Vita Chiesa
Studiare teologia? Ormai non è più solo roba da preti

«Anche in Toscana – commenta don Piero Ciardella, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Niccolò Stenone” di Pisa – sono numerose le offerte formative rivolte ai laici. Innanzitutto, in quasi tutte le diocesi, sono presenti le Scuole di Formazione Teologica (SFT) che offrono un primo incontro, non accademico, ma completo e serio alla teologia. La presenza capillare sul territorio e la loro struttura flessibile permette a queste scuole di offrire una formazione teologica di base, che ben si adatta alla crescente esigenza di approfondimento personale della fede e alla preparazione ad un servizio ecclesiale».
Per quanti hanno, invece, uno specifico interesse per la spiritualità e desiderano approfondire le proprie conoscenze in questo ambito, la Provincia toscana dei Carmelitani Scalzi ha dato vita all’Istituto di Spiritualità «Santa Teresa di Gesù Bambino». Ha sede a Pisa, al convento di San Torpè, ha una durata biennale ed è collegato con l’Istituto superiore di Scienze religiose di Pisa.
Ad un livello più impegnativo si pongono gli Istituti di Scienze Religiose (ISR) e gli Istituti Superiori di Scienze Religiose (ISSR). Queste istituzioni, spiega don Ciardella, «offrono la possibilità di uno studio scientifico e organico del dato di fede e si pongono in dialogo con la cultura. Generalmente hanno una durata quadriennale e al termine del curriculum di studio rilasciano i titoli di diploma e magistero in Scienze Religiose riconosciuti dallo Stato e validi per l’insegnamento della religione cattolica nella scuole».
Possiamo fare un identikit dello studente – tipo di uno di questi poli formativi?
«La maggior parte dei laici che decidono di intraprendere lo studio della teologia ha come fine l’insegnamento della religione nelle scuole, ma accanto a questi c’è un numero crescente di persone che si iscrivono per il solo desiderio di approfondire il contenuto della Rivelazione, o che avvertono il bisogno di motivare la loro scelta di fede o la necessità di dare consistenza al loro servizio ecclesiale, attraverso la fatica dello studio. Inoltre, è da costatare positivamente, la presenza sempre più numerosa di religiose».
Quale ricaduta può avere lo studio per la vita della chiesa?
«A quarant’anni dalla celebrazione del Concilio Vaticano II si è ormai consolidata la consapevolezza che anche i fedeli laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, hanno un ruolo attivo nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Ma questa partecipazione consapevole non si può realizzare senza una formazione spirituale e una adeguata conoscenza teologica. Per questo motivo, e non in risposta al calo del numero dei preti, è necessario investire con convinzione, più di quanto non si sia fatto fino ad ora, nella formazione teologica dei laici. Essi non sono chiamati a fare un’opera di supplenza, ma a prendere consapevolezza della loro specifica identità all’interno di una chiesa sempre più ministeriale».
La Conferenza Episcopale Italiana ha allo studio un progetto di riforma dell’insegnamento della teologia in Italia. A che punto siamo?