Toscana

SRI LANKA: CARITAS, CAMPI PROFUGHI INVIVIBILI, TRE AZIONI PER UNA PACE GIUSTA

Migliorare le condizioni di vita degli sfollati nei campi; far tornare al più presto le persone nelle loro case; stabilire una “pace giusta che soddisfi i bisogni di tutti gli abitanti dello Sri Lanka”: sono queste le tre azioni a breve e lungo termine suggerite al governo dello Sri Lanka dalla Caritas, al termine di un duro conflitto tra ribelli indipendentisti tamil ed esercito governativo durato oltre 25 anni, che ha provocato negli ultimi mesi migliaia di vittime civili e 252.861 sfollati nei campi profughi. La Caritas . si legge in una nota di Caritas internationalis, la confederazione che riunisce gli organismi nazionali di 162 Paesi – fornisce aiuti alimentari a più di 11.000 persone in sette campi a Jaffna e a 21.000 persone a Mannar. Eppure, denuncia padre Damian Fernando, direttore esecutivo di Caritas Sri Lanka, “i campi non rispettano gli standard internazionali di sicurezza e vivibilità. Molte famiglie traumatizzate dal conflitto continuano ad essere divise”. “Abbiamo un urgente bisogno di migliorare le condizioni di vita nei campi – chiede padre Fernando -. La gente ha bisogno di cibo, forniture mediche, e di sicurezza. Anche se la Caritas provvede al cibo e agli aiuti, dobbiamo essere messi in grado di agire con grande libertà, in modo da soddisfare tutte le necessità. E le famiglie devono essere riunite”. Secondo la Caritas “il governo deve prendere tutti i provvedimenti per velocizzare i suoi piani di reinsediamento delle persone dai campi alle proprie abitazioni. Molti di loro sono fuggiti anche dieci volte nel corso degli scontri. Sono profondamente traumatizzati e sono passati attraverso indicibili orrori. Una volta a casa, avranno bisogno di sostegno per ricostruire le loro vite”. “Accogliamo con favore la fine dei combattimenti – afferma il responsabile di Caritas Sri Lanka -. Non avremo mai una pace giusta in Sri Lanka senza che i bisogni di tutti siano soddisfatti. Ogni cingalese deve avere pari diritti allo sviluppo, alla libertà di espressione e alla sicurezza”. La Caritas, conclude, “farà tutto il possibile per riconciliare le persone attraverso le sue attività di peace-building. Ma entrambe le parti devono ora superare le divisioni e guardare ad un futuro costruito sulla convivenza”.Sir