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Sistema elettorale, la Toscana si scopre antidemocratica

di Simone Pitossi

Il Consiglio regionale ha approvato in seconda lettura la legge di modifica degli articoli 6 e 35 dello Statuto regionale. Maggioranza blindata da Partito democratico, Popolo delle libertà e Partito socialista. Contrario il gruppo dell’Udc. Mentre hanno abbandonato l’aula Prc, Verdi, Gruppo misto e Sd.

La legge, approvata in prima votazione il 30 luglio scorso, prevede che il Consiglio regionale sia composto da 53 consiglieri e che il numero degli assessori regionali (esterni al consiglio) non sia superiore a 10. Il numero complessivo dei consiglieri regionali salirà poi a 55 con l’inclusione del presidente della Giunta regionale e del candidato della coalizione che abbia ottenuto, tra quelle uscite sconfitte dalla consultazione elettorale, il maggior numero di voti. Con queste modifiche allo Statuto, di fatto, si è dato il via libera anche alla nuova legge elettorale. Il risultato di tutto ciò? È che questa normativa introduce un sistema elettorale ancor più antidemocratico – se possibile – di quella votata cinque anni fa.

A parole tutti invocano la partecipazione dei cittadini. Nei fatti, Pd e Pdl hanno stipulato un accordo «blindato» per introdurre regole che affidano ancor più ogni scelta alle segreterie dei partiti. Quali? Vediamole insieme. Innanzitutto, non si reintroduce il voto di preferenza. Questo fu cancellato nel 2004 da un analogo accordo Ds-An-Forza Italia che, di fatto, ha espropriato l’elettore del diritto di scegliere i propri rappresentanti. Ma, il voto di preferenza, non riguarda per i cittadini. È importante anche per i partiti. La preferenza è infatti uno strumento democratico in grado di indicare chi ha un consenso reale nella città e nel territorio. Per evitare il rischio che una formazione politica sia dominata da un singolo o da un’oligarchia molto ristretta.

In secondo luogo, si rafforza un sistema – viene aumentato il listino regionale di ogni partito da 2 a 5 componenti a discapito delle realtà provinciali – che in pratica consente alle segreterie dei partiti di predeterminare la scelta delle persone da eleggere. E così la Toscana si conferma l’unica regione in Italia che andrà alle elezioni con liste bloccate. Infine si introduce un nuovo metodo di ripartizione dei seggi a discapito delle formazioni minori. Con l’obiettivo di imporre un bipartitismo artificiale che non trova riscontro nel panorama politico regionale e nazionale. Teso a favorire esclusivamente i due partiti maggiori – Pd e Pdl – e a cancellare qualsiasi voce «fuori dal coro».

Vediamo poi cosa succede con la riduzione dei consiglieri. La modifica allo statuto fissa a 55, contro gli attuali 65, il numero dei consiglieri regionali e al massimo a 10 (e non più 14) gli assessori. Si tratta di un taglio limitato rispetto ai 50 consiglieri di 5 anni fa. E soprattutto si prevedono ancora dieci assessori tutti esterni al consiglio, col risultato di raggiungere un numero complessivo di ben 65 posti tra consiglieri e assessori.

Unica nota positiva di questo sistema elettorale la soglia di sbarramento al 4% per entrare in Consiglio. Ma è ben poca cosa, per esprimere un giudizio complessivo positivo. C’è ancora tempo per fare qualcosa? Sì. Ci sono ristretti margini di manovra – entro dicembre – per provare a modificare la legge elettorale, che è legge ordinaria, e non necessita né di doppie letture né di maggioranze qualificate. E poi ci sono i referendum annunciati da alcune forze politiche minori. Non tutto è perduto.