Opinioni & Commenti

Scuola, il Governo all’esame degli «esami di riparazione»

di Giuseppe Savagnone

Lo slogan, sui mezzi di informazione, è stato: «Ritornano gli esami di riparazione». In realtà, qualcosa di vero c’è: viene eliminato lo scandalo per cui gli alunni, le cui lacune erano acclarate e registrate dalla scuola, potevano egualmente conseguire il diploma finale senza mai averle colmate. Da qui il «diritto» degli studenti meno responsabili a non studiare alcune discipline, a scelta. Un vero e proprio suicidio da parte di un’istituzione che vorrebbe educare i giovani al senso della responsabilità e della serietà nell’impegno.

Col recente decreto del ministro Fioroni le cose cambiano. Ormai chi avrà delle insufficienze allo scrutinio finale potrà essere promosso all’anno successivo solo se dimostrerà di avere recuperato un livello accettabile di preparazione.

Ma non è un puro e semplice ritorno al passato. Decisivo è, a questo proposito, il fatto che l’istituzione scolastica, in base al suddetto decreto, si assume la responsabilità di aiutare il ragazzo a recuperare il terreno perduto, organizzando già durante l’anno scolastico appositi corsi per chi registrasse difficoltà allo scrutinio intermedio, e poi, se le difficoltà dovessero permanere anche dopo quello finale, provvedendo ad accompagnarlo fino alla prova di fine agosto-settembre con altre iniziative volte al recupero. In questo impegno le scuole potranno anche decidere di ricorrere alla cooperazione di enti formativi della società civile, ma sarà sempre il consiglio di classe a indicare le strategie e gli obiettivi, così come sarà lo stesso consiglio di classe a valutare l’esito finale.

Insomma, non si tratta di un ritorno al vecchio sistema delle lezioni private, che dissanguavano le famiglie. Anche se è vero che queste ultime possono sempre decidere di non avvalersi dell’aiuto gratuito dell’istituzione scolastica e di servirsi di docenti di loro fiducia. Ma l’importante, per salvaguardare il senso dell’innovazione, è che non vi siano di fatto costrette dall’inadeguatezza dei corsi organizzati dai rispettivi istituti. Il che potrebbe benissimo accadere, se lo Stato non deciderà di investire maggiori risorse nel campo dell’istruzione. Da troppo tempo sentiamo dire che questo è il settore decisivo per il futuro del nostro paese, senza che alle parole corrispondano scelte politiche coerenti. L’impegno del ministro Fioroni per una maggior serietà degli studi potrebbe essere il banco di prova per capire se possiamo sperare che, una volta tanto, alle parole seguano i fatti.