Opinioni & Commenti

Strade, la strage continua

Ogni giorno, dall’inizio dell’anno, sulle strade italiane muoiono 8,5 persone: una strage continua in cui hanno perso la vita 1.540 uomini, donne e ragazzi. E’ il bilancio di polizia e carabinieri, aggiornato al 30 giugno e reso noto mercoledì 18 luglio nel corso della presentazione della di «Guido con Prudenza», la campagna di Polizia e Ania contro le stragi del sabato sera.

La maggior parte delle vittime si registra nei fine settimana: su 1.540 sono 892 i morti tra venerdì e domenica. Un dato, quest’ultimo in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando furono 885 le vittime del fine settimana. Altissimo anche il numero dei feriti: 47.902, 265 al giorno, 11 l’ora.

I dati fanno comunque registrare nel complesso una diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si sono verificati infatti nei primi sei mesi del 2007 66.205 incidenti (nel 2006 erano 69.372, un calo del 4,6%) di cui 1.369 con esito mortale (1.454 l’anno scorso, -5,8%). La diminuzione del numero delle vittime si attesta invece al 4,3% (1.609 l’anno scorso, 1.540 quest’anno) e quella dei feriti all’ 1,1% (48.434 nel 2006 contro i 47.902 del 2007). Diminuiscono gli incidenti, cala il numero complessivo delle vittime e dei feriti ma cresce, inesorabilmente, il numero dei giovani che perdono la vita sulle strade italiane nei fine settimana: dal 2003 il numero delle vittime sotto i 30 anni è cresciuto del 16%. Erano 321 nel primo semestre del 2003, sono 373 da gennaio a giugno 2007. Praticamente degli 8,5 morti al giorno dall’inizio dell’anno, due sono ragazzi. Analizzando i dati dei cinque anni presi in considerazione, emerge che dopo un miglioramento della situazione l’anno scorso, si è ritornati ai livelli del 2004 e del 2005: 321 erano le vittime nel 2003, 389 nel 2004, 377 nel 2005, 342 nel 2006 e 373 quest’anno. Un’inversione di tendenza dunque, costata, appunto, 16 punti percentuale. “E’ ormai dimostrato – dice il comandante della polizia stradale, Antonio Giannella – che gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte per i ragazzi”. Su questa vera emergenza, pubblichiamo un commento dell’Agenzia Sir.

Ormai i morti sulle strade non si contano più: ogni conto è destinato ad essere superato nel giro di poche ore, se non di pochi minuti. Le strade si sono trasformate in campi di battaglia, con morti e feriti in crescendo esponenziale. Quasi una follia collettiva. In certo senso, un’epidemia incontrollabile, nella quale gli untori si moltiplicano a causa dell’alcol e della droga. Negli ultimi giorni hanno destato scalpore e indignazione i ripetuti incidenti mortali causati dalla guida in stato di ebbrezza: quattro giovani uccisi nei pressi di Cremona, tre bambini ammazzati sull’autostrada Caserta-Salerno, una sedicenne travolta e uccisa sulle strisce pedonali a Pinerolo…

Quel che è triste è che, mentre aumentano le proteste e le richieste di giustizia, cresce allo stesso tempo il senso di impotenza; mettersi in macchina, affrontare un viaggio significa sfidare la sorte: non ci si salva dalla follia della velocità ad ogni costo, dall’irresponsabilità di chi ha fatto della strada la palestra del suo istinto di dominio, della sua sfida alla vita. Anche questo è il segnale triste del prevalere di una cultura di morte. Ciò di cui si avverte l’urgenza è l’etica della responsabilità, la consapevolezza che la mia libertà ha dei limiti nella libertà degli altri, nel loro diritto di vivere. Il riscoprire il senso del limite e della misura. Il problema, insomma, è anzitutto etico: si deve ritrovare quella «etica della strada» che è stata indicata, appena alcuni giorni fa, dagli «orientamenti» del Pontificio Consiglio dei Migranti, nei quali si afferma: «Quando qualcuno guida mettendo in pericolo la vita altrui o quella propria, come pure l’integrità fisica e psichica delle persone, e anche beni materiali considerevoli, egli si rende responsabile di colpa grave». Responsabilità, prudenza come doveri morali gravi. Unite, come indicano gli stessi «orientamenti», alla carità e alla giustizia: sì, perchè guidare irresponsabilmente è anche questione di amore e di giustizia nei confronti degli altri oltre che di se stessi.

Quanto costa alla società civile ­ in aggiunta alle sofferenze e ai lutti di tante famiglie ­ la strage stradale in un anno? Anche questo si deve ricordare. Naturalmente, non riguarda solo i guidatori. Ne sono interessati e richiamati i produttori di automobili: perché fare bolidi da trecento all’ora, per viaggiare su strade dove è vietato superare i centotrenta? Ne sono toccati direttamente i genitori: è proprio necessario donare ai propri ragazzi, al raggiungimento della maturità, auto velocissime? Senza dimenticare i legislatori che ora stanno decidendo misure più severe, come il sequestro dell’auto, per fermare gli irresponsabili.

E mettiamoci, per finire, la deprecabile industria dello sballo notturno, che costringe i giovani, se non vogliono essere considerati extraterrestri, a trascorrere le notti caracollando tra bar, ristoranti, discoteche, night club e altro ancora fino a mattina inoltrata. Qualcuno riuscirà a mettere un freno a questa follia? E’ triste ricordare che qualcuno in Parlamento ci ha provato ma è stato sconfitto.