Opinioni & Commenti

Senza fine la guerra ai poveri

Il Ddl sicurezza non finisce di stupirci! Non è che non siamo stati preavvisati. Anzi proprio avvisati per tempo, ma possiamo dire anche non ascoltati sulle riserve che da più parti, in particolare dagli organi competenti della Chiesa cattolica, sono state espresse.

Se posso esternare un sentimento, devo dire di essere amareggiato: primo perchè la guerra ai «poveri» non ha fine, poi per i toni che la memoria ci porta a rivisitare il passato storico che ha fatto arrossire l’Italia. Mi riferisco agli anni 30/40, quando c’era la caccia all’ebreo e le ronde che facevano «pulizia» dei «non regolari». Ora: Denuncia degli irregolari. Ronde, ma non armate; ma le armi non sono solo manganelli o coltelli o armi da fuoco! Sono armi che le nostre paure, e anche i nostri pregiudizzi. Tasse sul permesso di soggiorno. Registro dei clochard. sembra, però, che questo non sarà tutto.

Proprio una «caccia all’uomo» almeno che non si ritenga giusto il concetto espresso dai nostri bravi giovani di Nettuno: «Non hanno picchiato un uomo, ma un marocchino».

Non una parola sugli organizzatori degli sbarchi, i quali hanno interesse a trasferire materiale umano per amore di guadagno!

Non una parola su una procedura più umana circa il rilascio dei permessi di soggiorno. Quando va bene ci vuole quasi un anno per averlo, ben sapendo che scadrà a breve tempo.

La sicurezza ha dunque un volto ben delineato: egoismo e razzismo! Niente poveri per le strade, niente «stranieri» che ci rubano il lavoro, e inquinano la nostra cultura!

La dichiarazione della Conferenza episcopale italiana, arrivata puntuale, ci trova allineati come Chiesa: noi continuiamo ad accogliere, ad assistere, a non denunciare, a trattare gli immigrati come persone, come poveri che rincorrono il pane.

Inoltre chiediamo al Governo di «governare» non con leggi a reazione, ma con progetti di cooperazione, di inclusione, di iterazione; con una cultura che valorizzi le relazioni e aiuti a crescere con una mentalità di rispetto per ogni persona, di solidarietà fattiva, non solo per chi è costretto a fuggire dalla propria terra, ma nella loro terra perché nessuno sia costretto ad immigrare a causa della miseria o delle ingiustizie.

Noi cristiani non siamo favorevoli a una immigrazione sconsiderata, ma vorremmo che la giustizia raggiungesse anche i popoli poveri, i quali non vengano accolti solo come forza lavoro o funzionali ai nostri bisogni, ma come persone e portatori anche di valori.

L’Europa sia l’Europa delle genti e non solo dei mercati!

Inoltre, con questi sistemi di chiusura e discriminatori, rasentiamo un pericolo che rischia un’Italia sempre più povera di valori e sempre più ripiegata su se stessa. i fatti che mostrano una gioventù alla ricerca di «emozioni» sulla pelle dei poveri e degli indifesi, saranno l’effetto della nostra rigidità e mancaza di progettualità politica che dia larghezza e respiri alla nostra terra.

Mons. Santino BrunettiVicario episcopale per l’immigrazione della Diocesi di Prato