guidare in maniera sempre più efficace le loro scuole. Mi auguro che i posti vacanti nei ranghi della docenza vengano riempiti in tempi adeguati, con supplenze tempestive e non come spesso accade a anno scolastico ormai inoltrato. Inoltre spero che anche i ragazzi stessi prestino una maggior attenzione alle vicende concrete delle scuole. Spesso i nostri studenti sono animati da contestazioni di tipo ideologico, seppur motivate da ideali nobilissimi, vedi il rifiuto di partecipare all’esame orale di Stato contro il cosiddetto sistema del “votificio”. Ecco, mi auguro che gli studenti raggiungano delle posizioni dialogiche con le istituzioni scolastiche, così da poter discutere insieme sulle effettive necessità delle scuole e dei ragazzi stessi».