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Siria: mons. Jeanbart (Aleppo), «la guerra non è finita ma non mancano segni di una pace prossima»

Anche se la guerra continua ancora in alcune zone del paese, non mancano in Siria «i primi segni» di una pace prossima. Tra questi «intere città, come Aleppo, che hanno trovato pace e sicurezza». È quanto si legge nel messaggio di Natale di mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo dei greco-melkiti, dove viene tracciato un bilancio delle attività pastorali e umanitarie del 2018. 

Da una fase di emergenza, nel 2018 si è passati all’assistenza dei più bisognosi in vista anche di un futuro migliore. In questa ottica vanno letti, secondo l’arcivescovo, tutti gli aiuti «che siamo stati in grado di offrire a migliaia di famiglie povere toccate dalla guerra, cui va aggiunta l’opera di restauro di oltre 1.100 edifici, sia residenziali che commerciali. Cresciuto anche il numero di giovani che hanno beneficiato dei nostri prestiti gratuiti per finanziare piccoli progetti a scopo di lucro. Nel 2018 sono stati 295, oltre a 85 espatriati che hanno ricevuto aiuto per ritornare alle loro case ad Aleppo». «Il nostro centro di formazione professionale – scrive mons. Jeanbart – ha già fornito i suoi servizi a 1.077 giovani, uomini e donne, molti dei quali sono stati in grado di trovare un lavoro gratificante. Tra le novità degne di rilievo quella di un gruppo di cinque ragazze che ha scelto di imparare la falegnameria per lavorare sul restauro delle antiche case di Aleppo».

La diocesi melkita di Aleppo, informa il presule, «sta attualmente lavorando a sette progetti di restauro e costruzione che comprendono i locali dell’arcidiocesi e la residenza episcopale, la cattedrale, l’ostello universitario, la biblioteca, l’Istituto di San Basilio (scuola del turismo), il Centro pastorale di Saint Georges e il completamento del progetto di edilizia residenziale ‘Amal’. Per affrontare il problema degli alloggi delle giovani coppie sono stati lanciati due progetti: «il primo, di 66 appartamenti, sarà completato nei prossimi mesi e un secondo, di 3 edifici, è appena stato lanciato e si prevede che ospiterà un centinaio di giovani famiglie entro due anni».

La speranza di mons. Jeanbart è che «i giovani siano incoraggiati a restare e a vivere nel loro paese». Ben 400 le persone occupate in queste opere. Intense anche le attività di natura pastorale con «cori, movimenti giovanili cristiani e gruppi scout che hanno ricevuto aiuti per organizzare feste, recital, tornei sportivi, fiere, raduni, escursioni, ritiri spirituali e campi estivi. Ciò ha permesso alla Chiesa di essere presenza utile e premurosa per migliaia di giovani cristiani della città. Questa azione – rimarca l’arcivescovo – è stata inoltre perfettamente in linea con le raccomandazioni del Sinodo per i giovani dello scorso ottobre a Roma». Con i giovani sono stati aiutate anche famiglie, mamme, bambini e anziani con programmi di assistenza neonatale per 200 nati. «Molti anziani hanno ricevuto aiuti a domicilio da parte dei giovani e dei oro sacerdoti. «Sei mesi fa è stato inaugurato un centro di incontro per donne ‘Club of the Aleppo Woman’ che offre attività sociali, culturali e ricreative ai suoi 300 membri femminili, che possono persino invitare i loro mariti in determinate occasioni».

«Tanta soddisfazione abbiamo ottenuto – continua mons. Jeanbart – dagli alunni delle nostre 4 scuole e 3 istituti di formazione professionale che con grande sforzo abbiamo tenuto aperti. Negli ultimi sette anni sono state assegnate più di 8.000 borse di studio agli studenti delle nostre scuole cattoliche. Il numero degli studenti è calato ma è aumentata la loro qualità. Desideriamo sostituire il numero diminuito dei nostri fedeli con la qualità di coloro che sono rimasti, permettendo così alle nuove generazioni di distinguersi nella società per la loro eccellenza. Grazie a Dio, i risultati accademici degli ultimi tre anni sono stati notevoli e l’impareggiabile successo dei nostri studenti agli esami ufficiali ci onora, ci rassicura e ci dona speranza per il futuro».

«Tante opere rese possibili dalla generosità di tanti benefattori e collaboratori cui va il nostro sentito ringraziamento» scrive l’arcivescovo che non manca di menzionare il Governo ungherese per una donazione di due milioni di euro usati per ricostruire una scuola distrutta e per assistere le famiglie». «Vorremmo – conclude – che le feste di quest’anno donassero ai fedeli che sono rimasti ad Aleppo la gioia, l’ottimismo e la speranza per un futuro radioso e di pace».